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martedì 12 ottobre 2010

scrivanie e femministe. un delirio.

Ci siamo vediamo se scorro veloce. Direi di si.
Rubo minuti alla carcere dorata.  Mi hanno cambiato la scrivania. Questa è come l’ambiente dove lavoro: insollevabile. Di una pesantezza estrema.
Color Marrone. Solida, inattaccabile, tanto alta da farti sentire un nonnulla. Ingombrante, probabilmente anche costosa.
E mentre infesto il mobilio nuovo, ancora quasi da scartare, da cartacce di valore nei contenuti penso alle cazzo di femministe.
Si potevano fare un pacchettino di cavoli loro, no?
nO. Dovevano gridare al mondo che le donne erano inferiori. Io che l’ho sempre saputo mi chiedo per quale cazzo di motivo andarlo a riferire ai cubois.
“yyyyyuuuuuhhhhhuuuuuuuu? Cuboiiiiiiii? Sono quiiiiiii! Sono indiana e sto tanto bene nella riserva…. Mi vieni a catturare e mi schiavizziiiiiii?????”
questa è pura demenza.
Dico, se c’è una cosa che abbiamo in più sono le ovaie e i muscoli meno tesi… facciamole lavorare, ste doti!
No. Le femministe erano brutte. Brutte brutte bruttissime. Scommetto pure pelose. Con le manacce e le tette flaccide.
Con l’acne e l’alitosi. Sennò non si spiega.
Si sono volute vendicare. “l’utero è mio e lo gestisco io”. No, dico, perché prima di dirlo l’uomo aveva mica il telecomando delle tube? No. E allora zitta, stronza bruttona.
Che l’apparato genitale è sotto controllo lo sanno persino i maschietti. Non c’era mica bisogno di mettere i manifesti. E poi cosa c’entra con il lavoro? Ancora non lo so.
E’ evidente che quel gruppetto di sfigate non ce la facevano più, a casa co’ mammà e col corredo nel cassetto e quelle occhiatacce della serie “certo amore se solo ti curassi un po’ di più magari il figlio del cugino della parrucchiera, tanto bravo, ti porterebbe pure a cena fuori… è così ben educato… poi in fin dei conti anche se è zoppo e cieco non è mica un dramma. Milioni di persone si adattano a piccoli handicap… l’amore vince su tutto”.
Eh no. Le sfigatone non hanno fatto un cavolo di sforzo. Niente trucco, niente dieta, musi lunghi e noia. E poi? Poi sono scese in piazza. E hanno iniziato con la solfa che volevano lavorare, che la parità, che l’utero….
Stronze ragane.
Io sto qui a pagare le vostre paturnie. La mattina mi devo vestire da victor victoria (femminile ma devo andare in motorino quindi maschile ma truccata ma con il giaccone pesante con la kelly ma anche la sacca del pc con i tacchi ma non troppo sennò mi si rompe il tallone) ed entrare in una galera tutta d’oro con il tavolo color cacca a portare la pagnotta a casa.
E meno male che non ho figli cani gatti e pesci rossi. Persino le piante mi sono morte.
Non so, il passo successivo è che a casa ci rimane il maschio?
Allora sai che vi dico? Voglio il pisello.
Altrimenti un rogo di femministe. Senza pisello voglio fare il pane fatto in casa, il ricamo a punto croce e stirare. E visto che i tempi corrono voglio anche farmi l’ossigeno in faccia antirughe e yoga a casa della mia amica casalinga.
Datemi il pisello (con tanto di palle e che siano belle grosse) e continuo a fare il maschio che porta a casa da mangiare, che compra ai figli la prima automobile e che a natale vizia tutti.
Vaglielo a spiegare a quella massa di racchie indesiderate cosa cavolo hanno combinato.
Adesso con i rimedi estetici capace che anche loro avrebbero trovato un tordo che se le accattava.
Bruttone senza senso.
Torno ai documenti sulla scrivania gigante, ho finito di rubare momenti alla sacra professione.
Ogni tanto vado in bagno. Se tanto mi dà tanto prima o poi sarò casalinga, oppure farò pipì in piedi

1 commento:

  1. Marghe stava cadendo dalla sedia, io mi sento male. Brava, ci voleva questa operazione alla Fallaci. Abbasso le racchie incazzate, anch'io voglio fare il pane, cogliere pranzo e cena dalla terra e riempire la dispensa di marmellate. Grande Tina.

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