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lunedì 25 ottobre 2010

BISNES E TECNOLOGIA. CHE CULO.

Oggi un’amica mi ha chiesto anticipazioni sul daily post di cubois.
Volevo parlare dell’acquisto di un paio di stivali, poi data la giornata ho deciso di cambiare idea e di entrare nel vivo di un’agenda media di una persona che lavora.
Ognuno ha il proprio mestiere. Tranne quello che per me è da considerarsi utile (piacere, sono gina, e di mestiere faccio la CASALINGA), tutti gli altri si smazzano con le professionalità più varie. Dottori, avvocati, ingegneri, manager, commesse, pranoteraupeti, farmaciste, enologi, proctologi, astronomi, maghi, coltivatori diretti, mignotte, tronisti, becchini, traslocatori, e chi più ne ha più ne metta.
Ora io non posso entrare nel merito di una giornata tipo di tutti. Ma conosco bene la realtà dove sono inserita io. E per svolgere bene la mia professione l’era tecnologica, secondo i più, ci da una mano.
Come?
Partiamo dal cellulare. Il primo era quello a valigia. “ciao, vedo che stai partendo”. Sorriso sornione, alzata di sopracciglio, pacchetta sulla spalla. “questo borsello? Il mio cellulare”. Incredibile. Proprio comodo. Peso medio 3 chili. Aperta la zippetta c’è una valigia piena di scatola di plastica, e un filo da cui spunta una cornetta tipo quella di casa. Quindi rispetto agli sfigati che devono stare a casa per parlare col cugino in america, loro sono molto più fortunati. Loro si fermano, si siedono, aprono la valigia, tirano fuori la cornetta e digitano dentro la cerniera. E poi parlano.
Deve essere allora che hanno chiuso i manicomi. Gli psichiatri si devono essere per forza arresi. Immaginate voi vedere ogni tot di gente normale quattro soggetti che sono seduti in passeggiata, sui muretti e al bar che parlano con la valigetta tramite cornetta.
Poi arriva il cellulare grigio, quello coi tastini e col diplay nero su cui appaiono i numerini rossi. Peso: sempre 3 chili, ma si può riporre in tasca. Solo che bisogna scegliere quale. Tasca pantaloni davanti no. Fa effetto pornodivo. Tasca dietro no. Fa effetto caccasotto. Tasca giacca davanti no, fa effetto petto di pollo offeso. Non resta che tenerlo in mano.
Deve essere allora che ha preso piede lo shatzu. Tutte tendiniti, gomiti del tennista, infiammazioni al nervo bracceo (non esiste ma rende l’idea).
Poi dopo l’8700 della motorola arriva lo startac. Quello che si apriva a cozza. Chi ce l’aveva era figo per antonomasia. Poi se lo chiudevi con violenza faceva pure il rumorino. Quindi sapevi che uno era figo anche se era seduto dietro di te. Dal solo rumore a colpo secco della cozza tecnologica.
E poi finalmente non si è più sentito “pronto, chi è?”. Perché da un giorno all’altro apparivano i numeri di telefono di chi ti chiamava. Si, proprio lì sul display. Fantastico. Di solito il trucco era ricordare le ultime tre cifre. 307 è la claudia, 415 è la nadia, 007 cazzo non rispondo che questa è di sicuro la banca.
Poi a un certo punto esce fuori che se salvi il nome e il numero puoi ricevere la telefonata e sul display ti appare “mammina” “papà” “antenore” “parrucchiere” “zolle”.
A quel punto era tutto più facile. E’ da allora che ha preso piede l’acutil fosforo. Perché ormai impigriti non ci ricordavamo più un bel niente. Mamma la chiamo solo se ho il cell con me. Se me lo perdo divento orfana.
E voi direte… che c’entra col lavoro? C’entra eccome. Soprattutto quando è arrivato il FOTTUTO. Chi? Che cosa? Il fottuto. Quello che ti frega i soldi, la praivasi, il gusto dell’evasione.
Quel bastardo. LOSAIDITIM. Nome talebano, di sicuro. Cappaggìbbì, CIA. LOSAIDITIM è peggio della kirby. Non so se avete mai avuto l’esperienza della kirby. Pare che ti facciano vedere quant’è sporca casa tua con una prova sul materasso. Con questo marchingegno che pare venga dalla nasa ti passano un superaspiratore su un quadratino del materasso che obiettivamente cambia colore. Da color panna a bianco luna piena. E poi praticamente se ne vanno dicendoti “vedi tu se vuoi vivere nella zella”. E poi ti chiedono se hai amici o parenti interessati. E tu che da quel giorno cerchi di concentrare tutto il tuo corpo su quell’unico quadratino pulito dormendo notti insonni in posizioni da contorsionista (visto che ormai ti fa schifo il resto del materasso) dai a quegli agenti della kirby i nomi delle prossime vittime. Solo che se non sei disponibile per la visita sono cazzi. Loro ti chiamano, e ti chiamano, e ti chiamano, e ti chiamano. E ti chiamano. Io una volta gli ho detto che partivo per un anno. Dopo un anno e un giorno “buongiorno, sono Antonella della Kirby. Fatto buon viaggio?”. A quel punto ti incattivisci. “senta, io sto partendo per il Paraguay per sempre ma ho dei nomi per lei”. E’ facile. Prendi la rubrica, e dai il numero del tuo vecchio datore di lavoro stronzo, della suocera, della ex di tuo marito, della rappresentante di classe rifattona, etc.
Beh, la kirby è nulla rispetto al fottuto LOSAIDITIM. Intanto… ma chi lo vuole sapere? Io no. “losaiditim. Alle 23:56 ADELE ti ha chiamato”. Ma sticazziiiiiiii!!! Se adele mi vuole parlare richiama lei! No? No. Te ne arrivano anche 3 di seguito.
Tanto tanto dici il cell era spento… ma no. Il fottuto ti becca anche se stai due minuti al telefono.
“dottoressa, ho provato a chiamarla ma lei non mi ha richiamato”. LOSAIDITIM…vaffanculo.
Non solo parlo al cellulare per lavoro, ma devo pure richiamare io. Ormai non c’è scampo.
Pensa che pur di non leggere lo SAIDITIM ho cambiato gestore. Sono passata a Vodafone. Beh? Non ci crederete. E’ la cugina bieca del fottuto. Ti arriva un sms che ne so, da ENRICA. Tu curiosa apri e cosa trovi? Ho chiamato alle 13:43 del 24/10/2010. Informazione gratuita del servizio CHIAMAMI di Vodafone.
Fottuto e chiamami. Non c’è via di scampo.
Quindi sul lavoro ora abbiamo tutti un monitoraggio chiamate completo e dettagliato. Niente possibilità di dire “mi si è scaricato il cell.. davvero hai chiamato? A saperlo!”
E fin qui tutto bene. Poi arriva il sassolone blu. La prima serie era blu ma si chiama MORA.
Il blacberri. Quelli innamorati nei messaggi scrivono “il mio bb”.
Questa è la vera rivoluzione. Non solo ricevi telefonate. Sms. mms (quelli con le foto, che per inviarli ci metti circa 17 minuti e poi dopo due giorni ti dicono “ahhhh nooooo io non li ricevooooo”). Ora anche le email. Tutte. Come se fossi seduto alla gigafantamegascrivanianumero2. Comodo. Poi ti arriva la mail urgente del tuo capo, quindi digiti la risposta con solo pollice (che ricordo a tutti perderà presto la funzione del pollice inverso perché ormai lo usiamo come le foche), con l’altra mano cerchi il documento e tiri il trolley, hai la carta di imbarco in bocca e sudi dal caldo perché non ti sei tolta la sciarpa. Ti stai imbarcando. Cammini come se fossi rapita dagli schiaccia pensieri. Ve li ricordate? Io ne avevo uno che mi faceva venire le extrasistole (anche questa parola non la so scrivere, forse era banale tachicardia?) (nel giochino c’era snupi che raccattava le palle di un coglione che continuava a tirargliele e lui poverino cane demente era su tre rami di albero…manco un closing ti porta a quei livelli di adrenalina). Comunque. La verità è che ti alzi la mattina con la sveglia a gong del BBiBBì, poi a quel punto sbirci. E già ti leggi le magagne. Manco hai fatto plin plin.
Poi il caffè davanti ai giornali, su internet. E intanto ding ding, ding ding… le mail arrivano a spron battente.
E poi l’auricolare senza fili. Sarà che sono deforme ma a me l’auricolare non entra mai bene. Me lo perdo. Mi cade. Non sento una minchia. E se uso quello coi fili dopo un po’ ho l’otite. Mi inizia a far male da morire il pirulino centrale dell’orecchio. Quello dove le ragazzine si fanno il piercing. Capirai, come fanno non lo so. Visto che io temo pure le cuffiette per me loro sono aliene.
Comunque sincronizza l’auricolare al BBiBBì e prendi la puledra, anche quella a iniezione (tradotto per noi poracci degli anni 80 non c’è più la pedalina. Ti devi affidare alla tecnologia. Se non parte ti chiami un taxi. Niente spintarella schiaccia metti in seconda dajeeeeeeeeee).
Poi arrivi in azienda. Che hai l’auricolare che ti pende, cammini quindi per sbieco, il casco ancora in testa, la borsa della palestra (ndr. Leggi sceip ap), la borsa col computer e cose in mano. E il beg? Lo chiamano badge. A me piace scriverlo come si dice. Beg. Devo beggiare.
Non ce la faccio, già mi viene un po’ da piangere.
Ma le cose si complicano quando vai in video conference. Di solito si vede di merda, oppure troppo bene. Ti sparano dei primi piani che sembra il paradiso dell’estetista.
Poi è stupendo quando l’immagine si impalla. Io di solito adotto la tecnica di sai baba.
Spengo tutte le luci e mi siedo proprio davanti alla finestra spalancata. Fa effetto mistico. Di me vedi solo la sagoma nera e dietro un’aurea di luce bianca.
Ma ragazzi. La cosa in assoluto più triste, più triste, più triste di tutti è la stella. La conferenscol. Sei lì, seduta in saletta, davanti a un disco volante a forma di stella marina monca, e parli con un altoparlante magico. E siccome non ti vede nessuno hai le braccia allungate sul tavolo, gli occhi semi chiusi, sei sfatta. Le voci rimbombano che dopo ti devi far controllare le carotidi. Ed è lì che mi sento proprio una sfigata.
Quando attacchi, poi, ti colpisce il silenzio della stanza. E ti si sturano le orecchie come in fase di atterraggio con l’aereo.
E vabbè. Grazie alla tecnologia che ci ha reso più efficienti.
Poi però ditelo al mio culo quadrato, al pollice che quasi si rifiuta di fare l’inverso, all’orecchio bollente e irritato dal pirulo del vivavoce, alla cervicale da viaggio con piccì (non è un bambino, è il compiuter).
E poi mi tocca pure rimanere nell’ombra per osannare le casalinghe.
W LA PENNA BIC E IL BLOCK NOTES, IL DUPLEX E MASTROLINDO, W LA POSTA COL POSTINO E IL TELEFONO CON LA ROTELLA. W IL TORPEDONE E IL TACCUINO, W L’AGENDA CON GLI ANGOLINI DI CARTA DA STRAPPARE. IL PALTO’ E IL LAPIS.


E ora che mi sono un po’ sfogata fammi controllare le mail sul BBìBBì.

1 commento:

  1. che gioia, Tina. Le stesse cose che penso io che ho 9 anni più di te. Mi sento meglio.

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