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lunedì 11 ottobre 2010

il faruest

Siccome il viaggio è lungo, tanto vale sprecare due parole per condividerlo.
Una volta ero ad un convegno. seconda fila, con un paio di colleghi. ero lì semiseria, decisamente annoiata. un relatore disquisisce sul mondo che mi appartiene e poi lo dice.
Lì per lì non potevo crederci. l'ha dovuto ripetere almeno due volte, poi ho capito.
"ricordo quando con mio padre guardavamo i cubois".
ho pensato a un architetto decostruttivista, una corrente filosofica del 1965, al cubo magico e ad un gruppo rock anni 70.
Invece no. parlava proprio dei cubois, quelli del faruest. quelli che hanno trucidato gli indiani pellerossa.
da quel momento l'apoteosi. una risata convulsa. ho appuntato su un foglietto "cuboi", accanto ad una pistola. più mi trattenevo peggio era. la prima fila era già girata a guardarmi.
per trattenere l'intrattenibile ho persino fatto un paio di pseudo pernacchie. 
non c'è orgoglio nè autocontrollo. 
Sono dovuta uscire dalla sala quando persino i relatori hanno fatto un paio di secondi di pausa guardandomi.
Non sono rientrata in sala, perchè mi vergognavo.
Si, mi vergognavo di essere così maledettamente scema, e viva, e colorata, e immatura.
che meraviglia.
E' da allora che penso a questa vita come un film. Noi siamo i cubois. e lo sfondo è il faruest.
e ci sono anche toro seduto, alce nero e i cavalli che galoppano allo stato brado.
datemi il benvenuto nel magico mondo del web.
Tina

1 commento:

  1. Uelcam in zis megic uorld!
    plis vruait a lot ov zings, ui'll hev fan tugezer

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