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giovedì 17 marzo 2011

glitagliani

oggi è la festa dell'unità d'Italia.
ho scoperto di non essere particolarmente nazionalista, visto che godo perchè è vacanza e più o meno basta. però l'idea che tanta gente è felice e ha messo le bandiere fuori dal balcone mi fa piacere, siamo un pò più ammerigani, un pò più mostarrrda (cfr. albertone in un americano a roma).
solo che non ho molto da dire su questo tema, però mi piace pensare agli italiani.
perchè in fondo siamo folcloristici.
Partirei da una giornata in spiaggia a maratea. agosto. un caldo beduino. la spiaggia sembrava un concerto. la sabbia neanche riuscivo a calpestarla. passavo da un angolo di stuoietta a un asciugamano, ma mica perchè la sabbia era calda, era perchè c'era talmente tanta gente che il suolo era occupato al 100%. corponi seduti, sdraiati, in piedi. ciambelle gonfiabili, ciambelle cariche di crema, termos, tavolini, ombrelloni variopinti, tende canadesi, ragazzini urlanti, cambio di pannolini, spaghettate, mollettoni col fiore, creme solari puzzolentissime. pomodori secchi in panini giganti e untissimi, insalatone tonno e cipolle di tropea, sandalini e sandaloni, slip e paccotti maschili in bella vista, una marea di peli su schienoni abbronzati, donne tettone con costumi di tezenis e yamamay (o come si scrive) di quelli di lycra super lucida con tagli improbabili e strass e pendaglietti. capelli ricci ispidi intrisi di olio solare, e qualcuno ancora che azzardava lo spalmaggio con la nivea, quella nel barattolino di latta.
Io una volta l'ho fatto. anzi, che dico, più di una volta. ma la peggiore era lontano da qui. a Los angeles. 16 anni, con l'amica italiana. mi preparavo a stare un anno lì, e dopo una settimana avrei fatto il colloquio di orientation con i miei nuovi compagni di scuola. volevo essere bella e abbronzata. quindi verso le due vado in spiaggia e ci spalmiamo circa mezzo chilo di quella crema grassa con l'odore inconfondibile. ci stiamo circa due ore, al sole. poi lei è metodica: 30 minuti davanti, 30 girate. anche a morire di caldo non ci si poteva girare, una fatica bestiale. torniamo a casa fiere della nostra abbronzatura. a casa mi rendo conto che sono diventata un misto tra indiana e nigeriana, nera come la pece. però avevo caldo, tanto caldo.
la notte entrambe eravamo provate. un caldo bestiale, il lenzuolo quasi fastidioso. ma a 16 anni sei così, irresponsabile e superficiale. il giorno dopo andammo a disneyland. mentre camminavamo, affaticate, sotto il sole che sembrava una stilettata sulla pelle, mi asciugo il sudore tra le tette. sorpresa. avevo micro bolle d'acqua sul decollete. a guardare meglio mica solo lì. insomma ci eravamo trasformate in due bolle d'acqua ambulanti. ohnnoooo! ora mica mi spello! pensavo solo a quello.
Per tagliar corto sono arrivata all'orientation day che la gente mi guardava tra l'impietosito e lo schifo. avevo brandelli di pelle che mi penzolavano ovunque, faccia compresa. e non potevo fare nulla, a tirarli via mi sarei probabilmente scuoiata.
sembravo whoopy goldberg all'italiana ma lebbrosa. un vero bijoux. i primi amici me li sono fatti mesi dopo. ed erano tutti orientali, che per indole sono educati e non ti dicono "ammazza me facevi proprio schifo co tutta quella pelle morta che te pendeva".
comunque ritornando agli italiani... sono belli, e stimati nel mondo. vallo a capire.
per non incappare in generalismi faccio una lista di quelle che sono le categorie di italiani che mi vengono in mente... senza cattiveria, si intende... ehhh:
. la donna del fleming. che poi è la donna borghese delle grandi città- capello fatto, meches, scalato. jeans stretto, pesa circa 30 kg, ha la borsa firmata e quando si evolve guida un suv. ha le unghie con lo smalto di chanel (quello quasi nero che ora sta per essere rimpiazzato da quel colorino color fango che trovo osceno)
. l'uomo professionista delle grandi città. se fa l'avvocato o il commercialista è in giacca e cravatta, distinto. ha il fay o comunque la giacca semi sportiva che costa 1000 euri. guida lo scuterone, e ha l'aifon o il blecberri, con l'auricolare. nel tempo libero ha il maglione di cachemere e guida lui il suv. gioca a qualcosa (calcetto, tennis, o va al circolo in generale per fare il fico con la moglie bionda coi capelli scalati che pesa 30 kg e non sorride mai).
- la donna ricca di provincia. ha i capelli piastratissimi. anche lei ha il jeans stretto ma con gli strass e di marca. ha i tacchi sempre ed è più truccata, con le unghie più lunghe. parla in dialetto ma di nascosto. la borsa è firmata ma anche la cinta, l'anello e gli occhiali da sole, che sono enormi. ha i figli griffati a vomito, e il marito industriale.
- il marito industriale di provincia. Si è fatto da sè o ha ereditato da un padre che si è fatto da sè. non si mette mai in giacca e cravatta e quando lo fa anche lui fa vomito (scarpe a puntissima, vestito di ermenegildo zegna lucido con cravatta a foulard), si veste come quando in tv negli anni 80 andava via la linea (tutto colorato, colori preminenti arancione verde acido viola e blu elettrico, possibilmente tutti insieme).
- la signora anziana di paese. ha la faccia incazzata da quando è nata. i capelli fatti a boccolotti alti, bianchi o celesti, un vestito nero o color non colore, maglioncino. si veste leggera rispetto agli altri. calza super opaca color carne di morto, e scarpetta simil valleverde deformata dal piede con l'allucione valgo. quelle che piacciono a me hanno anche le caviglie enormi. cucina da Dio, cuce, e rimpinza i nipoti obesi.
- l'agente immobiliare di tecnocasa (non me ne vogliano, non ce l'ho con tecnocasa, potrei dire gabetti, o che ne so). si profuma peggio di una mignotta. è lampadato a bestia. ha un completo grigio perla lucido gessato a righe grosse bianche. la camicia nera che fa tanto stacchetto. un collo da 6 bottoni che gli impedisce qualsiasi movimento, un cravattone che risplende come fosse una coccarda dell'uovo di pasqua. le scarpe sono lunghe, color senape, con punta e finale quadratino, e impunture a vista. gira con una ventiquattrore vuota e ha anche lui lo scooterone. se non vomiti per la scia che lascia nelle case che ti fa vedere tutto sommato è anche affabile, ti prenderebbe a mozzichi pur di convincerti a farsi pagare la provvigione.
- la starlette di grande città. è un clone con tette rifatte della donna del fleming versione giovane, a roma infila un "cioè" dopo l'altro (cioè ti giurooo ma cioè ti pare che poi le unghie cioè me le fai senza french? cioè poi giggi al tavolo non va a salutare quella che poi tra l'altro cioè non gli si vedono neanche le ossa sui fianchi? cioè assurdo!) si mette il fondotinta e ha gli occhi che si aprono per miracolo data la quantità di mascara. gira con la smart, e ha un cane piccolo al seguito che ignora completamente.
- l'avvocato da tribunale. l'essere più triste dei professionisti. scarpe finte mocasso, un pò comode (perchè in effetti sta quasi tutto il giorno in piedi). completo grigio topo, cravattina, look che sa di sudore stantio. giaccone antipioggia da cavallerizzo, sciarpa a bavaglio, ventiquattrore di the bridge carica e consunta. quando ti vede ti dice "ciao collega" e neanche ti ha mai visto. quando mi capita di incontrarli (praticamente mai) mi viene una tristezza peggio che quando mi rivedo l'incompreso.
- la coppia alternativa radical chic catto comunista. lei ha i capelli tagliati a carrè, crespi e gonfi, praticamente grigi, perchè la tinta è da edonisti. Ha i panta simil indiani e le scarpe che sembrano pantofole ma sono di clergerie, un cappottone di lana cotta informe e sotto un maxipull di cachemere anch'esso informe. i colori vanno dal viola al rosso scuro. gli orecchini sono etnici. lui è panta di velluto, tshirt anche a 70 anni, maglione e giaccone da pioggia piuttosto anonimi, e per distinguersi una di quelle sciarpone arrotolate due-trecento volte, e borsello. ha le clark, ovviamente. hanno anche loro il suv e vivono nell'attico mega fico ma attrezzato a "sai, la casa l'abbiamo presa grande perchè leggiamo molto e non sapeva dove mettere la sua collezione di micromega". di solito lei ha anche il gatto.

per ora mi fermo qui, so già che mi farò una marea di nemici. ma alla faccia, stereotipare mi diverte da morire.

w l'italia e l'italiano e i bucatini e la pizza del forno e le donne bone italiane che danno una pista a tutte le altre.

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