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martedì 1 marzo 2011

la bontitudine

...e poi ci sono giornate come queste.
non voglio essere seria, questa volta, ma non è facile.
perchè ci sono giornate in cui davvero sei più buona del solito. come quando, che ne so, vedi che cade di mano qualcosa a qualcuno e ti fiondi a raccogliere.
o quando per strada butti via la carta che avvolgeva il cornetto del bar nel cestino..ti accorgi che hai fatto cilecca col secchio della spazzatura e invece di fare la vaga ti fermi, torni indietro..e caspita, ti chini e butti la cartaccia dove deve stare.
A me capita anche di esasperarlo, questo senso civico. delle volte sono così stronza che se qualcuno butta per terra qualcosa (scontrino, fazzolettino di qualsiasi genere, carta di caramella)...beh, corricchio, busso sulla spalla e con un bel sorrisone avverto "credo le sia caduto qualcosa in terra! proprio lì, vede?"
la gente si scoccia. te credo, dico io. Che sono nata rompipalle non si può proprio dire. ma forse proprio per questo adesso non sono nota per essere santa maria goretti (che poi dovrei approfondire, su questa santa. deve essere stata proprio buona buona visto che la citano sempre quando si parla di bontà, diciamo che se la batte con madre teresa, secondo me in cielo tengono il conto citazioni e hanno aperto un vero e proprio picchetto. "punto goretti 3 a 0 su calcu."
comunque dicevo una santa no, una timida no, una morigerata no. però prima ero: prima prima meglio, poi peggio, poi poi peggio peggio, e ora molto meglio.
come mai?
innanzitutto da bambina avevo la fantasia dalla mia. non dovevo fare chissà cosa, perchè la mia vita era completata da sogni incredibili dove volavo che era una meraviglia. Ho iniziato con la più banale delle lievitazioni dei santoni, nella stanza gialla (quella dove dormivo da bambina). poi piano piano sono passata alla fase tartaruga (agiti agiti agiti tutto e ti muovi di qualche centimetro), poi alla fase gallina (senza controllo e voli sconnessi, mai lunghi), per arrivare dopo un certo defatigante training a fare il raggio fotonico. e se non avete visto i cartoni animati forse sono pure cazzetti vostri.
comunque da bambina ero presa con i sogni, sia di notte che di giorno. ed ero brava. dicevo sempre si, ero molto generosa, avevo la scarpa ortopedica che nel caso era un'arma letale (una volta infastidita da un compagnetto decisi di provare. d'altronde come si può ignorare un messaggio adulto chiaro: "tina, con queste scarpe mai, mai, mai, mai calci". il bimbo divenne livido. ora credo sia il compagno di renato balestra, dopo aver preso parte nel coro delle voci bianche. e comunque di sicuro se non gli si sono avvizziti i due fichi d'india adesso sono sicuramente inidonei all'uso).
Ero brava e fantasiosa. questa miscela a volte è esplosiva. e poi anche un pò lasciata in balia, diciamolo. ora, che una madre regali alla figlia una tartarughina d'acqua ci sta. che la figlia sia stracontenta pure. che la madre la metta nella palla di vetro del pesce idem. che la figlia per giorni la abbotti con mezze scatole di mangime pure. ma che entrambe non si accorgano, ignoranti, che la povera renata (eh si, l'avevo chiamata così), per vivere deve pure un pò riposarsi...
la morale è che l'abbiamo (e incolpo anche la genitrice) fatta nuotare e mangiare a bestia per 15 giorni consecutivi. dopodichè è andata a giocare al picchetto con terry e mary goretti.
poi avevo un estro... ma un estro... il taglio di capelli a tutto ciò che mi circondava era atto dovuto nei momenti di solitudine. anche alle frange dei tappeti persiani. quello al nonno non piacque affatto.
e poi i cartoni... se oggi rivedo mazinga, mazinga zeta, ufo robot, daitan tre e jeeg robot d'acciaio, bero e ben, e persino lady oscar... erano quasi splatter. oltre che poco chiari anche a livello sessuale (no, dico, chi di voi dell'età mia e femmine non aveva preso la cotta per lady oscar? cazzo era una femmina!). comunque loro esplodevano, si ferivano, e io secondo voi potevo rimanere con le mani in mano? no. con la cugina prendevamo i pennarelli e via. poi arrivava mia madre, dopo il lavoro e nella fase "mettiamoci il pigiama" scopriva le mille cicatrici, ferite aperte. Una volta costrinsi mia cugina a farmi l'intera gamba. laterale esterna. dall'anca alla caviglia avevo punti alla capitan harlock, pezzi di ferita aperta con sangue sgocciolante (pennarelli nero e rosso, molto semplice). per fortuna era inverno. ci vollero circa 15 giorni per eliminare le tracce della battaglia.
comunque volevo parlare dei giorni in cui sei buona, e come al solito ho divagato.
ma va bene così, almeno mi tengo il discorso per il prossimo post...
e ora speriamo di sognare di volare!

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