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lunedì 13 dicembre 2010

ueit-uocers

Ho una fame bestia.
Ho una fame atavica. Stamattina ho iniziato le regime alimentaire. (non so dove ho letto che per il cervello è meglio non utilizzare mai la parola che inizia con la D e finisce con la A e dentro la pancia ha le lettere I -E -T.
Non ce la facevo davvero più. Tutti i giorni il nascondino dentro l’armadio. I pantaloni che si nascondono dietro alle mensole. “ti prego non meeeeeeee”
Lo specchio impietoso. Mi sento un vero lottatore di sumo. Di quelli col ginocchione valgo.
Quindi ho deciso. Basta così. Ho attaccato lo scotch da pacchi sul display della bilancia sulla parte dei chili, lasciando scoperta solo la scrittina dei grammi. Così lo vedo, dimagrisco. Ma non mi abbatto leggendo da quanto parto.
Oh poi se mi ingrasso mentre sto morendo di fame meglio non saperlo.
Tanto la prova killer è il gins.
Da largo e comodo di colpo parte con una sorta di scomodità altezza coscia destra.
E’ proprio quello, il punto sentinella.
Allora non ti resta che sperare che ti stanno venendo le mestruazioni.
Poi passa alla stritolata della coscia destra e lo strasbordo del fianco. Ovviamente lo strasbordo è ancora lieve. La storia si complica con la doppia stritolata e la maglietta che fa le dune prima di dove poggia il gins, sul fianco.
Li sono 4 chili secchi.
Lo so benissimo. Mica sono nata ieri. Poi si passa allo specchio in mutande. Non ci sono più le ginocchiette (che poi non è che ce l’abbia mai avute, ma dopo che ingrassi ti convinci che invece si. Si che ce l’avevi). E anche il look deve inevitabilmente cambiare, perché mentre prima ti mettevi i leggings e un maglione larghetto, adesso ti metti i leggings e un caftano alla marzotto.
E poi le braccia… le braccia significa che di chili ne hai presi almeno 7.
E quindi? Quindi niente, c’è un solo ed unico rimedio. La fame blu. Solo che sono preoccupata, visto che le regime è iniziato da solo due ore e ho seguito alla lettera le indicazioni.
Mattina caffè nero una fetta biscottata e un velo di marmellata senza zucchero. Tutto col fruttosio. Una tristezza strappacuore.
E poi bisogna bere, bere, bere, bere, bere.
E quindi poi altro che plin plin. Quasi quasi mi porto il gabinetto in stanza (la scrivania è sempre quella, intrasportabile giga mega).
E poi sono tutte pipiine. Non è più come prima, che andavo avanti a carboidrati e vino rosso.
Ci andavo solo due volte al giorno, al bagno. Ora è un supplizio. E poi l’acqua neanche mi va.
Figuriamoci, fa venire un freddo porco.
E poi i risultati tardano a venir fuori. Per esempio è da mezzora che mi tocco un rotolo tipo cannolo lunghissimo all’altezza dell’ombelico. Beh, non è cambiato di un millimetro. Le gambotte sempre tese tipo due arrosti dopo tre ore di forno a 220, le bracciotte come la mortadella, un po’ frolle. Della serie “occhio alla luce”, perché a seconda di come ti giri le lampade possono far vedere cose dell’altro mondo, lì, sulle braccia proprio poco sotto la spalla.
Non scherziamo. E poi a pranzo? Che mi mangio? Non ce la faccio più. Sono come un carciofo reciso tra la cottura alla romana e alla giudia. Fritto/in pentola; croccante/morbidino…
Che fare? Grassa e felice (ma infelice) o magra e nevrotica (ma felice)? Direi confusa. E se mi mettessi il burka?
Forse è la cosa migliore…un bel burka che mi scopre solo l’occhietto vispo! Che truccherei all’inverosimile, a sto punto. E poi si risparmia pure, perché tutto sommato spendi solo in mascara e matite! Tiè, un ombretto…
No, l’unica cosa è prendere il toro per le corna. Quindi vinco io, con la mia grande forza di volontà.
Sono passate 3 ore e 52 minuti. E sto bene. Sono viva, gonfia di acqua, incatramata dalle 18 sigarette compensatrici, truccatissima (non si sa mai dovessi optare per il burka mi avvantaggio) sorridente e piena di buoni propositi. Pensate che per fomentarmi mi sono persino messa i jeans, così ci sto scomodissima e questo è bene.
Mi sento come ramba, come supercar, come wonder woman, come la donna bionica (chi se la ricorda? Con l’orecchio che faceva “tlin tlin tlin…” e volava coi saltelli ed era fortissima) mi sento come maya (questa è difficile…era un telefilm sullo spazio e lei aveva le sopracciglia a treccia e si trasformava in qualsiasi animale…aveva i capelli rossi….) mi sento come la versione femminile di capitan harlock, mi sento valeriona marini ai tempi d’oro. Mi sento anitona. Insomma sono fighissima, e tra una settimana smetterò anche di mangiarmi le unghie (visto che non ho mai trovato una dieta che le vietasse…)
Vabbè adesso che ho fatto ginnastica (perché scrivere concitati sul pc è comunque una forma aerobica) mi vado a consolare. Mi faccio un deca con due bustine di zucchero, una quindicina di mele e quattro banane (per il potassio, sciocchi) e tre hamburger.
vi stringo forti a me con le mie globali carni molli.

4 commenti:

  1. E questo sfondo che sembra la scena del delitto? E poi basta bestiate, eri bellissima, con le tette e la pancia piatta. augh

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  2. ho cambiato. volevo essere natalizia, invece è uscito fuori un robo da profondo rosso... boh.
    sarà ma mica sono tutti come te, con indernette.

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  3. Maya...io la so, la so!
    Non era "un" telefilm qualsiasi quello, oh, era nientepopodimeno che Star Trek, e Maya era la fighissima innamorata di orecchieappunta Spock - cioè, più che altro l'innamorato era lui, ma lei era davvero bellissima... e sapeva fare tutti gli animali! Che mito!
    Buona D---A. :o)
    Ciao,
    Sally

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  4. che mito, Sally!
    solo alcuni eletti si ricordano di Maya! pensa che da bambina sotto sotto speravo che "da grande sarò proprio come lei". poi a sconfutarmi è stata per prima la chioma. mora, di rosso giusto il rossetto, e nelle serate dop.
    e comunque onorata di averti come lettrice. ora vado subito a curiosare nel tuo.

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