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venerdì 27 maggio 2011

pronto?

oggi stavo andando in azienda con la puledra. ho scoperto che il mio cellulare ha spazio per una manciata di canzoni. così ne ho caricata qualcuna e quando faccio il tragitto mi sparo un pò di musica a volume accettabile. e ogni volta faccio la stessa riflessione. io dovevo essere una ballerina. di quelle che fanno afro cubano, o latino. io dentro mi sento la maestra di ballo di sciachira. mi ritrovo sulla puledra che canto a voce alta alzando le spallucce alternate, col battito sul manubrio, i piedi in fremito. mi parte pure l'anca. insomma sono proprio sprecata per adagiare il mio culone latino pieno di ritmo sulla poltrona di pelle umana a farmi venire le emorroidi. perchè le emorroidi vengono eccome, a furia di schiacciare lo sfintere sulla sedia in preda ad ansia preoccupazioni e attacchi tachicardici. e ti vengono anche le vene varicose, perchè le gambe, di solito accavallate, ti si addormentano e ti si gonfia tutto modello sora lella.
comunque non era di questo che volevo parlare. anche se solo a pensarci mi metterei il capello a schiaffo, un maglia scollata con le pocce mezze di fuori, una gonna fasciante ma commoda, un mezzo tacco da tango e inizierei a ballare tutta focosa per il corridoio. un mix tra gennifer lopez, sciachira e nadia cassini e anita eckberg ai tempi d'oro. ok anche un pò cozza, volendo. ma col fuoco addosso.
dicevo. ero sul motorino a fare la lap dance latino americana quando mi sono guardata intorno. erano tutti alle prese con il cellulare. quello davanti a me ce l'aveva incastrato nel casco. quella accanto a me, in macchina, aveva l'auricolare ma con la mano teneva l'aifon all'altezza del volante come se stesse portando un vassoio di pasticcini. la ragazza di fronte si era sollevata il casco e parlava con una mano guidando il motorino. la famigliola al semaforo era guidata da una donna che smessaggiava tipo forsennata.
Un caso, ho pensato. no. al secondo semaforo, tra una spaccata in sella e un tacco punta ben piazzato alternato marciapiede asfalto marciapiede mi rigiro e la scena si ripete. poi una stronza quasi mi viene addosso, ma era al cell, non mi aveva vista.
insomma che tristezza. che tristezza. Abbiamo dimenticato cosa significa la solitudine. ma quella beata che ti consente di pensare. di guardare il mondo intorno a te. NOn stacchiamo mai. sempre a raccontare. ormai ci si chiama per nulla. "Lina, senti npò, ma n'è che gnente gnente l'artra sera hai notato che a Luiggi je rodeva?" "boh, numme pare" "no, perchè sai sto a annà a casa e me riviene n mente oo sguardo suo così, npò triste..." "Ah raffaè, ma come deve stà uno che la moje l'ha lasciato pe n'artro du giorni fà?" "e ciai ragione, ci. ma stavo ner traffico e m'è venuto n mente. ahò mo pare che s'è n pò sbloccato, te richiamo ar prossimo semafero".

il cellulare. il nostro migliore amico. facciamo una simulazione.
Arrivi presto ad un appuntamento. davanti ad un ristorante. c'è una panchina vuota. oggi e 10 anni fa.
10 anni fà arrivi e ti siedi. ravani nella borsa, prendi le sigarette, ti fumi la sigaretta mentre leggi gli scontrini buttati alla rinfusa.
oggi ti siedi, prendi la sigaretta e il cellulare. prima sms "sono qui davanti" (come se arrivando non si accorgano di te) poi una partitella. poi una telefonata per perdere tempo che terminerà nel momento in cui vedrai la persona con cui hai appuntamento. che orrore. la strumentalizzazione degli affetti.
Altro test.
Vai a prendere una persona sotto casa. 10 anni fà arrivavi, ti piazzavi in doppia fila, se eri diligente mettevi pure le 4 frecce, scendevi, cercavi il nome sul citofono, suonavi, con sorrisetto sentivi "scendo", ti rimettevi in macchina.
oggi mandi sms appena uscita di casa. poi nella migliore delle ipotesi sms due minuti prima "scendi" o alla peggio, detestabile, la telefonata. "oh, scendi che sono dietro l'angolo".
e poi dici che non ti vengono le emorroidi.

adesso vado a fare la lambada con il fascicolo.

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