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venerdì 17 giugno 2011

Le Auai

Oggi sto pensando alle auai.
Perché ho dormito molto male. Ieri ero presissima dai cavoli degli altri, come al solito.
Partendo dal presupposto che l’ansia è una mia compagnetta , e che il mio stomaco oltre ad ospitare cibi di varia natura (in questi giorni bacche e radici visto che sto a dieta da bimbabiafra) ospita anche il seme del male, che è un morso stretto che mi fa salire il diaframma e mi toglie un po’ il fiato, mantenendomi in uno stato di costante apnea con pensieri apocalittici al seguito, mi rendo conto che tutto questo non so bene come gestirlo.
Si perché quando sei un tipo ansioso e il tuo lavoro è quello di risolvere i problemi degli altri, tanti altri, le cose si complicano tantissimo.
Ognuno di noi crede che i propri problemi siano i più importanti. Legittimo. Se poi c’è una povera crista che te li deve risolvere è proprio finita.
“pronto, dottorè, a che punto siamo?” “allo stesso identico punto di un’ora fa, quando mi ha chiamata” “no perché volevo accertamme che sta a annà avanti…” “si, sto facendo i conteggi ma mi lasci il tempo di finire. Come ho avuto modo di dirle le farò pervenire il documento non appena ho terminato” “si però dottorè, me riccomanno, che questa è na cosa mportante, perché qui ce vojono fregà”.
E così si lavora in urgenza, sempre. E stanotte ho dormito male perché mi sono venuti i dubbi. I dubbi di aver tralasciato qualcosa, di aver sbagliato.
Non ho manie di onnipotenza, non voglio avere la vita delle persone tra le mani. Non voglio caricarmi di tutti i loro problemi. Perché si affastellano sui miei, e diventano una montagna insormontabile da scalare.
E così mi sogno le auai. O le figi. O i caraibi. E mi sogno di scappare. Un bel biglietto sola andata. Uno zaino in spalla, o anche meglio un bel trolley perché è vero che quando si sogna di scappare c’è sempre la tendenza a farlo low profile, con lo zainetto e vestita casual, ma è una banalità. Perché si può anche scappare vestita in modo decente e con una samsonite. No?
E poi cosa farò? Ma che ne so. Faccio quello che capita. Intanto mi bevo una birra bella fredda.
Poi mi faccio un bagno. Poi magari scopro che cercano una cameriera al baretto.
E poi se ci penso altro che auai. Vado fino a lì a fare la sguattera mentre tutti si divertono e fanno il bagno. Allora cosa faccio?
Vado in spagna. Solo che il mio spagnolo è peggio dell’italiano per i pakistani.
Insomma solo a pensare come scappare mi riassale l’ansia.
Non c’è via di fuga. Forse dovrei provare le droghe. Leggere, per carità, ma anche quelle medie. Perché no. Oppure potrei mettermi a letto. O di punto in bianco perdere la parola, è una cosa che mi sogno da anni. Svegliarmi e decidere di non parlare più. Che magari non è l’auai ma mi da un senso di sollievo. Non potendo parlare esci dal mondo professionale. Puoi solo scrivere, che per me va benissimo.
Poi penso che per alleviare tutto questo smottamento di flussi celebrali dovrei farmi un bel massaggio. E mi ricordo di colpo di una telefonata di un anno e mezzo fa.
Era una richiesta di aiuto. Una persona in difficoltà con un centro estetico per alzare qualche soldino necessario aveva fatto una grande promozione e vista l’urgenza ho partecipato, accaparrandomi ben 10 massaggi per una cifra più che accettabile.
Ora frugo come una matta… dove sarà il biglietto? Sarà ancora valido? Chiamo con un imbarazzo terribile… scusi, sa… è che non ero neanche a dieta… mi sembrava anche inutile far faticare le persone su un corpicione…. Ora invece… non è che…. Davvero? Che belloooo!
Attacco e richiamo. Prendo appuntamento per domani alle 17:30.
Mi faranno un massaggio antistress…. Non saranno isole tropicali ma intanto provo a domare quella bestia nello stomaco. Poi magari se divento anche un po’ figa chi lo sa che non mi ci porta hugh efner, alle auai.

2 commenti:

  1. se vuoi ti ci porto io che ci vado in viaggio di nozze... però mi sa che non siamo lesbiche, nessuna delle due :)

    e poi che lavoro fai? mi chiedevo.

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  2. Forse è meglio l'isola della citrosodina per il tuo stomaco...
    Baci, bicchiere d'acqua e cucchiaino

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