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martedì 12 aprile 2011

AICHIA (con l'accento sulla seconda i)

Chi di noi non è andato almeno una volta nella vita da aichìa.
Lo scrivo così perché fa tanto fico dirlo alla straniera. Altrimenti posso anche dire icchèa, ighea, o anche ikea.
Innanzitutto: non tutti possono andarci con disinvoltura. Perché non apre succursali ovunque, e per anni, essendo romana, assistevo ad amiche col copripiumone fighissimo che parlavano di questa realtà a me ignota. Loro partivano per spedizioni punitive. A Bologna innanzitutto, poi a Milano. Alla fine ha aperto anche a Roma. E lo smacco è stato che qui ne ha aperte addirittura due. Quindi essendo romana posso anche scegliere. Tiè.
In effetti aichìa è come zara.
Avrò avuto intorno ai venti anni quando una mia amica tornando dalla spagna sfoderava vestiti più che decenti raccontandoci che la canottierina di lycra l’aveva pagata 12 euro. Cose dell’altro mondo. Pensi che sia tutto molto irraggiungibile e prima o poi ti organizzi per avere il copripiumone e le canottiere a 10 euri. Spendendo una fortuna per arrivarci.
Se ne devo trovare un’altra, di cosa simile, mi viene subito in mente Intimissimi.
Quando ero piccola (dire giovane mi sembra davvero troppo impegnativo) mia madre comprava l’abbigliamento intimo in un negozio in centro. Era molto caro ma aveva completini molto carini. Ricordo ancora i brand: occhiverdi, la perla, etc.
Quindi l’abitudine era comprare, al massimo una volta l’anno, un reggiseno bianco, uno nero, uno semmai color carne, e doppia mutandina (tattica, il reggiseno lo riusi e le mutande le lavi). Poi è arrivato intimissimi. Che per il prezzo del tassello di cotone delle mutande della perla ti offre reggiseni e mutande di ogni forma e colore, per cui diventa come passare a comprare un cono gelato. Oggi prendo vaniglia con le fragole e coulotte, domani quello sedano con il tanga segaculo.
E così l’armadio si riempie di abbigliamento intimo di ogni tipologia e colore, e il portafoglio rimane più o meno intatto (più o meno perché alla fine non resisti e ti compri anche la canottiera e la camicia da notte e gli slip senza cuciture che dopo due settimane sono quasi da buttare).
La durata non è eccezionale, perché dopo 4 lavatrici si iniziano a smontare. Perdi un ferretto, il merletto si infeltrisce appena. Ma a 29 e nove va bene così.
Icchèa è così. Ha quelle cose a cui di colpo ti rendi conto che non puoi fare a meno.
Direi che è il caso di fare un giretto virtuale.
Intanto solo i più tenaci riescono ad accedere. Perché prima c’è la guerra per il parcheggio.
Sì, perché da icchea ci si va nel tempo libero. Nel weekend. Quindi ti ritrovi in un carnaio di famiglie numerose e giovani coppie, tutti drogati dalla quantità di roba acquistata o nevrotici che vogliono uccidere i passanti con i carrelli enormi, per parcheggiare.
Poi c’è l’entrata vera e propria. Con le offerte che ti scorrono davanti alla scala mobile. Già lì ti accorgi che senza la BILLY non si vive bene bene. Per niente. Anche perché con meno di 30 euro te la porti a casa.
Poi alla fine della scala ci sono le famose buste gialle. Che la prima volta ti chiedi a che cavolo ti servono e comunque la prendi. In realtà sono reperibili anche quando scendi nel girone pre-cassa, finito l’allestimento delle finte case. E comunque sono furbi perché se la prendi all’inizio comunque riesci a riempirla anche mentre prendi spunto nelle varie stanze.
I salotti sono gremiti di genitori anziani seduti sui divani con le figlie che urlicchiano “questo è propio quello che stavo a cercà, mà, guarda n po’?”
Quello che mi fa più pena, da icchea, sono gli uomini. Trascinati e trascinanti per camere da letto, saloncini, cucine di legno impiallacciato. Le donne sono del tutto infervorate e sembra che debbano comprare tutto. I maschi annuiscono, confusi. “amò guarda n po’ sta cammeretta? Come aa vedi? Si però le tende le mettemo come la stanzetta de debborah, quelle coe paperelle, ehh?” lui è lì. Che a stento trattiene quella bestiolina di debborah che ha circa due anni e rantola smocciolando rossa congestionata sul tappeto. La donna è al nono mese ed è peggio di un caterpillar. Lui ha anche il bustone giallo già carico. Di cosa? Innanzitutto stampelle.
Poi facciamo la lista delle cose che come per miracolo tutti, senza via di fuga, acquistano. E’ una sorta di ipnosi collettiva.
Comunque andiamo avanti. Superate le cucine, dove vedi lei che passa la mano sul bordo del tavolo e apre tutti gli sportelli e quasi quasi fa pure finta di cucinare e lui che col bustone guarda un po’ basito e con aria accondiscendente lei che diventa la regina del soufflé, arrivi ai divani e materassi. Qui la situazione peggiora. Lei costringe lui a sdraiarsi sul materasso e gli chiede anche di molleggiarsi. Lui deve mollare borsello, borsa di lei, bustone e ragazzina impossessata e se poco poco non accenna ad uno slancio viene cazziato “e te pareva, no, che ce devi avè sta faccia! Guarda Ivan che ce demo dormì noi, pure tu sà! Se nu lo provi poi non te devi lamentà. Ma che dici, se lo famo de lattisce?” e nel frattempo zompa su un altro materasso. Lui ha l’occhio pallato al soffitto. E’ già stravolto. Gli viene un po’ da piangere.
Icchèa è geniale, anche perché puoi mollare la ragazzina insopportabile al bebiparchin. Cioè fai solo un’oretta e mezza di fila poi arriva una ragazza gentile che ti infila il pargolo dentro una stanza tipo gabbia piena di giocattoli, ti danno un numeretto e tu lo molli lì per circa un’ora. Inutile dire che le file sono sempre e solo composte da bambini che stanno impazzendo per entrare nel mondo dei giochi, e dai padri che strattonano e minacciano “viè qua papà che mo tocca a noi. Nun toccà papà che poi ce fanno sartà r turno! Falla finita. Falla finita ha detto papà che sennò te corco. Debborah te prego carmate che papà nu je la fa più.”
Dopo aver simulato una mini dormita su tutti i materassi si arriva al mitico PAX. Qui davvero c’è l’apoteosi dell’italianità. La verità è che icchea funziona per chi si organizza da casa. Non per chi va alla ricerca di qualcosa che “amò, ma secondo te sto coso c’entra in verandina? Ma r muro n’era scosceso? Mettete qua, che me pare de ricordà che più o meno t’arrivava qua…”.
E questo è il motivo delle file al punto “i”. dove ci sono quei poracci che si sono fatti anche il corso di formazione su come si tratta il cliente e che il sorriso è la prima cosa. Adesso altrochè. Sono esausti e nervosissimi, non hanno nessuna intenzione di fare veloce per assecondare chi sbatte il piedino in attesa del suo turno.
“signorì, scusi eh, ma volendo sto pacchese se po’ avè su misura?”
qui ci incontri anche le famiglie. I padri, più maturi, e gli uomini in generale, hanno due compiti fondamentali. Anzi tre. Primo: portano la busta gialla e anche il carrello e il carrellone. Poi sono quelli che detengono matitino, metro di carta e foglietto per scrivere scaffale e ripiano. Che poi se si perdono qualche informazione sono cazzi. “hai scritto? Se chiama Bvasdtlf, scaffale disciotto ripiano due.” Lui azzarda “ee misure?” lei si spazientisce “sitte dico bvasdtlf vor dì che c’ha na misura sola, no? Sinnò specificavo!”.
Dopo il mitico pax e le luminarie (“amooo te preeegooo guarda st’applìc! Mo dimme se nun sembra quella der firm!”) l’energia è del tutto finita. Ma quelli di icchea lo sanno eccome. Infatti prima del girone dantesco degli accessori c’è bar e ristorante.
Il menù io lo definisco, invece che à la carte, a rutto. Sì perché qualsiasi cosa ti mangi all’icchea rutti per circa due ore. Il menu riprende le pietanze che poi vendono dopo che hai pagato alle casse, al negozietto.
C’è il salmone alle erbe, la purea, anche la pasta al sugo per i ragazzini. Ma il pezzo forte sono le micro polpette con la marmellata. Te ne mettono a scelta 10, 20 o 50. Gli uomini a quel punto fanno una strage. Questo li rende del tutto narcotizzati per la fase successiva, quella del carrellone.
Io di solito mi prendo anche il cinnamon roll.
Si scendono le scale e c’è l’angolo offerta. Tipo dei micro cuscini completamente inutili a un euro l’uno. Boh. Forse servono da mettere tra le dita dei piedi per lo smalto. O per appoggiare i polsi. Boh.
Ma siccome icchèa è immensa e rischio di scrivere troppo adesso elenco le cose che tutti tutti tutti comprano. Inevitabilmente. A costo poi di buttare gli articoli anche il giorno dopo.

- Come ho detto dopo billy, il re di icchea, c’è la regina stampella. Migliaia di stampelle.
- almeno una volta i piatti. Quelli già in set. Quelli di gres. Che quando poi ci arrivi a casa e provi a mangiarci ti vengono i brividi perché la forchetta (sempre di icchea) a contatto col gres fa il suono del gesso sulla lavagna.
- I bicchieri per il vino, quelli a calice grande. Che si spaccano nella lavastoviglie o comunque se li tocchi un po’ violentemente.
- I tovaglioli. Di tutti i colori, e quelli bianchi di scorta che costano di meno
- Il tapperware. Di ogni forma.
- Le forbicette celesti rosse e gialle di tre misure diverse. Quando le vedi ti accorgi che non puoi vivere senza. E delle volte te le ricompri a prescindere.
- Quelle specie di pinze colorate per chiudere i pacchi da mettere in frigo o nei ripiani. Che sono di due misure e solo dopo ti accorgi che quelli piccoli sono praticamente inutili e sono tantissimi rispetto a quelli grandi
- Lo scolaposate di metallo traforato. Quello ce l’hanno davvero porci e cani.
- Lo spazzolino colorato che scrosta i piatti con la ventosetta alla fine.
- I canovacci e gli asciugamanini arrotolati che trovi mentre scendi le scale per il girone, di scarsa qualità ma che costano 1 euro tre.
- Il disco di legno da mettere a centro tavola che gira. E le donne di solito li toccano tutti perché “amò secondo te qual è mejo? No perché a me mica me fregano che me devo prende quello colla venatura der cazzo…” l’uomo la guarda, rutta laterale sospirando e col dito punta a caso.
- I tappetini per il bagno quelli un po’ pelosi. Ottimo acquisto, quello.
- Almeno un set di pentolini da tre. Occhio perché pare che l’antiaderente che usano non sia meglio delle pentole cinesi. Ma comunque poi vige la cosa: “amò pè sette euri si se roviveno ee buttamo”
- La lampadina per i bambini colorata di gomma, inutile
- Un pelouche qualunque (prima andavano gli orsetti, poi a ruba i sorci, ogni tanto becchi pure qualcuno che si compra l’elefante)
- Il mitico tappeto per i ragazzini con il giochino tipo pista disegnato. “amò te penzi debborah quanto ce gioca coi cugginetti?” in realtà i ragazzini si rompono le palle più di subito
- Le ciotoline e i bicchieri colorati per i ragazzini “così nun ze rompeno quanno famo aa pizzata”
- Il pax
- Il mitico divano tomelilla. Che si sfonda dopo poco ma che comodo è comodo davvero.
- Le lenzuola col copri piumino. E qui si apre un mondo. Prima che capisci icchea hai già speso un botto- a meno che non hai un’amicizia onesta ed esperta che ti blocca prima dell’acquisto. Innanzitutto l’offerta a 19 e nove riguarda solo il copripiumone e due federe. Quindi ti devi ricordare di prendere il sotto, con gli angoli. Poi le federe incluse nel 19 e nove sono per i cuscini dei puffi. Cioè vai a casa e impazzisci e alla fine per non arrenderti infili l’intero cuscino nella federa a tre quarti e dormi di merda, col cuscino che è diventato un marciapiede per quanto è compresso. La verità è che devi comprare anche le federe, separatamente, per comuni mortali. Poi un piccolo appunto sul copri piumino. Noi siamo italiani, abituati alla coperta della nonna, quella di lana, pesante. E alle lenzuola sopra e sotto. Poi arrivi a casa che ti sei presa il piumino e il copri piumino. Perché pensi che è più pratico. Beh al primo tentativo rimpiangi la tradizione italiana. E inizia la lotta per infilarlo. Perché nessuno te lo insegna, che devi mettere il copri piumino al contrario, afferrare gli angoli del piumino e rigirare tutto senza esitazione. Così provi a infilare il piumino dentro. E non ci arrivi, e sudi, e combatti e ti viene la nevrosi. “amò ma che stai a fa?”lei sudata incazzata come un puma “ma che cazz… sto coso come cazz funzionaaaaaa!!” lui si dà alla velocità del suono e solo quando lei non lo sente accenna a un: “a me me pareva tanto na cazzata, mi madre me dice che le lenzola nun so male pe gniente…te sei fissata co sto cazzo de copripiumone mo taa vedi te”
- Un cuscino che comunque si chiama gosa finale (ce ne sono 18mila tipi e se non ti segni il nome non lo ritroverai mai più)
- Il copriletto Indyra. Che costa 19 euro nei giorni buoni. E che usi come copriletto, copri divano tovaglia e tappeto da pic nic. Quello in offerta di solito ha i colori più sfigati.
- Le pile. Di marca assolutamente sconosciuta. Ma ne prendi a pacchi.
- Le candeline tonde. Profumate alla vaniglia o alla rosa o che ne so io.
- Purtroppo molti prendono anche lo specchio osceno sguisci sguosci. Quello ondulato. Come tre onde burine di vetro. Da mettere in salotto? Spero di no.
- Quei sacchettoni che ripieghi il bordo e sono di corda, da mettere in bagno.
- Poi l’ultimo trend… i cestini per la raccolta differenziata. Di tutte le tipologie.

Ovviamente la lista è aperta a suggerimenti.
Poi vai alla cassa. Ora hanno messo le casse che te li passi tu, i colli. Errore. Mica siamo in svezia. Siamo a un’ora da napoli, cazzo. È palese che su trecento cose almeno 5 le fanno passare inosservate. Lo vedi dallo sguardo assassino di lei che ha un tono particolarmente nervoso con lui, che sandalo e calzino non ce la fa veramente più “e daje t’ho detto te sbrighi? Voi mette ee cose nee buste cazzo? Volemo fa notte? Dajeeee”.
Il supplizio è finito. Lui si merita l’hot dog. La bambina esausta dorme col sorcio sotto braccio e lei dà indicazioni su dove e come portare il mega carrellone.
Caricano la macchina stile rom. Lui è sudatissimo. Fuma e lei si incazza.

E se ti accorgi che un pezzo che hai preso non va bene?
“amooooooo! Do stai? Stavo a penzà che nun poi mica guardatte la partita, domani che è sabbato. C’amo 10 giorni pè cambià billy che a debby je piace rosa, e demo annà domani”.

Poi dici che le coppie si sfasciano.

2 commenti:

  1. il mio ex fidanzato era ugualo alla donna del tuo racconto ed io ero l'uomo sfigato del tuo racconto.. già ai divani cominciavo ad avere problemi di claustrofobia.. E' riuscito a farmi odiare AICHIA, costringendomi a trascorrerci inutili pomeriggi. Cmq bel post, ho riso di gusto.

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  2. che ridere! beh comunque originale, non è usuale incontrare uomini col pallino della casalinga! povera te!
    e sono contenta tua abbia riso di gusto! :-)

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