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giovedì 21 aprile 2011

centodieci

oggi ho pochissimo tempo ma non posso non sfogarmi.
la questione è rilevante.
Le realtà imprenditoriali private, in sede di recruitment (che parolone, diciamo in sede di assunzioni), analizzano i curricula per la selezione e poi i colloqui.
e fino a qui tutto bene.
poi scopro che la maggior parte di essi non prende in considerazione i candidati se alla laurea non hanno preso voti altissimi. privilegiati i 110.
ora. Non so chi di voi è andato all'università. Io si. e ho avuto una carriera insolita e ricchissima di paletti e interruzioni. sempre ovviamente volontarie.
ma quelli da 110 me li ricordo benissimo.
Elimino da questo pensiero quelle poche mosche bianche che per indole e per culo, oltre a essere grandi secchioni, sono anche persone normali. cioè di presenza normale, con una vita sociale normale, con una certa elasticità e che ancora e sempre sono in grado di ridere, divertirsi e cazzeggiare.
Elimino anche chi, con le qualità appena elencate, ha anche la grande fortuna di essere particolarmente performante per cui il 110 arriva tipo dono.
MA. tre quarti dei 110, alla mia università erano: 1. rigidi. rigidi, rigidi, rigidi. 2. Ansiosi, ansiosi, ansiosi, ansiosi. 3. Seri, troppo seri, serissimi, seriosissimi.
Quanti ne ho visti incazzati come puma perchè avevano preso 28. ho visto secchioni rifiutare il 29 perchè abbassava la media. Ho visto secchioni non passare compiti, non prestare appunti, non uscire neanche a capodanno.
Se dal punto di vista professionale questa può essere una dote vorrei ricordare che anche la socialità conta in un ambiente professionale.
Inoltre andare male all'università e comunque finirla significa astuzia, elasticità, savoir faire, scaltrezza, capacità di relazione, dialettica ed equilibrio.
Senza contare che poi uno che magari ha preso 98 o magari non si è neanche laureato poi è diventato top manager o miliardario.
Insomma sono qui per scagliare una pietra per tutti quelli che si sono divertiti, magari anche quelli che poi si sono pentiti e si sono messi sotto, per quelli che a causa di qualche problema come la timidezza hanno studiato sempre tanto e non hanno reso. per quelli che si sono fatti le notti a caffè e sigarette per recuperare, per quelli che hanno vissuto la vita e hanno conosciuto l'ozio e poi si sono rimboccati le maniche.
Bravi i 110, ma cazzarola, le persone vanno guardate negli occhi, ascoltate. Vi dico solo che una volta conobbi la moglie di Liebeskind, l'architetto fantamega che ora farà il grattacielo al posto delle twin towers. bene, lei mi disse come faceva i colloqui. partendo con il presupposto di una laurea in architettura, a prescindere dai voti, nei cv guardava solo le attività parallele svolte. e fissava colloqui con le persone che avevano lavorato nei bar, nelle discoteche, come dog sitter e portapizze. non si era mai sbagliata. "e' la luce che hai negli occhi, la brillantezza nella risposta, l'affabilità. il resto si impara.
ci sono i libri, per la tecnica. se sei sveglio impari veloce, se ti sai arrangiare superi gli ostacoli."
adesso sono in attesa di vedere il prescelto 110 che mi si presenterà alla porta. me lo immagino teso, un pò spocchioso, e nel cv non ci sono neanche gli hobbies.

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