Quindi dico “a cosa serve essere seri quando intorno c’è tutta questa tristezza?”
Non sarà mica il caso di farsela, una risata? No dico. Vogliamo stare tutti seduti a piangere e/o lamentarci?
Questo discorso lo dico a me stessa. perché quando scrivo mi dicono che sono risate amare.
E’ vero. Ma almeno si ride, sommessamente, con l’occhio che si impalla ogni qui e là, tra un fugace pensiero di evasione e la voglia inaspettata di vivere per stirare colli e camicie…
Insomma qualcosa scatta dentro.
E quindi sono qui che di nuovo vado veloce sulla tastiera per ridere. Si perché io rido da sola. Sempre e comunque. E se mi incontrano sbuffo che è normale, visto che va di moda. E visto che piove, e che ho male al collo, e poco tempo anche per fare plin plin.
Ma poi mi si apre uno squarcio nel cuore, e penso a chi questa scatola di pennarelloni colorati non l’ha mai posseduta. Quei jumbo carioca che mi porto in giro sempre e che ogni tanto dimentico, quelli che quando sono triste spuntano fuori e mi disegnano una margherita sul pancreas, o sul colon, o lungo la trachea. O sulla fronte. O mi colorano di giallo un solo dente, per cui quando mi guardo allo specchio non posso non ridere.
Quindi visto che fa freddo, mi annoio e sono ancora al chiodo, ho deciso di fare l’elenco delle cose belle. Al contrario del post “ODIO”.
AMO (oltre al fidanzato e famiglia –lady tremaine inclusa, che è scontato):
- il piumino del letto
- i baiocchi del mulino bianco
- la bilancia quando si rompe, un po’ prima di scoprirlo, quando ti pesi e ti ha levato secchi due chili. Che brevissima goduria
- le castagne tritate, arrosto, bollite e nel mont blanc
- restare a letto e spegnere la sveglia
- il sabato mattina col caffè la musica il pc e i libri e tutto il weekend ancora davanti
- cadere e scoprire che non mi sono fatta niente (cioè due minuti fa che sono andata a fumare una sigaretta nel cortile e per spegnerla visto che pioveva ho corso, sono scivolata, mi sono ritrovata stesa faccia a terra in spaccata e poi mi sono anche resa conto che per miracolo non mi ero fatta niente. Si, lo so che gli altri ridevano, ma questo non è importante. Ridevo anche io)
- vedere qualcuno che cade sapendo che non dovrò correre all’ospedale (una volta, lo so è cinico ma non posso non raccontarlo, ho assistito a mio nonno che di culo si è fatto due rampe di scale curva compresa tra un piano e l’altro. Avevo 12 anni e ho riso più di quando guardavo jerry lewis) (approposito. Non si è fatto nulla)
- vedere qualcuno che odio con i lividi (anche questa è cinica ma non posso non scriverla. Arriviamo a scuola e la prof di italiano, completamente rincoglionita, ha un ematoma gigante in faccia e un occhio modello esorcista, completamente rosso. Ci racconta che è caduta dalla sedia. Poi per stemperare – noi già ridevamo – si sbaglia e invece degli occhiali da vista inforca con fare deciso un paio di rayban a specchio rossi. Lì un goccino di plin plin me lo sono perso.
- Guardare i pezzi di filmati di paperissima (non la parte italiana, ovvio, ma i filmati dove ci sono i bambini che si fanno malissimo, gli animali che fanno cose assurde, i motociclisti che fanno dei botti mostruosi o le coppie che si sposano e lei o lui si addobbano sull’altare cadendo rovinosamente)
- I ristoranti dove entri e senti subito quel teporino che ti apre lo stomaco. Quelli che di inverno hanno quella luce calda da camino e ti viene subito in mente la polenta con le spuntature e un bicchiere di rosso da 15 gradi, che esci con le mani che sembri pacciani per quanto sono gonfie e rosse;
- Camminare per roma a maggio verso le cinque di pomeriggio che la luce è arancione e il cielo ancora blu elettrico e passi davanti alle vetrine sognando di portare una quaranta per comprarti vestitini corti e svolazzanti da indossare con gli stivali da cubois;
- L’acqua del mare quando è inaspettatamente calda, che non si fanno le dita a prugna (citazione della mitica andreozzi) e puoi fare le verticali e la balena per tutto il tempo che vuoi
- I pranzi con le mie amichette che sono a base di soli carboidrati con intermezzo di pettegolezzi e malignerie che se dall’alto ci sentissero e ci dessero ragione sarebbe peggio di uno tsunami con le vittime che mieteremmo;
- Le mou al caramello che per circa 7 minuti non ti permettono di proferire parola per la quantità di ipersalivazione appiccicosa che hai in bocca, con i denti come quando il dentista ti prende il calco per l’apparecchio;
- La coccacola fredda in bicchiere con la fettina di limone e un pezzo di pizza rossa per colazione dopo la sbornia della sera prima, che assorbono l’iperproduzione di succhi gastrici e attenuano le pulsazioni alle tempie che se ti cade qualcosa per terra non puoi neanche ipotizzare di chinarti senza che una molotov ti esploda nel cervello;
- La telefonata dal telefono fisso con la cornetta che non diventa un forno crematorio dopo 5 minuti, sdraiata sul divano con sigarette posacenere acqua minerale e snack in previsione delle 3 ore di chiacchera che spazia dal tempo al fidanzato, allo stivale doc sino al pelo dell’alpaca e i peli superflui della vicina sarda;
- I pennarelli colorati mentre stai al telefono con un cliente/collega in azienda, che mentre cerchi di seguire il discorso e di infilarti nelle mille magagne ti tengono compagnia e ti permettono di fare mille ghirigori colorati sul blocco;
- Le verdure al sugo della mamma che ti fa per irretirti a cena e siccome sei a dieta pensi che se te ne mangi 6 chili non ingrassi perché in fondo è erba condita e contiene solo acqua (senza contare scarpetta, mozzarella per antipasto, 14 fette di pane, tre bicchieri di vino rosso e biscotti della colazione per dessert);
- La lady tremaine che ti compra le caramelle nel negozietto dietro casa dove vai mai mentre lei ci va dopo 3 ore di treno da milano;
- La nonna quasi novantenne che è più moderna di me e ti dà le dritte su come vivere questa vita senza tabù (“amove, la cosa più impovtante è che tu ti venda conto che non si può vivere lamentandosi, bisogna veagire, quindi valuta tu cosa è meglio pev te, ma consideva che non esiste nulla che abbia solo aspetti positivi, nella vita. Quando cambi stvada qualcosa tvovi e qualcosa pevdi”);
- Gli orecchini a lampadario che mi ha regalato l’amica del cuore, tutti brilluccicosi che sembrano fatti di brillanti veri, e che mi fanno fare sempre una porca figura anche se mi metto il jeans e la Tshirt;
- I bambini in generale, così puri e con una pelle lucente e nuova, con quegli occhi colmi di speranza e di buonumore. Pronti ad essere traumatizzati da noi adulti inquinati di paura e condizionamenti. Se potessi esprimere un desiderio vorrei riconquistare quello sguardo, per potermi affacciare al mondo e riscoprire tutto da capo.
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