cubois nel faruest
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venerdì 23 novembre 2012
cubois, a volte ritorneno...
mercoledì 21 settembre 2011
cenerentola vai a cagare
Invece per miracolo, e sempre come autore e non come gestore del blog, sono riuscita a buttare giù due righe.
Anche perchè una tristezza infinita chiudere cubois con la morte della cantante.
Quindi chiudo con una protesta. Bella e buona. E' tutta colpa delle favole.
Se io non sono contenta è colpa di quelle stronze di cenerentola, biancaneve, la bella addormentata del bosco. E' colpa di rapunzel, della sirenetta e della bella e la bestia. colpa di minni e topolino, di diabolik, e cappuccetto rosso.
Insomma io quando mai avrò dei figli prima di andare a letto sfoglierò il giornale. e gli farò vedere la verità. No che ci intortano fino ai 14 anni di cazzate. Penso solo a candy candy che alla fine sta con quel figo di terence e anthony se la contende pure. Una ragazzina sfigatissima, orfana e senzatetto. che però è bella e spiritosa, ha tutti amici ricchi e va pure a scuola privata.
E cenerentola? intanto te la dipingono come una strafiga. non poteva essere un metro e sei con i bozzi di cellulite. no. era bella e bionda e magra. Le sorellastre invece due cessi. te pareva. già la fata turchina sarebbe sufficiente a smettere di leggere. ma poi c'è il ballo, lei che si perde la scarpa e il principe che la cerca!!! scusate ma vi rendete conto? non solo vive in un posto dove 38 lo porta solo lei (no perchè la scarpa è sempra andata a numeri, quindi devo pensare che c'è un mondo di piedini e piedoni e poi c'è il piede di cenerentola) vabbè ma anche volendo sorvolare. UNo esce di casa con una rimorchiata la stessa sera. per di più bello, ambito e principe. quella prende e scappa e non lascia manco un numero di cellulare. Se ne va correndo a gambe levate. E' goffa e si perde pure la scarpa. Lui che fa? la cerca per il regno intero. Poi quando la trova, praticamente al secondo appuntamento, la sposa.
Cazzo poi dici che ti rode. Cresci pensando che ti sposi dopo il primo appuntamento, basta essere goffi. poi che se sei un poveraccio sei bello e quelli ricchi (principe escluso) sono dei cessi. e invece ti accorgi cazzarola che quelle col suv si fanno le punturine e fanno pilates e hanno il personal e tu invece hai la cellulite. Il principe non esiste e comunque anche uno che lavora alle poste se ti perdi la ciabatta pensa solo che sei una poraccia goffa sfigata e comunque non ti segue manco giù per le scale.
insomma per ora mi basta cenerentola per farmi venire un fegato grosso come la capanna dello zio tom.
Scusate ma allora altro che l'azienda. io mi butto a lavare i pavimenti dopo la tinta bionda. poi a quel punto dovrei incontrare una pazza vestita con le ali e i capelli blu che mi convince che una zucca è una carrozza e vado a una festa e incontro uno vestito da soggetto che tutte lo vogliono, balliamo insieme poi scappo inciampo perdo la scarpa di vetro (oribile) lui mi cerca per tutta roma poi mi trova e mi sposa.
ma vattelaapijànsaccoccia.
va.
martedì 26 luglio 2011
Amy
Quando tutto è diffizile
Comunque per quei pochi che ogni tanto fanno un salto su cubois non mi resta altro che annunciarvi la nascita di un nuovo blog. Ancora non so come lo chiamerò. Forse denens in senis di una donna che crede di essere ancora una ragazzina. M'a il tenore non cambierà. Ah poi dovrete spiegarmi perchè quando digito ma esce m'a.misteri del controllo del cacchio automatico. Manco fossi straniera.
Boh.
Intanto vi saluto e mi prendo qualcosa tipo vitamine o del pesce per la memoria. Provo ogni giorno username e password diverse. Non c' è verso. Iolanda è sparita nel nulla, e io raccolgo le briciole.
Un abbraccio, rima.
venerdì 15 luglio 2011
NON E' VERO
Non è vero.
No, no, no, no.
Non può essere.
Accedo oggi dopo tanti giorni di silenzio. in realtà ero a farmi un giretto in lavatrice e centrifuga.
Giorni proprio semplici semplici semplici. Da alopecia, per intenderci.
E visto che sbattevo come se fossi dentro al rotor ho notato che la cellulite ha fatto come cacchio voleva e me la ritrovo sparsa ovunque. Ne ho un grumo anche sotto l'occhio sinisto. Fa molto borsa di coccodrillo.
voi non sapete cosa ho fatto.
NOn ve lo posso dire perchè mi vergogno.
mi sono fatta aiutare da mia sorella a gestire il blog. e sbagliando le ho dato privilegi da amministratore.
ora sono solo autore. che scritto mi lusinga, fosse vero nella realtà, caspita.
invece è un dramma. vi dico solo che non posso più fare nulla oltre che scrivere. non posso neanche mettere una di quelle mie fantastiche foto, frutto di ricerche su internet.
Quelle immagini di gran classe. non posso sapere il trend del mio blog. ho un calo di accessi che fa paura. di chili non se ne perde uno. ma di accessi manco a dirlo.
insomma sono una sfigata. Iolanda è una totale rincoglionita. e io peggio di lei, visto che ero lì con lei ad aprire l'account.
Mi ricordo solo la password. ma non c'è niente da fare. non ci ricordiamo lo iuserneim.
comunque non demordo. se proprio mi dice male copio tutto e lo rifaccio.
visto che non ho proprio niente da fare, quando la centrifuga fa pausa mi metto a fare copia e incolla.
e ora provo.....
DOVE NON ARRIVA LA MEMORIA ARRIVA L'INGEGNO.
UN abbraccio,
tina
lunedì 4 luglio 2011
vorrei...ahsevorrei.
Un bignè caldo carico di crema pasticcera fatta in casa che ti esplode in bocca ma non ingrassa
Volare
Un bicchiere di riesling ghiacciato mentre sto sdraiata su un letto all’aperto appoggiata a mille cuscinoni morbidi all’ombra di un albero fresco mentre il sole infuoca l’orizzonte
Le big babol tre alla volta
Un contratto di tre anni per mettere a disposizione qualunque parte di me (eccetto quelle che sono tabù) per una pubblicità dove neanche mi si riconosce ma mi danno un fracco di soldi
Una crema antirughe vera che liscia ma non toglie la mimica effetto botox
Un libro che dalla prima pagina mi acchiappa e non riesco più a fermarmi e leggo leggo leggo…
Un win for life vincente, magari… 4000 euri al mese per 20 anni.
Un massaggiatore personale che mi fa anche il solletico leggero a richiesta e che ha fatto il corso di massaggi in giro per il mondo e ti rilassa mentre la cellulite si secca come cacca al sole.
Un buono da 50 mila euro distribuito equo tra jeans scarpe e cappotti
Svegliarmi la mattina e scoprire che mi è venuta un’allergia per cui mi si sono gonfiate a dismisura le tette e dimagrito a dismisura il resto del corpo senza via di guarigione
Giocare a capoeira e fare i salti mortali senza farmi male
Scoprire di essere una ballerina del bolshoi e ritrovarmi a fare la morte del cigno
Avere un’ipertricosi mirata solo ai capelli e svegliarmi la chioma folta liscia e setosa, lunga fino al culo
Giocare sui tappeti elastici
Colorare con le mani
Mangiare solo con le mani qualsiasi cosa e poi leccare il piatto ben benino
Scoprire che la pizza il vino il mojito la birra e i baiocchi fanno dimagrire
Scoprire che se mangio senza olio ingrasso subito 10 chili
Stare a mollo in acqua a Formentera per un mese e mezzo
Prendermi un anno sabbatico, scrivere il mio primo romanzo, mandare il manoscritto a metà viaggio, tornare e scoprire che mi vendono da Feltrinelli…
Dormire ogni volta che ho sonno
Il teletrasporto, l’orecchio bionico, essere invisibile.
1 ora, e solo un’ora, in mezzo ad una strada, nella folla, con la capacità di leggere nel pensiero. (dico nella folla di sconosciuti perché non vorrei mai avere questo potere davanti a chi amo. Pensa se pensano male. Poi mi tocca pure soffrire, per carità)
avere una casa con una finestra che affaccia sul mare. Dove prendermi un aperitivo mentre il sole tramonta, mangiando focaccia ligure
dei piedi nuovi e più aggraziati
suonare il pianoforte, o il violino o la viola.
Ballare ballare ballare.
Non avere mai né dubbi né paura (cazzarola, ma quella luce bianca a flash mentre passavo col rosso sull’autostrada sarà mica stato un autovelox?.... ho paura di sì….)
Mangiare i calamari fritti ma freschi
L’impepata di cozze
Entrare da fendi e uscire con una borsa che non mi posso permettere. (ma perché ho vinto a win for life, no???)
Scoprire che fumare fa davvero bene alla salute.
Andare in india e viaggiar mela tutta senza prendermi la dissenteria
Nuotare a delfino senza fare fatica e senza sembrare un ippopotamo che affoga
Essere scambiata per angelina jolie
Saper fare le divisioni a due cifre e le radici quadrate.
Sapere qualcosa di storia e/o di geografia. Anche cose basic, che ne so. I capoluoghi di provincia del molise…
Le friselle col pomodoro e i capperi
Pane burro e sale
Saper andare sul surf senza avere paura delle onde degli squali delle alghe delle rocce dell’acqua nel naso nell’orecchio e nel sedere
Starnutire per un quarto d’ora senza sosta.
Il teletrasporto tra casa e lavoro (soprattutto ora che ho un sonno bestiale e zero voglia di attraversare la città)
Buona serata!
martedì 28 giugno 2011
Vamosalaplaia
Siamo stati tutto un inverno ad aspettare questo momento.
Io che sono notoriamente freddolosissima mi sono accorta che stava arrivando l’estate quando al ristorante, con il viso un po’ rosso e in preda a vampate, mi sono resa conto di essere l’unica tra tutti gli avventori ad avere jeans, stivali maglietta a maniche lunghe e poncho di lana. Gli altri erano in tshirt.
Mi sono accorta che l’estate stava arrivando quando ho sognato di stare in un forno crematorio, e invece stavo soffocando nel mio sudore sotto al piumone invernale, una settimana fa.
Ma oggi è stato ancora più lampante. Ero in puledra, sfrecciavo felice con la musichina nelle orecchie (si perché forse non ve ne siete accorti ma il blecberri nuovo ha anche una simil funzione aipod che io stimo tantissimo) e canticchiavo super trouper degli ABBA e varie di Pavarotti che di solito canto a squarciagola…e sentivo molto caldo. Molto caldo. Caldissimo. Eppure stamattina mi sono persino lavata. E poi invece di mettere la maglia a maniche lunghe ho deciso di girare in canottiera (almeno fino all’entrata dell’azienda).
E poi ho pensato che piovesse. In realtà stavo sudando. Mi sudava tutto. La faccia le braccia i piedi e il sedere. Le ascelle non ve lo dico.
Quindi mi sono messa nella triste condizione della burina in motorino: pantaloni appena tirati su, panza scoperta e soprattutto braccia allargate. Per prendere aria un po’ ovunque. Il bello è che oggi in preda da grande autostima da effetto bilancia non vendicativa (Sono dimagrita 2 kg e 8 grammi dopo 27 giorni di dieta, un vero successo) avevo deciso di essere un po’ vamps. Quindi pantaloni a palazzo neri, canottiera di seta secsi, occhiale da porno segretaria verdi con gli angoli all’insù e rossetto scianel rosso fuoco.
Insomma una scena inguardabile. Una porno segretaria vestita chic che guidava come quelli che portano il pane. Li avete mai visti? Esistono in ogni luogo. Sono vestiti improbabili e sopra hanno una sorta di camice, di solito hanno motorini osceni e rumorosi, delle volte anche a tre ruote ma non come quelli di nuova generazione che ti imbastiscono che a guidarlo sei un fico (per me sono osceni punto, altro che rotaie e sicurezza) e davanti (o dietro) hanno montato un cestinone di plastica rettangolare ingombrante carico di buste con il pane. E di solito viaggiano alla velocità della luce, svicolano come pazzi e guidano con i gomiti in alto. Con le braccia come se stessero abbracciando un obeso. Ecco io oggi ero proprio così.
E quando sono arrivata mi sono strappata la pelle delle chiappe tanto erano incollate alla sella. Poi con i panta acrilicissimi non entro nel dettaglio. Ti siedi e ti ustioni (sella rovente e panta sintetico fanno effetto piastra dei capelli sulla fronte, io l’ho provata, credetemi è uguale) poi arrivi e alzandoti la parte ustionata rimane appiccicata al pantalone che nel frattempo è diventato una sorta di calza di lycra.
Mi avvicino al portone dell’azienda. Ho la borsa pesante, la fronte con evidenti segni di impiastriccio (trucco, casco, caldo e sudore) i pantaloni appiccicati al culo e la chiazza sulla maglietta altezza rotoli ombelicali.
Cerco il badge, il cui laccio si è intrecciato con tutto quello che ho nella borsa. Mi cade tutto, urlo nella bottiglia una parolaccia (da stappare stasera quando la bottiglia sarà piena) entro e zac.
Un vento polare. Una roba da assiderazione, effetto ipotermia istantanea. I capelli mi si brinano. La goccetta di sudore sulla tempia diventa una sorta di decorazione swarosky di ghiaccio. Mi metto la giacchina che dopo il tragitto ha l’effetto ciancicato (ma va anche di moda, tanto. Quindi non mi preoccupo). I capelli, arruffati e umidi dal caldo ritornano da giapponese. Almeno questo. Il mascara mi si fissa (con l’effetto panda). Corro all’ascensore per evitare i geloni sul naso. Lì riprendo a sudare modello disfunzione endocrinologa e quando arrivo al mio piano sono esausta.
Finalmente è arrivata, l’estate che ho aspettato per mesi. Che meraviglia. Adesso ho un altro ottimo motivo per dire che DOVREI STARE SOLO IN SPIAGGIA.
E’ LI’ CHE BISOGNA PASSARE LE GIORNATE.
Prima o poi scappo davvero.
Buona sudata a tutti.
giovedì 23 giugno 2011
numefàparlà....
La situazione era da film. Sala affrescata, lui e i suoi tecnici di fiducia.
Io accompagnavo persone normali che dovevano parlare con lui per un progetto.
Lui è un personaggio definirei "dell'orrore"
"Dottore... anselmi luisa...molto piacere sà..."
"comodi, comodi, che dovemo da avè le idee chiare qui che sennò se rischia de faconfusione (quando scrivo attaccato è perchè nel sentirlo non c'è pausa, è tutta un'unica parola)
"intanto benvenuti e come dire... noi adesso semoquìpefà andàvanti lprogetto...
Nun che a noiscepiasce de toje gnienteanesuno, ma bisogna che ci organizziamo..."
"si dottore e noi qui stiamo..."
"allora lo sapete già comevolemo procede, no? oraintanto voi non avete niente formalmente, e noi siamo qui pemette le coseapposto"
"sissì"
"allora entro quindiscigiorni medovetefirmàrdocumento, che poi si sistema tutto, si sistema"
"eh si, che così ce sistemiamo anche i nostri fiji"
"numefasciaparlà che nun vorrei dì cose cheme stanno scomode, chesedovessi accontentàtutti qui sarebbe n problema..."
"nonnò dottò noi semo contenti..."
"perchè io l'idee sce l'ho...penzavo de mette na fontana cotutti i colori... e sce butto pure du sirenedebronzo, cemetto, che l'ho comprate e ci starebbero bene..."
adesso. io non ho capito nè quello che diceva nè perchè lo diceva. io ero lì con dei numeri in mano, e la signora da tutelare. Lui aveva un sorriso durbans e parlava di sirenedebronzo e di cose che era meglio non dicesse (secondo me non sapeva neanche cosa dire).
Sono uscita dalla riunione con la colite, e ho capito che siamo in mano ad un manipolo di inetti narcisi e incompetenti.
ma vi giuro che ste sirenedebronzo le vorrei tanto vedere. devono essere il non plus ultra del kitsch.
venerdì 17 giugno 2011
Le Auai
Perché ho dormito molto male. Ieri ero presissima dai cavoli degli altri, come al solito.
Partendo dal presupposto che l’ansia è una mia compagnetta , e che il mio stomaco oltre ad ospitare cibi di varia natura (in questi giorni bacche e radici visto che sto a dieta da bimbabiafra) ospita anche il seme del male, che è un morso stretto che mi fa salire il diaframma e mi toglie un po’ il fiato, mantenendomi in uno stato di costante apnea con pensieri apocalittici al seguito, mi rendo conto che tutto questo non so bene come gestirlo.
Si perché quando sei un tipo ansioso e il tuo lavoro è quello di risolvere i problemi degli altri, tanti altri, le cose si complicano tantissimo.
Ognuno di noi crede che i propri problemi siano i più importanti. Legittimo. Se poi c’è una povera crista che te li deve risolvere è proprio finita.
“pronto, dottorè, a che punto siamo?” “allo stesso identico punto di un’ora fa, quando mi ha chiamata” “no perché volevo accertamme che sta a annà avanti…” “si, sto facendo i conteggi ma mi lasci il tempo di finire. Come ho avuto modo di dirle le farò pervenire il documento non appena ho terminato” “si però dottorè, me riccomanno, che questa è na cosa mportante, perché qui ce vojono fregà”.
E così si lavora in urgenza, sempre. E stanotte ho dormito male perché mi sono venuti i dubbi. I dubbi di aver tralasciato qualcosa, di aver sbagliato.
Non ho manie di onnipotenza, non voglio avere la vita delle persone tra le mani. Non voglio caricarmi di tutti i loro problemi. Perché si affastellano sui miei, e diventano una montagna insormontabile da scalare.
E così mi sogno le auai. O le figi. O i caraibi. E mi sogno di scappare. Un bel biglietto sola andata. Uno zaino in spalla, o anche meglio un bel trolley perché è vero che quando si sogna di scappare c’è sempre la tendenza a farlo low profile, con lo zainetto e vestita casual, ma è una banalità. Perché si può anche scappare vestita in modo decente e con una samsonite. No?
E poi cosa farò? Ma che ne so. Faccio quello che capita. Intanto mi bevo una birra bella fredda.
Poi mi faccio un bagno. Poi magari scopro che cercano una cameriera al baretto.
E poi se ci penso altro che auai. Vado fino a lì a fare la sguattera mentre tutti si divertono e fanno il bagno. Allora cosa faccio?
Vado in spagna. Solo che il mio spagnolo è peggio dell’italiano per i pakistani.
Insomma solo a pensare come scappare mi riassale l’ansia.
Non c’è via di fuga. Forse dovrei provare le droghe. Leggere, per carità, ma anche quelle medie. Perché no. Oppure potrei mettermi a letto. O di punto in bianco perdere la parola, è una cosa che mi sogno da anni. Svegliarmi e decidere di non parlare più. Che magari non è l’auai ma mi da un senso di sollievo. Non potendo parlare esci dal mondo professionale. Puoi solo scrivere, che per me va benissimo.
Poi penso che per alleviare tutto questo smottamento di flussi celebrali dovrei farmi un bel massaggio. E mi ricordo di colpo di una telefonata di un anno e mezzo fa.
Era una richiesta di aiuto. Una persona in difficoltà con un centro estetico per alzare qualche soldino necessario aveva fatto una grande promozione e vista l’urgenza ho partecipato, accaparrandomi ben 10 massaggi per una cifra più che accettabile.
Ora frugo come una matta… dove sarà il biglietto? Sarà ancora valido? Chiamo con un imbarazzo terribile… scusi, sa… è che non ero neanche a dieta… mi sembrava anche inutile far faticare le persone su un corpicione…. Ora invece… non è che…. Davvero? Che belloooo!
Attacco e richiamo. Prendo appuntamento per domani alle 17:30.
Mi faranno un massaggio antistress…. Non saranno isole tropicali ma intanto provo a domare quella bestia nello stomaco. Poi magari se divento anche un po’ figa chi lo sa che non mi ci porta hugh efner, alle auai.
martedì 14 giugno 2011
Pauerbalans
Poi il bello è che ce lo siamo comprati entrambi, io e il fidanzo. E costa un sacco di soldi.
Ma lui ne ha tratto i benefici già da subito, appena indossato. Mi ha detto che si sente “un po’ meglio”. Lui l’ha preso nero, xl, io rosa, xs. Non so perché me l’hanno dato così stretto.
Ho la mano un po’ gonfia ma l’equilibrio va meravigliosamente bene.
Però a me l’effetto ologramma è svanito, nel senso che il famoso tondino che sembra di alluminio cangiante, come gli ologrammi, si è sbiadito. Mi sa che mi lavo troppo.
Adesso per evitare che se ne vada completamente mi lavo una volta a settimana (toglierlo no, poi se cado?). Tanto comunque con la circolazione bloccata anche lavarmi non è facile, visto che ormai saranno 3 mesi che lo porto e la mano è diventata un manone alla shrek.
Poi il fidanzo si è disamorato del pauerbalans e se l’è tolto. Ho approfittato subito e me lo sono messo io. Ora ho l’effetto arrosto. Uno a metà braccio che stringe un po’ e la manona.
Adesso ho un equilibrio non solo fisico, ma anche mentale.
Per esempio mando a fan---o le persone con un aplomb da modella caucasica (non so come si comporta ma a scriverlo ti da proprio l’idea che la modella, per di più caucasica, fa molto elegant) (ciao, sono del caucaso). Cioè sorrido e dentro dico la sfilza di parolacce.
Poi in sella riesco a stare al semaforo tenendo uno dei due piedi sulla pedana. Prima iniziavo a mettere giù entrambe le zampe quando stavo per frenare (che poi è tanto brutto da vedere).
E poi mi sento molto chic. Perché c’è gente che se lo continua a comprare anche dopo che hanno detto che è una bufala. Quindi è fantastico. Faccio parte degli inguaribili sognatori, gli idealisti.
Speriamo che inventino una cavigliera che ti fa salire la chiappa modello brasiliana. Me ne metto due o tre a caviglia.
Equilibrata e con un culo da urlo.
lunedì 13 giugno 2011
la vita in un rettangolo
E’ così.
Oggi è lunedì, e già lavare il viso mi pesa. Poi il tempo è così e così, e ho fame, visto che sto a dieta da una settimana. Quindi già le cose sono piuttosto complicate.
E’ tutto il weekend che cerco il computer, perché venerdì, scappando dall’azienda, avevo deciso di portarlo con me. Una bella scampagnata fuori porta, ho pensato. Non si sa mai decidessi di usarlo, o se ne creasse l’esigenza.
Quindi mi carico cavi e cavetti e acchiappo il bambinello. Che per carità fa molto fico, eh, però pesa sempre circa 3 kg e qualcosa. Aggiungici il caricatore, il topo (maus) (si, scritto così, vabbè?), la pennetta, i due fascicoli su cui eventualmente rischierei di lavorare. Tutto in borsa che è enorme, ovviamente. E poi ho anche l’aipadde. Così è leggero. Che poi sommato agli altri gadget sembro un rivenditore di euronix. Io, la borsa, la sacca delle cose inutili portate in ufficio nei mesi (sì perché ci hanno chiesto di eliminare ciò che rende l’ambiente meno asettico), il casco gigante da palle spaziali, il maglioncino e il cavo dell’auricolare tutti insieme ce ne andiamo verso casa in sella alla puledra. Che poi mi sono dimenticata di dirvi che è la morosa di furia cavallo del uest. Comunque. Quando arrivo a casa distratta mollo tutto in giro.
Per il resto del fine settimana cerco il computer inutilmente. L’avrò lasciato in ufficio, come faccio quando sono presa da mille cose da fare e mi scappa anche pipì ma non ho voglia di calar le braghe.
Quindi stamattina dopo aver litigato con la spazzola e aver scelto la tristezza di pietanza che mi allieterà solo i villi intestinali (fesa di tacchino al forno in busta col colore del culo di un albino) decido di prendere posizione: il pc è in ufficio, ora basta andare lì e tutto si risolve. Nel frattempo ho controllato un po’ tutta casa e il bagagliaio della macchina (anche se non la prendo da una settimana) (non si sa mai, mi sento demente senile quindi il check dell’assurdo ci sta tutto).
Arrivo in ufficio e scopro che del computer non c’è traccia. In realtà lo sapevo. Mentre ero in sella mi si materializza la visione di una sacca da mare bianca finto vimini di plasticone resistente enorme. E’ lì, il maledetto. E’ che di sacche ne avevo 3, tra borsa, sacca rossa del tour operator di un viaggio di mia madre in polinesia (beata lei) del 1988 con dentro le cose inutili (3 paia di scarpe, una sciarpa di lana, due ombrelli, un paio di guanti, una tisana per fare la cacca, una cuffietta rotta e un tapperware con dentro un blob non meglio identificato).
La sacca bianca mi era proprio passata di mente. Sarà che matchava bene con il bianco sporco della puledra. Per cui anche in casa, passandoci davanti, non l’ho degnata di uno sguardo. (Oddio forse uno sì, con il sopracciglio arricciato pensando: che gusti di pupù quella lì a regalarmi una roba così kitsch!).
Quindi arrivo in azienda, chiedo a chiunque di stampare documenti per ricostruire uno pseudo gemello di documento necessario ed entro in riunione.
Due ore di passione e poi scappo a votare. E mi carico così, tanto per fare, un paio di fascicoli in più. Ho deciso, timbro prima e lavoro da casa, non retribuita. Tanto senza pc in ufficio ci fai poco. Al seggio tra poco mi danno duecento lire e mi mandano via.
Nel mentre mi ricordo del dentista. Quindi vado anche lì. E bevo mezzo litro d’acqua. La pipì incombe. Arrivo a casa e mi apparecchio una signora postazione. Caffè, sigarette, acqua, fascicoli e sacca bianca. Mi metto a scrivere e così come d’incanto mi viene un pensiero.
Uno di quei pensieri insoliti come scoprire di avere un gemello omozigote cresciuto a buenos aires.
Non è che ho qualcosa da fare in ufficio oggi pomeriggio?
Certo che si.
Quindi ariprenderò la puledra, mi riattraverserò roma per la terza volta, e mi siederò lì, con l’aria condizionata a palla, facendo finta di essere una persona composta. Dentro ho un marasma di parolacce e gesti volgari.
Oddio adesso se ripenso al millennium bug mi sento male. Il mondo è chiuso in un rettangolino di plastica e metallo che deve girare necessariamente con te.
Pensa se si rompe.
E comunque dimenticarlo significa fare sport.
Come diceva mia nonna, mitica: chi non ha testa ha gambe.
martedì 31 maggio 2011
denti bianchi? Si grazie!
che fumo lo sanno anche i muri di casa, e soprattutto. lo sa la mamma, lo sa lady tremaine che fuma più di me. persino il babbo ha ricominciato a spipacchiare. lo sa la nonna che nella vita ha fumato almeno due tir di ms. lo sa il fidanzato che ha la tosse grassa perenne.
lo so io che mi sveglio con il grasso che occlude le vene sul collo e il toracino come un bimbo biafra ma coperto da un corpone bello spesso che riveste tutto di carne.
ma la cosa brutta è quando lo scopre il dentista. oggi sono andata a farmi la pulizia dei denti.
premetto che il mio dentista potrebbe serenamente fare quello che fa le autopsie. E' sempre incazzato, brontola e tratta più o meno di merda la ragazza aspirina (sarebbe quella che tiene in mano l'aspirabava). arriva in quella stanzetta dove sei sdraiata e già intovagliata e con il fazzolettino in mano che ti chiedi "perchè me l'ha dato? lo devo stringere quando mi fa male oppure serve a tappare i fiotti di sangue? come funziona?"
dicevo arriva e io sinceramente mi aspetto che ti lavi le mani davanti a me. che ne posso sapere se due secondi prima di entrare ti ha dato prurito un'orecchio dentro? o comunque dovevi sistemare la julipet? (si perchè julipet mica fa solo i pigiami, fa anche le mutande. quelle con l'elasticone con scritte tipo julipet uomo, uomo macho, julipet fashion anderueir.)
vabbè almeno stavolta si mette i guanti di lattice. e poi scusa se devi stare chinato vicino alla mia faccia ti potresti anche dare una spuntatina al pelo del naso. capisco che non te ne posso fare una colpa, se ce l'hai, ma adesso hanno pure inventato la pennetta tritapeli. l'ho vista sia da auchan che su quel canale osceno di mediaset che ti vende anche la nonna di berlusconi. quel canale dove c'è quella coatta americana che fa strane torsioni con aggeggi improbabili che solo a guardarla mi fa male il costato. e poi certo che non sogno di diventare come lei.
insomma vabbè. apro la bocca. non dico che mi devi fare l'anestesia totale ma comunque ci sono mille altri rimedi... una passatina di ovatta e morfina, che ne so. invece gli dai giù di coso rumoroso e sento del dolore vero. io che non reggo nulla. sarà la paura. boh. poi dici sciacqua e vedo del sanguino. ecco. ora sanguino. ci penso subito "se gli distruggo lo studio per una banale pulizia dei denti pensa se mi dovesse mai curare un ascesso? resisto".
Provo a sopportare il fastidio sotto sopra a destra e sinistra. poi finalmente mette via l'arnese rumoroso. penso "ha finito". no. prende una sorta di capitan uncino, e a mano prosegue. Neanche fossi un'anfora da restaurare trovata in fondo al mare, con le cozze attaccate... a questo punto lo odio.
sciacquo di nuovo. penso che forse sto morendo dissanguata.
arriviamo al punto che cedo, mi lascio andare. chiudo gli occhi e cerco di immaginare una pizza tonda ai quattro formaggi. sì perchè ogni volta mi fissa all'ora di pranzo, e io ho una fame bestia. poi non ho neanche resistito e prima della visita mi sono fatta fuori un kellogg al cioccolato e due tuc al gusto pizza. poi mi sono accorta che avevo dimenticato lo spazzolino quindi ho tentato di simulare una pulizia istantanea con il famoso fazzoletto e sciacquando tipo ossessa.
alla fine prende la famosa pastella. che mi ricordo quando ero piccola sapeva di menta, era buona. ora fa cagare, sa di acido e sabbia e piscio di trota salmonata.
e poi non deve entrare negli occhi altrimenti ti viene l'effetto allergia da polline e gatto e acaro in un momento. occhio gonfio che pizzica a bestia. quindi io sono lì, sdraiata, con gli occhi strizzati e la bocca spalancata e nel frattempo mi si schizzetta tutta la faccia di microgranelli di pastina per i denti.... sciacquo ancora. solo che approfitto e mi ci lavo pure la faccia, col colluttorio.
oh. ora ho i denti durbans. che gnocca.
solo che ora mi fa male tutto, come se mi avessero menato sulle gengive. quindi magari sorrido domani.
ps. andando via, sempre scuro in volto, mi fa "fuma, sà! ti avverto, se fumi ora il dente assorbe tutto, perchè è pulito. almeno aspetta un paio d'ore".
me ne vado moggia. mangiare no, fumare neanche.
a sto punto ritorno dritta in azienda e provo a buttare due sorrisi a destra e sinistra.
mi sa che loro non l'hanno fatta la pulizia. accennano a una sorta di smorfietta e proseguono dritti.
il tempo
le previsioni del tempo per il mio compleanno sono incerte.
il tempo per fare manicure e pedicure non esiste.
il tempo per finire di scrivere ed entrare in riunione è ora.
il tempo per fare progetti sul futuro non è nelle mie mani.
il tempo di sognare è finito.
il tempo di crescere è passato.
il tempo di invecchiare ce l'ho davanti allo specchio.
il tempo di alzarmi e mandare a cagare tutti secondo me è più vicino di quanto si possa immaginare.
oh.
venerdì 27 maggio 2011
pronto?
comunque non era di questo che volevo parlare. anche se solo a pensarci mi metterei il capello a schiaffo, un maglia scollata con le pocce mezze di fuori, una gonna fasciante ma commoda, un mezzo tacco da tango e inizierei a ballare tutta focosa per il corridoio. un mix tra gennifer lopez, sciachira e nadia cassini e anita eckberg ai tempi d'oro. ok anche un pò cozza, volendo. ma col fuoco addosso.
dicevo. ero sul motorino a fare la lap dance latino americana quando mi sono guardata intorno. erano tutti alle prese con il cellulare. quello davanti a me ce l'aveva incastrato nel casco. quella accanto a me, in macchina, aveva l'auricolare ma con la mano teneva l'aifon all'altezza del volante come se stesse portando un vassoio di pasticcini. la ragazza di fronte si era sollevata il casco e parlava con una mano guidando il motorino. la famigliola al semaforo era guidata da una donna che smessaggiava tipo forsennata.
Un caso, ho pensato. no. al secondo semaforo, tra una spaccata in sella e un tacco punta ben piazzato alternato marciapiede asfalto marciapiede mi rigiro e la scena si ripete. poi una stronza quasi mi viene addosso, ma era al cell, non mi aveva vista.
insomma che tristezza. che tristezza. Abbiamo dimenticato cosa significa la solitudine. ma quella beata che ti consente di pensare. di guardare il mondo intorno a te. NOn stacchiamo mai. sempre a raccontare. ormai ci si chiama per nulla. "Lina, senti npò, ma n'è che gnente gnente l'artra sera hai notato che a Luiggi je rodeva?" "boh, numme pare" "no, perchè sai sto a annà a casa e me riviene n mente oo sguardo suo così, npò triste..." "Ah raffaè, ma come deve stà uno che la moje l'ha lasciato pe n'artro du giorni fà?" "e ciai ragione, ci. ma stavo ner traffico e m'è venuto n mente. ahò mo pare che s'è n pò sbloccato, te richiamo ar prossimo semafero".
il cellulare. il nostro migliore amico. facciamo una simulazione.
Arrivi presto ad un appuntamento. davanti ad un ristorante. c'è una panchina vuota. oggi e 10 anni fa.
10 anni fà arrivi e ti siedi. ravani nella borsa, prendi le sigarette, ti fumi la sigaretta mentre leggi gli scontrini buttati alla rinfusa.
oggi ti siedi, prendi la sigaretta e il cellulare. prima sms "sono qui davanti" (come se arrivando non si accorgano di te) poi una partitella. poi una telefonata per perdere tempo che terminerà nel momento in cui vedrai la persona con cui hai appuntamento. che orrore. la strumentalizzazione degli affetti.
Altro test.
Vai a prendere una persona sotto casa. 10 anni fà arrivavi, ti piazzavi in doppia fila, se eri diligente mettevi pure le 4 frecce, scendevi, cercavi il nome sul citofono, suonavi, con sorrisetto sentivi "scendo", ti rimettevi in macchina.
oggi mandi sms appena uscita di casa. poi nella migliore delle ipotesi sms due minuti prima "scendi" o alla peggio, detestabile, la telefonata. "oh, scendi che sono dietro l'angolo".
e poi dici che non ti vengono le emorroidi.
adesso vado a fare la lambada con il fascicolo.
giovedì 26 maggio 2011
pomodori col riso
mi sento "scucchiaiata". non tritata. quello sta per accadere ma ancora non è la mia ora.
speriamo che a bagno non ci mettano troppo aglio, mi rimane pesante da digerire.
domenica 22 maggio 2011
al cinema
e poi vorrei segnalarvi che ieri sono andata a vedere i pirati dei caraibi in 3 d.
Partiamo dal presupposto che a due anni mia madre si accorse che avevo un occhietto rosso, al mare, e alla fine si scoprì che ci vedevo come mister magù per cui ho iniziato presto a portare gli occhiali. non voglio dirvi che belle montature creavano per i bambini negli anni 70. marroni, spessi, di cellulosa. un vero orrore. comunque vabbè. il risultato è che devo portarli per forza, se voglio vedere i dettagli. non essendo miope posso anche permettermi di lasciarli in borsa per gli eventi "Social", ma se devo guidare/leggere/infilareilfilonell'ago/depilarmi/lavorarealcomputer/vederelatv etc mi trovo costretta ad inforcarli.
Non li amo. ma se vado al cinema in 3d mi sembra assurdo mettere gli occhialoni di plastica con le lenti polarizzate e poi non vedere bene i dettagli. per cui come per avatar scatta il doppio occhiale. che 1. non mi rende gran figa 2. pesa a bestia 3. non è comodo per niente e mi tocca stare a riposizionare la struttura ogni 3 minuti. insomma già partiamo male. comunque poi inizia.
penso che johnny depp sia un figo medio. nel senso che prima forse aveva un suo perchè, ma ora che gira nella vita come il capitano della nave faccio fatica a sopportarlo. bracciali e braccialini, gilet e camicie e i pantaloni uno su e uno giù con lo stivale da 1000 euro che porta come se fossero le clarks della serie "ah si i miei stivaletti da tutti i giorni". e poi si trucca. ora, sarei pure figo ma cazzarola prima di uscire ci metti 3 ore ad agghindarti per sembrare peones, trucco e parrucco compresi.
nel film oltre a un'esasperazione che forse piace ai bambini fa pure smorfie di continuo. le battute non mi fanno neanche sorridere. sembra la versione moderna di charlie chaplin. che a me non diverte (ora se volete prendetemi pure a sassate).
il film dura circa 3 ore. ho dormito proprio scomoda per circa 2 delle 3. quando mi svegliavo apparte gli inseguimenti non succedeva nulla di che. le sirene erano gran fighe, quello si. per il resto c'era pure il prete belloccio che si innamora. insomma boh. a dirvela tutta mi sembrava di stare al patibolo, quando hai sonno e devi lottare per tenere gli occhi aperti.
ma la chicca vera è l'esortazione prima del film. ti chiedono di spegnere il cell. giustissimo. ma è stato coniato un termine a me nuovo. e mi sono accorta che non sono più giovane.
"siete pregati di spegnere o SILENZIARE il cellulare"
silenziare? ok. o sono ignorante io o sono ignoranti loro. ma vi giuro SILENZIARE non l'ho mai mai mai sentito.
Scusa, silenziati. ora lo userò. mi silenzi un secondo la tv? ho silenziato il telefono, silenzia tuo figlio per favore. silenziatevi per favore.
siete tutti pregati di silenziarvi.
boh.
martedì 17 maggio 2011
martedì col vestito a fiori
avevo la riga orizzontale solita, sullo zigomo. i capelli da lavare (solo se guardati da vicino vicino o toccati), le gambe gonfie e male a un dente.
Adesso ditemi voi se la giornata parte bene. mi bevo 4 tazze di caffè e scopro che lo zucchero di canna non mi piace affatto, nel caffè della moka. è come se lo diluisse. quindi visto che ho finito il fruttosio mi attacco alla grande.
guardo la doccia con l'occhio sornione. mi lavo non mi lavo mi lavo.
opto per un si. l'acqua scorre tiepidina. di quelle temperature che se ti sposti impercettibilmente senti freddissimo. quindi l'unica soluzione è stare immobile.
ovvio che la doccia così dura dai 45 ai 78 secondi.
esco che mi sale il rodimento.
oltre che sporchi, adesso i capelli sono anche bagnati all'altezza della fronte e della nuca.
mi lavo i denti. dolore. sono 6 mesi che combatto e mi porto dietro un dente bacato e oggi vado di nuovo dal dentista. quasi quasi me lo strappo con le mani. ci sono sopravvissuti gli ominidi. vuoi che io non ce la farò?
mi vesto. e decido di mettere un vestito a fiori blu. sono super chic senza pretese. le forme si nascondono piuttosto bene e di sguincio sembro pure snella...
mi trucco e prendo la macchina per fare tutto un giro della morte casa del fidanzo casa mia cambio mezzo prendi puledra e poi dentista e poi ufficio.
mi sento bene. il cielo è a tratti blu, il capello l'ho praticamente cotonato e sembro una rock star. ho il rossetto ciliegia superlucido di quelli che diventi disabile: non puoi stare al vento, non puoi fumare, provarti cose nè mettere nulla vicino alla bocca. non puoi salutare col bacetto e se non stai attenta ti ritrovi il rossetto anche fuori dal contorno labbra, tipo silva coscina o ginona lollobrigida recenti.
festeggio. che cosa? l'inizio della mia rivoluzione.
come scrive giò in un commento...il 2012 è alle porte.
lunedì 16 maggio 2011
mercurio
Con il boccaglio rotto e la maschera lenta.
avete suggerimenti?
sabato 14 maggio 2011
vita tecnicolor
dunque.
una conference call direi che è marrone.
il lunedì in ufficio decisamente grigio scuro.
il martedì pure.
la riunione alle 2 di pomeriggio, quando notoriamente ho fame, marrone cacarella.
il convegno estivo nelle sale buie a porte chiuse color mattone.
il pomeriggio di sabato a farmi la tinta (necesaria) ai capelli un color grigio topo.
il sabato mattina col caffè davanti e il sole giallo acceso
ore rubate al lavoro per una passeggiata in centro arancione deciso.
una coppetta di gelato zenzero e cannella e cardamomo è decisamente verde mela.
fare pace con il fidanzato e conseguente abbraccio è rosso velluto.
un aperitivo con le amiche mentre cala il sole è lilla.
roma d'estate è blu elettrico, come il suo cielo.
rivedere mia cugina è un arcobaleno che parte dal giallo e arriva al viola, compreso il rosso, il bordeaux e il verde acceso.
il mal di testa dopo una sbronza è viola.
il mercoledì è sempre rosso e sempre lo sarà.
l'ultimo giorno prima delle ferie è bianco latte con venature di azzurro.
la sveglia naturale è celeste. (anzi direi celestiale)
una cena a lume di candela è viola e arancione
una risata fulminante di quelle che non riesci a trattenere è rosa fucsia a pois gialli
il cornetto algida o la coca cola ghiacciata d'estate è a righe bianche e blu.
una nuotata nel mare cristallino è l'arcobaleno.
le consegne e il lavoro che mi separano dalla libertè sono multicolor: tutte le sfumature della pupù.
giovedì 12 maggio 2011
Cheppaura!
Tutte le nostre paure.
Oggi lo prendo, visto che sono in treno, e ripenso al titolo. Le “nostre” paure. Insomma alla fine scava scava abbiamo tutti le stesse paure?
Boh. Per esempio alle elementari un’amichetta della mia amica del cuore aveva paura delle tartarughe.
Ora magari sarà un caso, ma possibile mai che le paure ci accomunino al punto che uno scrive un libro e tutti se lo comprano e tutti ci si ritrovano?
Allora visto che è così voglio fare un elenco delle paure. Parto da quelle banali:
Paura dell’aereo
Paura dell’altezza
Paura del buio
Paura dei ragni, dei serpenti, dei topi.
Paura dei cani, purtroppo.
Paura dei gatti (che delle volte è del tutto fondata)
Paura del mare
Paura delle catastrofi
Paura di morire
Paura del vuoto
Paura dei fantasmi
Paura di fallire
Paura di non piacere
Paura degli squali
Paura del brufolo assassino prima dell’uscita col fico del villaggio
Paura del cancro
Paura delle punture
Paura di essere menati
Paura della velocità
Paura delle folle
Paura degli spazi chiusi e/o aperti
Paura della vecchiaia
Paura del dolore
Paura di amare (questa poi davvero è quella che mi fa più incazzare)
Ma la verità è che ci sono paure fantastiche. Particolari. Direi in alcuni casi anche eccezionali.
Vediamo un po’…
Innanzitutto la mia amica Eleonora alle elementari aveva paura delle galline.
Non è da poco.
Poi c’è chi ha paura di chi ha le labbra sottili. Mica ho capito perché ma pare che chi ha le labbra sottili sia anche in qualche modo diabolico.
Paura delle strade fuori città. Ci sono persone che guidano benissimo in città ma si fanno prendere da veri e propri attacchi di panico appena appena arrivi a raccordo o tangenziale.
Sull’autostrada ce li porti quando vuoi fare loro una violenza.
Paura del rasoio. Non voglio immaginare le loro ascelle.
Paura dei nani. Dico già sono sfigati te pare che devono pure incutere timore? Eddai no!
Paura delle lucertole. Che proprio non si avvicinano, poracce.
Paura dei criceti. E già lì ci posso arrivare visto che sono simili ai topi.
Paura delle persone di colore. Questa è bella perché è simile a quegli ignoranti che sostenevano la diversità organica degli ebrei. Se una persona ha la pelle nera non ci può fare nulla, è comunque uguale a noi, e può decidere di fare qualcosa solo se è Michael Jackson (e comunque con scarsi risultati anche perché a me piaceva molto di più di colore).
Paura della nebbia. Questa ce l’ho pure io. La nebbia è inquietante, e quello che dico è ovviamente banale visto che ci hanno fatto anche un film
Paura di essere derubati. Questa in particolare è stupenda. Un continuo stato di ansia per le proprie cose e la propria casa. Metti l’allarme, i gioielli in banca, tieni stretta la borsa, e controlla chi hai intorno…
Paura di essere fregati in generale. “Eh ma te l’avevo detto, io che quello con quell’occhio furbo ci stava provando….” “amore, quello non ha l’occhio furbo, ma una cataratta”
Paura di infrangere la legge. Questi sono quelli più ligi e apprezzabili da una parte, dall’altra invece sono odiosi. Ad esempio non vuoi trovarti con uno di loro se cerchi parcheggio in centro di sabato pomeriggio. Non si fermerà mai parcheggiando in modo improvvisato.
Paura di essere fraintesi. Questa paura diventa davvero debilitante quando si estende al momento in cui hai raccontato una barzelletta… “no, cioè capito? Il salamino di Pierino in realtà… ahahahah…. Era capito cosa? Insomma il salamino non era vero salamino, ma il …. Capito ahahaha? Il pipolo, il pipino… insomma… ahahah capito no perché Pierino se l’era tagliato… ahahaha capito? Non il salamino ma il pipino… capito come, che la madre gli aveva dato i soldi…”
Paura delle formiche. Ecco secondo me se qualcosa devono suscitare semmai è o schifo, o fastidio. Ma paura no. Mi ricordo una volta, avrò avuto 9 o 10 anni. Ero in campagna da un’amica e stavamo risalendo una collina lungo un sentiero sterrato. Lei era dietro di me e quindi decisi di aspettarla. Mi piazzai nella tipica posizione di attesa. Mani sui fianchi con gomiti larghi, tutto il peso su una gamba e l’altra un po’ da ballerina, col piedino all’infuori. Mi piaceva pensare di essere leggiadra (pensare ho detto). Dopo poco mi sento il piede d’appoggio che formicola. Poca roba. Poi la caviglia e infine il polpaccio. Lei arriva, urla a bestia e mi scappa via. Mi guardo la gamba: era nera di formiche, che viaggiavano all’impazzata. Questi sono i casi in cui ti rendi conto quanto puoi essere veloce a debellare questa roba disgustosa. Diventi come i film di benny hill, che ogni tanto vanno in velocità.
Paura dei cotton fioc. Si. Esiste.
Paura dei tampax. Oh tranquille, non sono mica salamini finti. Niente. Ad alcune donne gli parli di tampax e svengono.
Paura di prendere la scossa. Questa poi ce l’ha il mio fidanzato. Per cui nei giorni in cui si avverte un che di elettrostatico non lo puoi avvicinare senza dargli preavviso e senza toccargli prima la mano. Sennò si incazza. Quindi niente smancerie. Per favore.
Paura di perdere qualcosa. E li vedi, che sono alle prese con continue ricerche. Apri la borsa, oddio dov’è il telefono, oddio ecco lo sapevo, ah no eccolo. E le chiavi? Oddio le chiavi, lo sapevo, ecco le ho perse, maronn’mia, come facciamo adesso? Ah no eccole….
Paura degli uomini in uniforme. Queste persone hanno una vita di inferno. Ogni volta che un vigile fischia o si avvicina gli parte la tachicardia. Quando vedono un posto di blocco neanche a parlarne. Sudano ogni volta che devono fare un controllo all’aeroporto e si sentono a disagio, e pregano, quando passano per il corridoio “nulla da dichiarare”.
Paura degli incidenti. Questo mi accomuna alla mia migliore amica. Sto in motorino e passo da una sensazione di libertà a una visione splatter del mio futuro subitaneo. Basta niente, una macchina che mi taglia la strada, io che volo giù dal guardrail, con tutti i dettagli sanguinolenti del caso.
Paura del commercio di organi. Questi se viaggiano si chiudono a chiave e mettono anche la sedia a bloccare la porta. La mattina controllano di non avere isolite cicatrici (non si sa mai gli avessero prelevato che so, un rene, un pezzo di fegato, il polmone, una cornea)
Paura di essere infettati. E’ una paura invalidante al 100%. Niente mezzi pubblici. In ufficio c’è il salto in bagno (a lavare ripetutamente le mani). Persino a casa non si sta tranquilli, figuriamoci poi se ci sono dei figli. Sono capaci di far adottare il pargolo per una scarlattina. Se sono stati a contatto con persone malate dopo poco sviluppano sintomi psicosomatici.
Paura di strozzarsi. Questa è la paura della mia figlioccia stupenda. E meno male che ce l’ha. Almeno sta attenta quando mangia. Io semmai ho più paura di strozzare.
Ora scappo che voglio approfittare del treno per dormire. Mi piace da matti, testa a ciondoloni, bocca aperta e dondolio. Tanto è un diretto quindi non salto neanche la stazione.