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martedì 31 maggio 2011

denti bianchi? Si grazie!

che male.
che fumo lo sanno anche i muri di casa, e soprattutto. lo sa la mamma, lo sa lady tremaine che fuma più di me. persino il babbo ha ricominciato a spipacchiare. lo sa la nonna che nella vita ha fumato almeno due tir di ms. lo sa il fidanzato che ha la tosse grassa perenne.
lo so io che mi sveglio con il grasso che occlude le vene sul collo e il toracino come un bimbo biafra ma coperto da un corpone bello spesso che riveste tutto di carne.
ma la cosa brutta è quando lo scopre il dentista. oggi sono andata a farmi la pulizia dei denti.
premetto che il mio dentista potrebbe serenamente fare quello che fa le autopsie. E' sempre incazzato, brontola e tratta più o meno di merda la ragazza aspirina (sarebbe quella che tiene in mano l'aspirabava). arriva in quella stanzetta dove sei sdraiata e già intovagliata e con il fazzolettino in mano che ti chiedi "perchè me l'ha dato? lo devo stringere quando mi fa male oppure serve a tappare i fiotti di sangue? come funziona?"
dicevo arriva e io sinceramente mi aspetto che ti lavi le mani davanti a me. che ne posso sapere se due secondi prima di entrare ti ha dato prurito un'orecchio dentro? o comunque dovevi sistemare la julipet? (si perchè julipet mica fa solo i pigiami, fa anche le mutande. quelle con l'elasticone con scritte tipo julipet uomo, uomo macho, julipet fashion anderueir.)
vabbè almeno stavolta si mette i guanti di lattice. e poi scusa se devi stare chinato vicino alla mia faccia ti potresti anche dare una spuntatina al pelo del naso. capisco che non te ne posso fare una colpa, se ce l'hai, ma adesso hanno pure inventato la pennetta tritapeli. l'ho vista sia da auchan che su quel canale osceno di mediaset che ti vende anche la nonna di berlusconi. quel canale dove c'è quella coatta americana che fa strane torsioni con aggeggi improbabili che solo a guardarla mi fa male il costato. e poi certo che non sogno di diventare come lei.
insomma vabbè. apro la bocca. non dico che mi devi fare l'anestesia totale ma comunque ci sono mille altri rimedi... una passatina di ovatta e morfina, che ne so. invece gli dai giù di coso rumoroso e sento del dolore vero. io che non reggo nulla. sarà la paura. boh. poi dici sciacqua e vedo del sanguino. ecco. ora sanguino. ci penso subito "se gli distruggo lo studio per una banale pulizia dei denti pensa se mi dovesse mai curare un ascesso? resisto".
Provo a sopportare il fastidio sotto sopra a destra e sinistra. poi finalmente mette via l'arnese rumoroso. penso "ha finito". no. prende una sorta di capitan uncino, e a mano prosegue. Neanche fossi un'anfora da restaurare trovata in fondo al mare, con le cozze attaccate... a questo punto lo odio.
sciacquo di nuovo. penso che forse sto morendo dissanguata.
arriviamo al punto che cedo, mi lascio andare. chiudo gli occhi e cerco di immaginare una pizza tonda ai quattro formaggi. sì perchè ogni volta mi fissa all'ora di pranzo, e io ho una fame bestia. poi non ho neanche resistito e prima della visita mi sono fatta fuori un kellogg al cioccolato e due tuc al gusto pizza. poi mi sono accorta che avevo dimenticato lo spazzolino quindi ho tentato di simulare una pulizia istantanea con il famoso fazzoletto e sciacquando tipo ossessa.
alla fine prende la famosa pastella. che mi ricordo quando ero piccola sapeva di menta, era buona. ora fa cagare, sa di acido e sabbia e piscio di trota salmonata.
e poi non deve entrare negli occhi altrimenti ti viene l'effetto allergia da polline e gatto e acaro in un momento. occhio gonfio che pizzica a bestia. quindi io sono lì, sdraiata, con gli occhi strizzati e la bocca spalancata e nel frattempo mi si schizzetta tutta la faccia di microgranelli di pastina per i denti.... sciacquo ancora. solo che approfitto e mi ci lavo pure la faccia, col colluttorio.
oh. ora ho i denti durbans. che gnocca.
solo che ora mi fa male tutto, come se mi avessero menato sulle gengive. quindi magari sorrido domani.
ps. andando via, sempre scuro in volto, mi fa "fuma, sà! ti avverto, se fumi ora il dente assorbe tutto, perchè è pulito. almeno aspetta un paio d'ore".
me ne vado moggia. mangiare no, fumare neanche.
a sto punto ritorno dritta in azienda e provo a buttare due sorrisi a destra e sinistra.
mi sa che loro non l'hanno fatta la pulizia. accennano a una sorta di smorfietta e proseguono dritti.

il tempo

il tempo di festeggiare il mio compleanno si avvicina.
le previsioni del tempo per il mio compleanno sono incerte.
il tempo per fare manicure e pedicure non esiste.
il tempo per finire di scrivere ed entrare in riunione è ora.
il tempo per fare progetti sul futuro non è nelle mie mani.
il tempo di sognare è finito.
il tempo di crescere è passato.
il tempo di invecchiare ce l'ho davanti allo specchio.
il tempo di alzarmi e mandare a cagare tutti secondo me è più vicino di quanto si possa immaginare.

oh.

venerdì 27 maggio 2011

pronto?

oggi stavo andando in azienda con la puledra. ho scoperto che il mio cellulare ha spazio per una manciata di canzoni. così ne ho caricata qualcuna e quando faccio il tragitto mi sparo un pò di musica a volume accettabile. e ogni volta faccio la stessa riflessione. io dovevo essere una ballerina. di quelle che fanno afro cubano, o latino. io dentro mi sento la maestra di ballo di sciachira. mi ritrovo sulla puledra che canto a voce alta alzando le spallucce alternate, col battito sul manubrio, i piedi in fremito. mi parte pure l'anca. insomma sono proprio sprecata per adagiare il mio culone latino pieno di ritmo sulla poltrona di pelle umana a farmi venire le emorroidi. perchè le emorroidi vengono eccome, a furia di schiacciare lo sfintere sulla sedia in preda ad ansia preoccupazioni e attacchi tachicardici. e ti vengono anche le vene varicose, perchè le gambe, di solito accavallate, ti si addormentano e ti si gonfia tutto modello sora lella.
comunque non era di questo che volevo parlare. anche se solo a pensarci mi metterei il capello a schiaffo, un maglia scollata con le pocce mezze di fuori, una gonna fasciante ma commoda, un mezzo tacco da tango e inizierei a ballare tutta focosa per il corridoio. un mix tra gennifer lopez, sciachira e nadia cassini e anita eckberg ai tempi d'oro. ok anche un pò cozza, volendo. ma col fuoco addosso.
dicevo. ero sul motorino a fare la lap dance latino americana quando mi sono guardata intorno. erano tutti alle prese con il cellulare. quello davanti a me ce l'aveva incastrato nel casco. quella accanto a me, in macchina, aveva l'auricolare ma con la mano teneva l'aifon all'altezza del volante come se stesse portando un vassoio di pasticcini. la ragazza di fronte si era sollevata il casco e parlava con una mano guidando il motorino. la famigliola al semaforo era guidata da una donna che smessaggiava tipo forsennata.
Un caso, ho pensato. no. al secondo semaforo, tra una spaccata in sella e un tacco punta ben piazzato alternato marciapiede asfalto marciapiede mi rigiro e la scena si ripete. poi una stronza quasi mi viene addosso, ma era al cell, non mi aveva vista.
insomma che tristezza. che tristezza. Abbiamo dimenticato cosa significa la solitudine. ma quella beata che ti consente di pensare. di guardare il mondo intorno a te. NOn stacchiamo mai. sempre a raccontare. ormai ci si chiama per nulla. "Lina, senti npò, ma n'è che gnente gnente l'artra sera hai notato che a Luiggi je rodeva?" "boh, numme pare" "no, perchè sai sto a annà a casa e me riviene n mente oo sguardo suo così, npò triste..." "Ah raffaè, ma come deve stà uno che la moje l'ha lasciato pe n'artro du giorni fà?" "e ciai ragione, ci. ma stavo ner traffico e m'è venuto n mente. ahò mo pare che s'è n pò sbloccato, te richiamo ar prossimo semafero".

il cellulare. il nostro migliore amico. facciamo una simulazione.
Arrivi presto ad un appuntamento. davanti ad un ristorante. c'è una panchina vuota. oggi e 10 anni fa.
10 anni fà arrivi e ti siedi. ravani nella borsa, prendi le sigarette, ti fumi la sigaretta mentre leggi gli scontrini buttati alla rinfusa.
oggi ti siedi, prendi la sigaretta e il cellulare. prima sms "sono qui davanti" (come se arrivando non si accorgano di te) poi una partitella. poi una telefonata per perdere tempo che terminerà nel momento in cui vedrai la persona con cui hai appuntamento. che orrore. la strumentalizzazione degli affetti.
Altro test.
Vai a prendere una persona sotto casa. 10 anni fà arrivavi, ti piazzavi in doppia fila, se eri diligente mettevi pure le 4 frecce, scendevi, cercavi il nome sul citofono, suonavi, con sorrisetto sentivi "scendo", ti rimettevi in macchina.
oggi mandi sms appena uscita di casa. poi nella migliore delle ipotesi sms due minuti prima "scendi" o alla peggio, detestabile, la telefonata. "oh, scendi che sono dietro l'angolo".
e poi dici che non ti vengono le emorroidi.

adesso vado a fare la lambada con il fascicolo.

giovedì 26 maggio 2011

pomodori col riso

oggi mi sento come la polpa dei pomodori per fare i pomodori col riso. dopo che hai scucchiaiato e prima di passarla, per aggiungerci il riso e lasciarlo a mollo.
mi sento "scucchiaiata". non tritata. quello sta per accadere ma ancora non è la mia ora.

speriamo che a bagno non ci mettano troppo aglio, mi rimane pesante da digerire.

domenica 22 maggio 2011

al cinema

tanto per iniziare la domenica il primo pensiero è rivolto al tempo che ora è bello e so già che nel pomeriggio peggiora, e quindi vorrei fare tutto quello che si può fare ora, velocemente, per recuperare le ore che mi vedranno costretta dentro casa o comunque non all'aria aperta.
e poi vorrei segnalarvi che ieri sono andata a vedere i pirati dei caraibi in 3 d.
Partiamo dal presupposto che a due anni mia madre si accorse che avevo un occhietto rosso, al mare, e alla fine si scoprì che ci vedevo come mister magù per cui ho iniziato presto a portare gli occhiali. non voglio dirvi che belle montature creavano per i bambini negli anni 70. marroni, spessi, di cellulosa. un vero orrore. comunque vabbè. il risultato è che devo portarli per forza, se voglio vedere i dettagli. non essendo miope posso anche permettermi di lasciarli in borsa per gli eventi "Social", ma se devo guidare/leggere/infilareilfilonell'ago/depilarmi/lavorarealcomputer/vederelatv etc mi trovo costretta ad inforcarli.
Non li amo. ma se vado al cinema in 3d mi sembra assurdo mettere gli occhialoni di plastica con le lenti polarizzate e poi non vedere bene i dettagli. per cui come per avatar scatta il doppio occhiale. che 1. non mi rende gran figa 2. pesa a bestia 3. non è comodo per niente e mi tocca stare a riposizionare la struttura ogni 3 minuti. insomma già partiamo male. comunque poi inizia.
penso che johnny depp sia un figo medio. nel senso che prima forse aveva un suo perchè, ma ora che gira nella vita come il capitano della nave faccio fatica a sopportarlo. bracciali e braccialini, gilet e camicie e i pantaloni uno su e uno giù con lo stivale da 1000 euro che porta come se fossero le clarks della serie "ah si i miei stivaletti da tutti i giorni". e poi si trucca. ora, sarei pure figo ma cazzarola prima di uscire ci metti 3 ore ad agghindarti per sembrare peones, trucco e parrucco compresi.
nel film oltre a un'esasperazione che forse piace ai bambini fa pure smorfie di continuo. le battute non mi fanno neanche sorridere. sembra la versione moderna di charlie chaplin. che a me non diverte (ora se volete prendetemi pure a sassate).
il film dura circa 3 ore. ho dormito proprio scomoda per circa 2 delle 3. quando mi svegliavo apparte gli inseguimenti non succedeva nulla di che. le sirene erano gran fighe, quello si. per il resto c'era pure il prete belloccio che si innamora. insomma boh. a dirvela tutta mi sembrava di stare al patibolo, quando hai sonno e devi lottare per tenere gli occhi aperti.
ma la chicca vera è l'esortazione prima del film. ti chiedono di spegnere il cell. giustissimo. ma è stato coniato un termine a me nuovo. e mi sono accorta che non sono più giovane.
"siete pregati di spegnere o SILENZIARE il cellulare"
silenziare? ok. o sono ignorante io o sono ignoranti loro. ma vi giuro SILENZIARE non l'ho mai mai mai sentito.
Scusa, silenziati. ora lo userò. mi silenzi un secondo la tv? ho silenziato il telefono, silenzia tuo figlio per favore. silenziatevi per favore.
siete tutti pregati di silenziarvi.
boh.

martedì 17 maggio 2011

martedì col vestito a fiori

oggi mi sono svegliata di nuovo storta.
avevo la riga orizzontale solita, sullo zigomo. i capelli da lavare (solo se guardati da vicino vicino o toccati), le gambe gonfie e male a un dente.
Adesso ditemi voi se la giornata parte bene. mi bevo 4 tazze di caffè e scopro che lo zucchero di canna non mi piace affatto, nel caffè della moka. è come se lo diluisse. quindi visto che ho finito il fruttosio mi attacco alla grande.
guardo la doccia con l'occhio sornione. mi lavo non mi lavo mi lavo.
opto per un si. l'acqua scorre tiepidina. di quelle temperature che se ti sposti impercettibilmente senti freddissimo. quindi l'unica soluzione è stare immobile.
ovvio che la doccia così dura dai 45 ai 78 secondi.
esco che mi sale il rodimento.
oltre che sporchi, adesso i capelli sono anche bagnati all'altezza della fronte e della nuca.
mi lavo i denti. dolore. sono 6 mesi che combatto e mi porto dietro un dente bacato e oggi vado di nuovo dal dentista. quasi quasi me lo strappo con le mani. ci sono sopravvissuti gli ominidi. vuoi che io non ce la farò?
mi vesto. e decido di mettere un vestito a fiori blu. sono super chic senza pretese. le forme si nascondono piuttosto bene e di sguincio sembro pure snella...
mi trucco e prendo la macchina per fare tutto un giro della morte casa del fidanzo casa mia cambio mezzo prendi puledra e poi dentista e poi ufficio.
mi sento bene. il cielo è a tratti blu, il capello l'ho praticamente cotonato e sembro una rock star. ho il rossetto ciliegia superlucido di quelli che diventi disabile: non puoi stare al vento, non puoi fumare, provarti cose nè mettere nulla vicino alla bocca. non puoi salutare col bacetto e se non stai attenta ti ritrovi il rossetto anche fuori dal contorno labbra, tipo silva coscina o ginona lollobrigida recenti.
festeggio. che cosa? l'inizio della mia rivoluzione.
come scrive giò in un commento...il 2012 è alle porte.

lunedì 16 maggio 2011

mercurio

Oggi, sarà il lunedì, ma mi sento come una palombara neofita immersa in una piscina di mercurio.
Con il boccaglio rotto e la maschera lenta.
avete suggerimenti?

sabato 14 maggio 2011

vita tecnicolor

se dovessi mettere i colori ai fatti della vita partirei dal ton sur ton.
dunque.
una conference call direi che è marrone.
il lunedì in ufficio decisamente grigio scuro.
il martedì pure.
la riunione alle 2 di pomeriggio, quando notoriamente ho fame, marrone cacarella.
il convegno estivo nelle sale buie a porte chiuse color mattone.
il pomeriggio di sabato a farmi la tinta (necesaria) ai capelli un color grigio topo.
il sabato mattina col caffè davanti e il sole giallo acceso
ore rubate al lavoro per una passeggiata in centro arancione deciso.
una coppetta di gelato zenzero e cannella e cardamomo è decisamente verde mela.
fare pace con il fidanzato e conseguente abbraccio è rosso velluto.
un aperitivo con le amiche mentre cala il sole è lilla.
roma d'estate è blu elettrico, come il suo cielo.
rivedere mia cugina è un arcobaleno che parte dal giallo e arriva al viola, compreso il rosso, il bordeaux e il verde acceso.
il mal di testa dopo una sbronza è viola.
il mercoledì è sempre rosso e sempre lo sarà.
l'ultimo giorno prima delle ferie è bianco latte con venature di azzurro.
la sveglia naturale è celeste. (anzi direi celestiale)
una cena a lume di candela è viola e arancione
una risata fulminante di quelle che non riesci a trattenere è rosa fucsia a pois gialli
il cornetto algida o la coca cola ghiacciata d'estate è a righe bianche e blu.
una nuotata nel mare cristallino è l'arcobaleno.

le consegne e il lavoro che mi separano dalla libertè sono multicolor: tutte le sfumature della pupù.

giovedì 12 maggio 2011

Cheppaura!

Ieri sono andata in libreria e mi sono comprata un libro sulle paure.
Tutte le nostre paure.
Oggi lo prendo, visto che sono in treno, e ripenso al titolo. Le “nostre” paure. Insomma alla fine scava scava abbiamo tutti le stesse paure?
Boh. Per esempio alle elementari un’amichetta della mia amica del cuore aveva paura delle tartarughe.
Ora magari sarà un caso, ma possibile mai che le paure ci accomunino al punto che uno scrive un libro e tutti se lo comprano e tutti ci si ritrovano?
Allora visto che è così voglio fare un elenco delle paure. Parto da quelle banali:
Paura dell’aereo
Paura dell’altezza
Paura del buio
Paura dei ragni, dei serpenti, dei topi.
Paura dei cani, purtroppo.
Paura dei gatti (che delle volte è del tutto fondata)
Paura del mare
Paura delle catastrofi
Paura di morire
Paura del vuoto
Paura dei fantasmi
Paura di fallire
Paura di non piacere
Paura degli squali
Paura del brufolo assassino prima dell’uscita col fico del villaggio
Paura del cancro
Paura delle punture
Paura di essere menati
Paura della velocità
Paura delle folle
Paura degli spazi chiusi e/o aperti
Paura della vecchiaia
Paura del dolore
Paura di amare (questa poi davvero è quella che mi fa più incazzare)

Ma la verità è che ci sono paure fantastiche. Particolari. Direi in alcuni casi anche eccezionali.
Vediamo un po’…
Innanzitutto la mia amica Eleonora alle elementari aveva paura delle galline.
Non è da poco.

Poi c’è chi ha paura di chi ha le labbra sottili. Mica ho capito perché ma pare che chi ha le labbra sottili sia anche in qualche modo diabolico.

Paura delle strade fuori città. Ci sono persone che guidano benissimo in città ma si fanno prendere da veri e propri attacchi di panico appena appena arrivi a raccordo o tangenziale.
Sull’autostrada ce li porti quando vuoi fare loro una violenza.

Paura del rasoio. Non voglio immaginare le loro ascelle.

Paura dei nani. Dico già sono sfigati te pare che devono pure incutere timore? Eddai no!

Paura delle lucertole. Che proprio non si avvicinano, poracce.

Paura dei criceti. E già lì ci posso arrivare visto che sono simili ai topi.

Paura delle persone di colore. Questa è bella perché è simile a quegli ignoranti che sostenevano la diversità organica degli ebrei. Se una persona ha la pelle nera non ci può fare nulla, è comunque uguale a noi, e può decidere di fare qualcosa solo se è Michael Jackson (e comunque con scarsi risultati anche perché a me piaceva molto di più di colore).

Paura della nebbia. Questa ce l’ho pure io. La nebbia è inquietante, e quello che dico è ovviamente banale visto che ci hanno fatto anche un film

Paura di essere derubati. Questa in particolare è stupenda. Un continuo stato di ansia per le proprie cose e la propria casa. Metti l’allarme, i gioielli in banca, tieni stretta la borsa, e controlla chi hai intorno…

Paura di essere fregati in generale. “Eh ma te l’avevo detto, io che quello con quell’occhio furbo ci stava provando….” “amore, quello non ha l’occhio furbo, ma una cataratta”

Paura di infrangere la legge. Questi sono quelli più ligi e apprezzabili da una parte, dall’altra invece sono odiosi. Ad esempio non vuoi trovarti con uno di loro se cerchi parcheggio in centro di sabato pomeriggio. Non si fermerà mai parcheggiando in modo improvvisato.

Paura di essere fraintesi. Questa paura diventa davvero debilitante quando si estende al momento in cui hai raccontato una barzelletta… “no, cioè capito? Il salamino di Pierino in realtà… ahahahah…. Era capito cosa? Insomma il salamino non era vero salamino, ma il …. Capito ahahaha? Il pipolo, il pipino… insomma… ahahah capito no perché Pierino se l’era tagliato… ahahaha capito? Non il salamino ma il pipino… capito come, che la madre gli aveva dato i soldi…”

Paura delle formiche. Ecco secondo me se qualcosa devono suscitare semmai è o schifo, o fastidio. Ma paura no. Mi ricordo una volta, avrò avuto 9 o 10 anni. Ero in campagna da un’amica e stavamo risalendo una collina lungo un sentiero sterrato. Lei era dietro di me e quindi decisi di aspettarla. Mi piazzai nella tipica posizione di attesa. Mani sui fianchi con gomiti larghi, tutto il peso su una gamba e l’altra un po’ da ballerina, col piedino all’infuori. Mi piaceva pensare di essere leggiadra (pensare ho detto). Dopo poco mi sento il piede d’appoggio che formicola. Poca roba. Poi la caviglia e infine il polpaccio. Lei arriva, urla a bestia e mi scappa via. Mi guardo la gamba: era nera di formiche, che viaggiavano all’impazzata. Questi sono i casi in cui ti rendi conto quanto puoi essere veloce a debellare questa roba disgustosa. Diventi come i film di benny hill, che ogni tanto vanno in velocità.

Paura dei cotton fioc. Si. Esiste.

Paura dei tampax. Oh tranquille, non sono mica salamini finti. Niente. Ad alcune donne gli parli di tampax e svengono.

Paura di prendere la scossa. Questa poi ce l’ha il mio fidanzato. Per cui nei giorni in cui si avverte un che di elettrostatico non lo puoi avvicinare senza dargli preavviso e senza toccargli prima la mano. Sennò si incazza. Quindi niente smancerie. Per favore.

Paura di perdere qualcosa. E li vedi, che sono alle prese con continue ricerche. Apri la borsa, oddio dov’è il telefono, oddio ecco lo sapevo, ah no eccolo. E le chiavi? Oddio le chiavi, lo sapevo, ecco le ho perse, maronn’mia, come facciamo adesso? Ah no eccole….

Paura degli uomini in uniforme. Queste persone hanno una vita di inferno. Ogni volta che un vigile fischia o si avvicina gli parte la tachicardia. Quando vedono un posto di blocco neanche a parlarne. Sudano ogni volta che devono fare un controllo all’aeroporto e si sentono a disagio, e pregano, quando passano per il corridoio “nulla da dichiarare”.

Paura degli incidenti. Questo mi accomuna alla mia migliore amica. Sto in motorino e passo da una sensazione di libertà a una visione splatter del mio futuro subitaneo. Basta niente, una macchina che mi taglia la strada, io che volo giù dal guardrail, con tutti i dettagli sanguinolenti del caso.

Paura del commercio di organi. Questi se viaggiano si chiudono a chiave e mettono anche la sedia a bloccare la porta. La mattina controllano di non avere isolite cicatrici (non si sa mai gli avessero prelevato che so, un rene, un pezzo di fegato, il polmone, una cornea)

Paura di essere infettati. E’ una paura invalidante al 100%. Niente mezzi pubblici. In ufficio c’è il salto in bagno (a lavare ripetutamente le mani). Persino a casa non si sta tranquilli, figuriamoci poi se ci sono dei figli. Sono capaci di far adottare il pargolo per una scarlattina. Se sono stati a contatto con persone malate dopo poco sviluppano sintomi psicosomatici.

Paura di strozzarsi. Questa è la paura della mia figlioccia stupenda. E meno male che ce l’ha. Almeno sta attenta quando mangia. Io semmai ho più paura di strozzare.

Ora scappo che voglio approfittare del treno per dormire. Mi piace da matti, testa a ciondoloni, bocca aperta e dondolio. Tanto è un diretto quindi non salto neanche la stazione.

martedì 10 maggio 2011

lo smalto

Lo smalto

Ci sono diversi tipi di smalto. Quello dei denti, quello per le unghie, quello della vasca da bagno, quello che invece di essere una cosa è una qualità. “quella ragazza ha smalto”.

Partendo dal primo.
Oggi sono stata dal dentista. La cosa era partita perché volevo fare una banale pulizia dei denti, invece ho approfittato per dirgli che ho un dolore atroce da circa 6 mesi, e cioè da quando mi ha devitalizzato un dente. Lui ha come al solito sbuffato. Non l’ho mai visto felice, quell’uomo. Te credo. Vive la maggior parte della sua vita davanti a bocche disastrate, con la luce sintetica e con un copri soffitto orribile fatto a cerchietti di plastica. Anche io sbufferei. E comunque mi dice che il dolore che sento, che parte dalla guancia e arriva al dente, proprio quello lì, non è collegato alla devitalizzazione. Cioè. I casi strani della vita vogliono che mi si infiammi un nervo sulla faccia , all’altezza del sottozigomo, e che il dolore si irradi proprio sul dente devitalizzato, e che tutto abbia inizio subito dopo la devitalizzazione ma la cosa è una pura, purissima, cristallina e banale coincidenza.
Non so perché ma non mi ha convinta. Per cui gli chiedo, dopo aver sbuffato, di riaprirmi la cura canalare. E così ha fatto. Anche esclamando, sempre seccato, “c’è un po’ di pus. Strano.”
Anzi, per ricostruire: sbuffo. Spillo nel dente, scartavetrata, sguardo, frase, sbuffo.
A quel punto ho deciso di rimandare la pulizia dei denti. Perché con una guancia in fiamme e un dente che a seconda delle interpretazioni è vivo o morto (lui dice morto, io dico vivo finchè sento dolore) mi sembra da ipocrita girare col sorriso durbans.
Quindi allo smalto bianco ci si pensa poi.

Secondo.
Non so mettermi lo smalto. Non lo so mettere. Neanche la pellicola protettiva. Anzi mettere la so mettere. Ma poi si scacca tutto. La scorsa settimana avevo fatto le cose per benino. Prima la base, poi due mani di rosso finto scianel, poi una passata di veleno che pare asciughi in fretta tutto. Sono stata circa un quarto d’ora con le manine da focomelica, inerte sul divano e ogni tanto accennavo a una soffiatina. Dopo mezzora iniziavo a muovere i primi passi. Tutto con i polpastrelli, stile Edward Mani di Forbice. E poi ovviamente la mia attività era limitata a poche cose, semplici. Bere, fumare una sigaretta accesa da altri. Vietato toccare capelli, cani, tessuti di qualsiasi natura. Vietato aprire scatole, frugare nella borsa. Anche rispondere al cell aveva i suoi rischi. Innanzitutto è un attimo che ci finisce il capello assassino. Basta un niente e zac. Striscia.
Comunque alla fine appoggiando leggermente le labbra sopra al mignolo facevo il test e poi riprendevo la vita normale. Una piccola distrazione… e via. Pollice con sgommata di smalto, dito medio con smalto opaco, indice con angolo color unghia.
Insomma uno sforzo inutile.

Terzo.
Lo smalto. Quanto odio gli aloni nella vasca da bagno. Ma a casa si diceva che il cif corrode. Quindi panno e acqua bollente e un detergente delicato. E fin qui tutto bene. Poi una volta mi si tappa il lavandino. Questo non lo dimenticherò mai. Avevamo un problema di pendenza dei tubi. Per cui si otturava tutto, dalla cucina al bagno. Un casino. Per cui avevamo trovato la soluzione dei signori che sturano. Arrivano con un marchingegno di aria compressa e sparano a tutta potenza. Solo che per evitare spurghi strani ci dovevamo dividere. Mia madre tappava il lavandino della cucina, io quello del bagno. I signori erano attaccati alla valvola, sempre in cucina. Ci mancava qualcuno che stesse in piedi, sopra lo straccio, nella vasca da bagno. Pensammo di chiedere alla vicina. Una giornalista molto chic, affermata e distinta. Lei si prestò, convinta di perdere i classici 5 minuti. Gli idraulici diedero il via. Si sentì un gran rumore e poi l’esplosione. Non feci in tempo a girarmi che la vasca letteralmente esplose, e la giornalista me la ritrovai completamente zuppa di una melma disgustosa. Anche il soffitto era sporco e io stavo per morire. Ridevo talmente tanto che mi dovetti accasciare a terra per evitare plin plin. Lei accettò le scuse mortificate di mia madre che nel frattempo mi fulminava con lo sguardo e se ne andò, puzzolente e schifosa. A quel punto presi l’iniziativa e versai nel tappo nella vasca uno spurgante doc. ci fu il rigurgito. Lo smalto della vasca venne letteralmente cancellato dalla nostra vita. Mia madre quasi pianse. Alla fine a ripensarci ancora ridiamo.

Quarto.
Mi sa che me lo sono inventato, lo smalto come qualità. Sono una persona insicura così prima di buttare giù qualcosa ho guardato su internet e di smalto come dote non ho trovato nulla.
Ma io mi sento proprio di averlo, quello smalto lì.
Si, sono energica, positiva, molto felice di base. Insomma, una con lo smalto da vendere.
A domani.

lunedì 9 maggio 2011

mi me fo li casi mei

mi, me fo li casi mei.
così diceva il saggio.
perchè ci sono delle cose che mi fanno ingrossare la safena. mi fanno venire la piorrea, la diarrea e la cistite. mi fanno ingrossare il fegato e irritare il colon. mi fanno smagliare le calze e le tette. mi fanno impataccare la camiciola di seta appena ritirata dalla tintoria. mi fanno l'effetto dei capelli bagnati con la tramontana invernale. mi fanno venire il brufolo dentro la narice. mi fanno sentire come quando ti ingrassi e il jeans ti stringe a morsa la coscia destra. mi fanno venire i piedi alla sora lella. mi increspano i capelli, mi fanno scoppiare il capillare nell'occhio. mi fanno l'effetto gessetto sulla lavagna. mi fanno stare come quando dopo aver mangiato lo yogurt mi accorgo che era scaduto da 3 settimane.
come quando ti sogni la pasta al sugo e scuoci lo spaghetto. come quando la notte ho sete e non c'è acqua da bere. come la sabbia nel costume da bagno altezza chiappe mentre mangi a pranzo sulla sedia di plastica. come le calze di lana a coste di quando ero piccola. come quando ti si rompe un solo ferretto del reggiseno, che non sai che fare e hai una tetta su e una giù. come quando sbucci l'aglio e ti puzzano le mani per giorni. insomma ci sono cose che digerisco come la peperonata dentro la bagnacauda ripiena di trippa e fegatelli con tre rognoni e le piume di piccione. tutto fritto e senza malox a portata di mano.

e sono:
i pettegolezzi.
le persone che si riempiono di fatti d'altri.
chi dice "si, ma..."
chi cerca disperatamente il pelo nell'uovo.
le persone fissate con la bellezza.
chi non sa vivere senza shopping.
chi non è in grado di ascoltare.
chi bisbiglia nell'orecchio.
gli inside jokes davanti a terzi.
gli sguardi rimproveranti.
chi bestemmia.
chi non mette in conto gli imprevisti.
le donne che tra loro si chiamamo samy simy lamy niny ily
gli uomini con i pantaloni a vita altissima e magari anche di colore improbabile
il pessimismo cosmico e il disfattismo (domani tanto pioverà, non mi dimagrirò mai, non gli piacerò mai...)
il riporto,
il sarcasmo gratuito che spiazza i timidi
i gruppetti di persone che ti fanno sentire un'aliena e finisci col fumare e guardare il display del cellulare sperando che ti arrivino messaggi.
gli uomini accompagnati che ammiccano vaghi guardandoti le tette. bastardi.
ora devo tornare a produrre soldi (che non diventeranno miei se non in piccola parte) per far girare un mostro di sistema che vede tutti insoddisfatti.

cacchio ma non potevo nascere nella casa nella prateria?

sabato 7 maggio 2011

Dolmen ti odio

Dolmen non è un supereroe.
Non è una figura mitologica né un totem indiano.
È uno stronzissimo guardaroba dell'ikea. Una delle due cose che non si monta semplicemente seguendo le istruzioni. È una rogna infinita, che se non hai pazienza, forza, fisico atletico e intelligenza suprema, oltre a un occhio da ingegnere e nozioni matematiche è impossibile montare. E quindi sto passando il mio weekend entrante tra martelli, avvitatori e parolacce tra me e un uomo sudato, nevrastenico, insopportabile e sfinito che prima del dolmen era il mio fidanzato.
Consiglio: se volete far durare una storia fatevi il pax.
Cazzuola.

giovedì 5 maggio 2011

mi son paranoia

ieri mi chiama l'amica del cuore e mi dice che ha fatto il tampone alla gola e che sia lei che i figli hanno lo stafilococco.
Io non so neanche cos'è ma mi sembra comunque una cosa gravissima. le chiedo immediatamente come si trasmette e mi dice "con la saliva".
la mia mente, invece di preoccuparsi per lei e i bimbi, ripercorre tutti gli incontri da qui a natale scorso. ed inesorabilmente mi vedo condividere la birretta, il bicchiere di vino e la mezza sigaretta.
"e che sintomi ha?" "boh, spossatezza, mal di gola, febbretta... ma poi dipende, io per esempio mi sento bene! oddio, magari un pò spossata ma bene"
eccola lì. circa 1 mese fa ho avuto la febbre. ma non quella seria, con 38 o 39. no, quella a 37,2, per una settimana, fino a che non mi sono stufata di provarla. Spossatezza? io sono distrutta. altro che spossata. e poi non parliamo dei brividi. che ho sempre, ovunque. e poi da quando ci ho parlato ne ho perfino di più. una massa di peli dritti che sembra che ho preso la scossa.
e poi il sonno. e il maldigola. ci sarà, tra i sintomi? ecco, mi controllo i linfonodi. che non so neanche bene dove siano ma me li controllo ugualmente. e poi i brufoli. si perchè su internet c'è scritto che se ti viene lo stafilococco ti vengono i brufoli. capirai, col fegato che mi ritrovo vai a risalire...sarà la tavoletta di cioccolato di ieri, il pacchetto di ringo al cacao di stamattina o i litri di vino della scorsa settimana? ah, forse è tutto un insieme...
e poi mi bruciano gli occhi. e la mattina mica mi alzo come un grillo, no no.
"e dimmi, tu che ti senti" chiedo apprensiva. "non ho sintomi". ecco, a questo punto mi sento del tutto contaminata. se lei ce l'ha senza sintomi, io, con tutti questi evidenti segni di malattia, non posso non averla.
allora andrò a farmi il tampone. e per fare le cose con precauzione quasi quasi mi metto a letto da ora. con la borsa dell'acqua calda.
perchè io non sono una paranoica. no no. per niente. ma qui il corpo parla chiaro.
io che uondeuoma mi fa una ricca sega di sicuro ho qualcosa dentro che lotta contro i miei anticorpi. perchè di solito spacco tutto, mai una linea di febbre, una tossetta, un naso a mocciolo. cassarola. da ora in poi vorrei anche eliminare le parolacce dal mio blog. quindi cassarola mi sembra perfetto per esclamare in modo incisivo. tanto poi si capisce che voglio dire altro.
da quando ho parlato con lei mi sono anche accorta che ho iniziato a trascinare i piedi per il corridoio del mio piano. incredibile ma vero. praticamente pattino. sono carolina, quella che pattina e che fa una pubblicità di uno sfigato terribile che pattina sul grano, o qualcosa del genere.
(comunque per me la più triste è quella della kinder fetta al latte. con fiona may. primo: ma fiona may chi se la fila. secondo ci dobbiamo sorbire pure la figlia. a sto punto è come ammettere l'onta della fama di sidney rom o don lurio. solo noi in italia creiamo i miti dal nulla. fiona che dà la fetta al latte alla creatura. ma sti caspiti. (ecco, coperta un'altra parolaccia).
ti pare, io qui malata con i cocchi che incombono e probabilmente stanno facendo un party ballando sulle piastrine, fregando i globuli bianchi e flirtando con le globule rosse... e in tv fiona ci fa vedere, dopo due anni che dà fetta al latte alla ragazzina, che è di nuovo incinta. un pò di rispetto per chi è infetto, caspita).
e di colpo mi sento le forze venir meno. su internet c'è scritto anche "calo ponderale". ecco quello no, quello non l'ho riscontrato. ma potrei essere il tipico caso anomalo, te pareva.
come per la tiroide. io se mai ho problemi mica divento iper. neanche per sogno. divento ipo. ipo-potamo.
casssso.
ora scappo che mi sono fatta venire a prendere dall'ambulanza. non si sa mai.

mercoledì 4 maggio 2011

Latrati, carezze e gravidanze giornaliere

Oggi l'umore mi "altalena".
non si dice ma rende perfettamente l'idea. Ho letto post delle mie blogger preferite e mi rendo conto sempre di più che il mio blog, fatto solo di stronzate, è un modo per carezzarmi l'anima con un sorriso. eppure delle volte vorrei scrivere cose serie. la verità è che in passato ho aperto un blog dove immancabilmente mettevo in gioco cose mie. e alla fine ho pensato che la voglia di condividere con un mondo sconosciuto andava represso, per come sono fatta. quindi da qui l'idea di cubois. dove quando rileggo inevitabilmente un pò ridacchio, e vedo quella parte di me che è colorata.
oggi sono particolarmente tesa. da cosa me ne accorgo? dalla giacca. me la sono comprata in saldo. Era costosissima ma quando la tocchi godi. morbida come un maglione, leggera ma calda. interno fucsia. avvitata che smagrisce. due bottoni. oggi il secondo verso la pancia non lo chiudo per colpa di una colite spastica che mi rende gravida.
a vedermi sembro davvero una bella donna al quinto mese. solo che ho un bebè fatto di gas, di rospi da ingoiare, di urli strozzati che si fermano alla laringe.
quindi conto di andare a pranzo con un'amica che non vedo da anni e spero di distrarmi, anche se dovrò controllare le parole perchè non è bello vedere qualcuno e al "come stai" già storcere il naso. per stasera conto di stare al settimo mese, poi andrò a letto e partorirò un bel bebè di 4 o 5 chili di aria compressa. chissà se mi assomiglia.
o se prende la forma del palazzo dove lavoro, o del collega testadiminchia che fa il pierino. o del documento che ho prodotto tagliuzzandomi e scrivendolo col sangue. o degli appuntamenti che ho fatto e dei conti che non tornano.
comunque sarà bello perchè domani avrò di nuovo la pancia pronta ad una nuova gravidanza. che di nuovo durerà quelle 16 ore. e darò alla luce un nuovo bebè.
ma: non mi devo tirare il latte, non devo cambiare pannolini, non assisto a coliche dell'infante che piange 5 ore di seguito. non litigherò col mio compagno sui massimi sistemi educativi, non mi si macchieranno i vestiti di rigurgito.
I lati positivi ci sono.
i latrati dei colleghi, che per ora ringhiano ma ancora non sono riusciti a mordere, li sento e guardo e passo.
Le carezze me le faccio scrivendo stronzate, e ridendo con le amiche di sempre.
buona giornata da una primipara attempata super fertile.

lunedì 2 maggio 2011

uiggliammecheit annatevelaapijànsaccoccia.

PREMESSO CHE:

i jeans non mi entrano da tempo;
mi sono fatta lo shatush (non lo so scrivere ma in sostanza ti cotonano la testa e ti ci spalmano il più banale dei decoloranti) e ora sono a frezze arancio-zingaro dopo l'estate.
il mio uomo si smessaggia più con la ex di 10 anni fa che con me. e a lei la chiama beibi. a me non mi chiama proprio.
di matrimonio non subodoro neanche il mezzo tacco delle scarpe scomode delle spose.
di verette e diademi ho solo quelle che vedo sui giornali di moda (sai, cartiè, tiffani, quelle puttanate un diamante è per sempre).

CONSIDERATO CHE:
ho quasi 40 anni e le ovaie mi smadonnano che si sono rotte i coglioni di ovulare invano.
vedo rughe come il cardo e il decumano proliferare sul volto e la mattina quando mi sveglio non ho più la faccetta da sonno ma la faccia di una distrutta alcolista dopo che l'hanno menata.
lavoro per farmi trattare di merda da personaggi sfigatissimi che non sanno neanche dove sono (e peggio, cos'è) eurodisney e lo zucchero filato.
non sono nè intelligentissima nè bellissima nè simpaticissima nè magrissima, nè grassissima, nè buonissima, nè cattivissima. bensì (bello bensì, proprio antico) una donna media, di media età, di meglia taglia, di medio tutto. compreso il dito medio che schiero fiera.
ogni domenica penso al giorno dopo e nella testa cerco solo un posto sicuro in cui rifugiarmi invece di dover affrontare (inevitabilmente) i cinque giorni che mi si prospettano prima del sabato seguente.
kunta kinte e la schiava isaura secondo me si sono accoppiati e sono nata io poi siccome erano poveri mi hanno lasciato a miss pony e invece di restare con candy candy (che magari ci scappava pure il treschino con quel fico di terence) mi ha mollata a babbo e mammà che poi dopo 6 mesi hanno litigato e papà se n'è pure andato di casa.
con i soldi che guadagno col cazzo che ci scappa anche solo un cerchione della bentley della regina elisabetta
non ho la sorella bona che mi porta all'altare col vestito culofasciante.
il mio uigliam lo trovo sempre in tutone sul divano altro che giacchetta rossa e guantino. però il mio i capelli ce l'ha. mica il pel gattino con la chierica che ho visto in tv.
io se esco nuda per strada con un palo nel culo rischio solo di essere arrestata. sui giornali non scrivono una riga.
stasera tra un pò piove e non mi viene a prendere nessuno e mi bagno sicuramente.

CHIEDO:
A uigliam e cheit d'annà a farsi un giro del mondo fino ai miei cinquant'anni, perchè fanno sembrare tutto così cenerentola e il principe, biancaneve e il principe, la bella addormentata nel bosco e il principe... (loro sò zoccole e lui un puttaniere, poi, se ci pensi)
e tutto il resto sembra tutto così triste e banale e normalissimo e privo di poesia.
eccheccavolo.
però non abbiamo considerato che magari uigliam ha la dermatite seborroica e gli puzza il pelgattino.
lei potrebbe avere le vene varicose, da grande. magari la safena manco le funziona bene.
entrambi hanno l'alitosi. la regina è lesbica e se la fa con la sorella bona di lei, harry è pornodipendente e carlo e camilla sono due fissati col bondage.
insomma mica è tutto oro quel che luccica. che cavolo.
ci sono cose nascoste. l'aerofagia, la flatulenza. i piedi che iperproducono cadaverina, i vizi tipo onicofagia o dita nel naso.

SFATIAMO STO MITO DEL PRINCIPE AZZURRO E DELLA PRINCIPESSA, CHE MI FANNO SOLO VENIRE LE MADONNE.
a me basterebbe scappare lontano con il mio uomo che mi guarda negli occhi e non mi lascia mai più.