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lunedì 29 novembre 2010

TERMACHEER

solo due righe per dare una voce sul termacheer.
sembrano ali di angelo nano, sono di garza con dei pallettoni che spuntano tipo enormi bubboni, da cui si intravede il neretto.
apri la scatola, tiri fuori una busta di alluminio e apri tutto. stacchi l'adesivo e te lo piazzi dove ti pare. e dopo pochi minuti le ali di angelo nano iniziano a scaldarsi. e si scaldano, scaldano scaldano scaldano scaldano.
io me le sono piazzate sul collo/spalle. non mi muovo dal torcicollo e ora ho l'effetto borsa dell'acqua calda incollata tra capo e collo. una sensazione meravigliosa. da provare a prescindere dal dolore che si prova. intanto mi sento più buona, e poi mi sento come se qualcuno mi stesse abbracciando perennemente. meraviglioso, consiglio a tutti. mentre me ne vado in giro con l'aria da stronza snob mi godo il calduccio sulle spalle. chi mi vede pensa "ecco è arrivata ma chi ti credi di essere? cacini?" altro che cacini. ho passato la notte a cercare di capire come/dove/perchè girarmi e poi ho fatto una tarantella tra cuscino/noncuscino, per poi chiedere al fidanzato "mi alzi per favore?".
sono nata col difetto, io. capita, ma serve solo ad acuire altre doti (per esempio, anche se sembra un difetto ho la pianta dei piedi larga, che dà equilibrio, come sampei).
e poi ci sento davvero bene. e so mettere una gamba dietro la testa, se mi riscaldo un pò. tutte doti utilissime. poi che altro... so scrivere il mio nome con destra e sinistra, so piegare la falangetta dell'indice, so una poesia a memoria e so fare le sciarpe (e sono quelle) a maglia un dritto e un rovescio. so fischiare aspirando, so battere le ciglia velocissime, so dire cosa voglio per colazione in tedesco, so stappare la birra con l'accendino, so fare fantastici massaggi ai piedi e so tagliare i capelli a caschetto. so mettermi il rossetto senza guardarmi allo specchio e so afferrare le cose con i piedi. so mettermi pure una tazzina da caffè in bocca ma devo essere particolarmente ispirata. so bere un litro e mezzo d'acqua a sorsate senza pausa e so anche fare numero due arrampicata sul water. poi so addormentarmi in 1 minuto e pisciarmi sotto davanti a tutti, se c'è troppo da ridere.
Sono piena di qualità, insomma. solo che fisicamente sono, come se dice a roma, fracica.
quindi per le doti grazie mammà e grazie papà,
per i difetti...grazie dermacheer.

Odio...

ODIO
- Odio quando mangio i baci perugina e i pezzi di nocciola mi si incastrano tra la gengiva e il dente del giudizio, che poi non riesco quasi a chiudere la bocca e se sono davanti ad altra gente mi devo infilare un dito in bocca per “scastrarmi”;
- Odio quando mi ritrovo ad uscire di casa e oltre alla borsa in mano ho le chiavi, il cell, le sigarette, l’immondizia, l’auricolare e il cappellino. Che per dare le mandate alla porta devi fare un pit stop e perdi tutto il tempo guadagnato con l’arraffo delle cose invece di metterle in ordine, precise;
- Odio quando la mattina, dopo circa un’ora dal caffè del risveglio, mi trucco in bagno e noto che sulla guancia ho ancora la riga delle federe zucchi (click e clack) con tanto di scrittina sullo zigomo. Ogni volta mi chiedo se per quando entrerò in azienda sarà sparita. Che io prenda coscienza della mia età ci sta tutta. Che pure gli altri se ne debbano accorgere invece è tutto un altro paio di maniche;
- Odio quando la maglietta sborda altezza reni dietro. Mi sento di colpo vulnerabile;
- Odio quando accendo la sigaretta e al primo tiro strappo un lembo di pelle dal labbro. Fa malissimo e ti senti una cretina (a fumare, e a non ricordarti che succede spesso che la cicca ti si appiccichi);
- Odio quando dopo aver aspettato 10 minuti davanti alla moka mi accorgo di non aver messo l’acqua nella macchinetta;
- Odio il prezzemolo in tutte le sue funzioni, soprattutto nei funghi trifolati, visto che ti rimane nei denti fino al filo interdentale;
- Odio quando il gelato sul cono non è abbastanza compatto che ti cade ai lati mentre sgocciola e devi ingurgitarlo con la bocca in ipotermia;
- Odio quando mi metto i jeans e scopro che ho una coscia più grossa dell’altra;
- Odio vestirmi attillata dopo aver spalmato la crema per il corpo: non scivola niente e ti senti gonfia come un pallone;
- Odio la pioggerellina fina fina increspa ciuffi quando sei fuori per lavoro e ti sei dimenticata il cappello. Che devi fare finta che non te ne frega niente perché sei con i clienti e invece vorresti correre al riparo, metterti una busta in testa, piangere…;
- Odio quando parto la mattina presto che non riesco a fare numero 2 come si deve, che poi rimango con la sensazione “acc…devo fare la c….” tutto il giorno;
- Odio grattare i tocchi di parmigiano che poi mi puzzano le mani per tre giorni;
- Odio quando mi squilla il telefono che sto per salire sulla puledra e rimango titubante, e in più guardando il display senza rispondere penso sempre “e se quello che mi chiama mi sta guardando che non rispondo?”;
- Odio la sigaretta e il caffè prima di partire con l’aereo perché visto che di sicuro ho fatto le cose di corsa la mattina va a finire che la combinazione stimola il numero 2 e io non faccio numero 2 nei bagni pubblici;
- Odio il fegato, anche se lo mascherano col crostino toscano;
- Odio le donne con le tette rifatte perché sono bravi tutti a vantarsi e girare tronfi con due buste da 10 mila euro sotto alle costole. E poi alla fine vai a vedere che sembrano sempre più fighe di noi semplici morbide curvose naturali;
- Odio in generale le donne gatto con i labbroni e gli zigomi di gomma. Se poi pesano anche 30 chili e sono bionde fonate la tentazione di investirle è troppo forte…;
- Odio l’intellettuale acido che non si è mai chiesto se è gay;
- Odio l’ex amica della mia migliore amica che sembrava santa maria goretti, pura e casta eppure gran troia;
- Odio la politica, Montecitorio, fini casini e Berlusconi, bossi e bondi, sgarbi e capezzone;
- Odio quando preparo la vasca da bagno e dopo 20 minuti scopro che non c’è acqua calda e ho sognato l’immersione inutilmente;
- Odio il mio maledetto torcicollo che non mi da tregua e mi fa sembrare un misto tra rain man e la signorina rottermeier;
- Odio il vento in ogni sua forma, che sia sopra al livello refolo estivo;
- Odio quando mi metto le calze con gli stivali marroni, che dopo un’ora che cammino le calze sono salite sempre più verso il ginocchio e il piede è compresso come un’arrosto e le dita piano piano diventano come quelle delle geishe (per cui mi tocca andare in bagno, tirare le calze dai piedi e lasciargli un vantaggio di circa 3-4 cm a penzoloni);
- Odio le calze di lana quando sto seduta per più di tre minuti. La chiappa va in fiamme e devo grattare, grattare, grattare. Senza via di fuga;
- Odio il latte caldo quando si forma lo strato di panna sopra, mi fa venire i conati di vomito. Grazie alla signora giacinta che da piccoli ci costringeva a bere il latte appena munto. Grazie di cuore;
- Odio i denti gialli. Se sono così perché da bambini le vitamine… me lo dovete dire, sennò semplicemente penso che siete degli zozzi;
- Odio gli appuntamenti quando non so che cosa dire e non so bene dove andare a parare;
- Odio le scadenze, che non mi permettono di continuare a raccontarvi cosa odio.

martedì 23 novembre 2010

aa bambolina

sto per vincere la bambolina.
oggi è una giornata speciale.
perchè forse riesco ad andare alla fiera, come ogni anno, e a giocare con le famose tre palle e colpire la pila di barattoli. solo che forse forse questa volta riesco a buttarli giù tutti e finalmente me ne torno a casa con un pelouche enorme o con una bamboletta. come? prendendo coraggio e sfidando anche un pò la sorte. tirando forte oltre ogni limite, credendoci, e soprattutto fregandomene della gente che ride intorno a me convinta che sono un pò soggetta. magari mi metto anche gli occhiali da vista. con cui ho qualche problema da sempre. mi fanno l'occhio un pò mongolo. ancora me lo ricordo: una volta ero in motorino e mi sentivo molto faiga, solo che volevo provare a lasciarmi gli occhiali sul naso. così al semaforo mi sento gli occhi due ragazzini puntati addosso. non ho mica le palle di girarmi e poi prendo coraggio. mi giro col sorrisetto. questi di tutta risposta si girano di scatto e passano col rosso. ora, potrebbe benissimo essere che erano di fretta, che uno dei due aveva che ne so, la cacarella, o che il filo dell'acceleratore si era rotto proprio in quel momento. sta di fatto che mi sono vergognata. e tolta subito gli occhiali.
beh questa volta voglio tenerli sul naso mentre decido di tirare oltre le mie forze. perchè una volta nella vita io quella bambolina la voglio vincere. in effetti non ci ho mai creduto veramente. gli ho sempre dato i miei 3 euro 3 palle, ho sempre tirato e ho sempre sognato la bambolina. ma non mi ci sono mai buttata davvero, e non ci sono mai rimasta lì a provare provare. era un timido 3 palle secche e via. la signora se ne fregava e la gente intorno a me sembrava già sapere che non l'avrei mai vinta. o forse si. boh.
comunque quest'anno andrà diversamente. mi voglio piazzare lì con lo sgabellino e tentare e tentare. non ci vado neanche più, in azienda. resto lì davanti e tiro palle tutto il giorno. mi brucio pure i risparmi, ma lo devo fare per dimostrare che anche io la bambolina la posso vincere, cazzo. E' un pò anche una questione di tigna. dico se ci pensi mica si può vivere di rimpianti, no?
proprio oggi un signore molto saggio mi ha chiamata per dirmi che lui un giorno aveva il vomito, ha preso tutto e se n'è andato. e ha ricominciato. insomma questo signore, con due palle tante, ha fatto quello che fino ad ora non ho avuto mai il coraggio di fare. prendere se stesso e tirare tre palle dopo tre palle. e ha vinto un panda gigante, rosa e ripieno di pallini di polistirolo. magari gli è costato anche una fortuna. ma oggi quando mi parlava si sentiva che era uno di quelli che davanti alla folla è riuscito a tirare un colpo dopo l'altro e mentre gli altri pensavano fosse matto o esagerato o sconsiderato lui se n'è andato con il panda. gli altri hanno solo speso 3 euro.
ecco.
e se oggi faccio ridere di meno del solito forse è proprio perchè non posso non ringraziarlo, seriamente. per avermi dato la dritta del tiro. che deve essere secco, determinato, senza troppe remore, senza paura, senza guardare la mano ma solo i barattoli. senza esitazioni. un pò come l'uomo rockford, che non deve chiedere mai, no?
quindi facciamo così. io ci provo. anche se al pensiero mi sento male, dopo una vita a sognarla, sta cazzo di bambolina, poi se la vinco che ci faccio? e se poi rimango delusa? e se con tutta la forza e tutta la determinazione alla fine l'ultimo barattolo bastardo con crolla? beh, almeno ci avrò provato. così quando passerò in fiera, in futuro, attraverserò la piazza come un cuboi che ha vinto un duello anche se non ha sparato. perchè per vincere un duello ci sono diverse chance. tu sfidi il nemico e:
quello viene, si contano i passi, si spara, e tu schiatti. e a chi tocca non s'ingrugna (si dice qui nella capitale, milanesi niente niente state storcendo il naso ma quanto ve piaciono i bucatini all'amatriciana, eh?)
oppure viene e si contano i passi, si spara, e tu lo stendi. la migliore delle ipotesi? forse, anche se non è detto. poi un pò ti dispiace e poi rischi di diventare presuntuoso.
oppure viene e si contano i passi, si spara, e tutti e due fate cilecca. e quelli sono cazzi, perchè poi al salun vi tocca scornarvi perchè in effetti non c'è uno che se la comanda di più. siete due seghe e pace e patta.
oppure... lo sfidi e lui non si presenta. questa per me è la vittoria numero uno. hai avuto il coraggio di sfidare, hai messo il cinturone, controllato ansia e cartucce, ti sei presentato, hai atteso. e vinci senza un battito di ciglia. e al saloon sei il re. ecco. io passerò in piazza, davanti alla bancarella dei barattoli, e anche se la bambolina non l'ho vinta posso dire di averci provato, con tutta me stessa. ai limiti del ridicolo, magari anche con la rincorsa. perdendo quell'aplomb da modella di postalmarket che tutti mi riconoscono. anzi, mi metterò la tuta acetata, la fascetta di spugna in fronte e sui polsi, la canotta a rete e le scarpe a gondola, le cavigliere e gli elastici coscia coscia. mi ci porto anche i pesetti e prima faccio flessioni e squot per riscaldarmi. poi prendo le distanze, le tre palle, inizio a correre mentre tutti penseranno "quella è completamente pazza!" e tirerò. tre, sei, dodici, ventiquattro, trecentosei palle.

vi racconto una cosa personale. una volta ero con mio padre, a piazza navona. dove c'è anche la bancarella dei barattoli. all'epoca il mio sogno era il walkman. avrò avuto all'incirca 9 anni, era una sorta di mangiacassette portatile (ovviamente rispetto all'ipod un attrezzo pesantissimo). per vincerlo dovevi tirare un cerchio e catturare l'oggetto agognato che nel frattempo girava in tondo. ci provo e non ci riesco, ovviamente. alla fine forse mosso da compassione mio padre decide di barare e mentre la grassona della bancarella si gira lui col braccio lungo mette il cerchio intorno al walkman. io ero impazzita. inizio ad urlare la nostra vittoria. quel mostro di donna ci guarda e senza una piega ci dice "così non è valido. il cerchio deve entrare fino in fondo." "no,scusi è finito sopra al walkman!" ribatte mio padre. lei ci fa capire, in circa 15 secondi, come deve entrare il cerchio. in sostanza qualsiasi oggetto che girava in tondo era poggiato su dei cubi. il cerchio non sarebbe mai riuscito ad entrare nel cubo. perchè era grande quanto il cerchio, all'incirca. l'unico modo sarebbe stato, con due mani, di farlo calare dall'alto e incastrarlo. insomma mio padre voleva rubare a casa dei ladri. ce ne siamo andati abbastanza incazzati. lui perchè nonostante il gesto poco etico (neanche tipico suo, tra l'altro) non era riuscito a far valere le sue ragioni, io perchè non avevo le cuffie con la musica (i bambini sono fantastici, se ne fregano dell'etica, delle "sole" che si danno e prendono. loro vanno al sodo. celo mi manca. come scrive la mia blogger preferita (http://serinascofaccioilcane.blogspot.com). il resto chissenefrega).
ma da quel giorno io quei regali non li ho più sognati. se non fosse stato per mio padre avrei continuato a pensare di poterli vincere. invece no. alcune volte bisogna osare per scoprire la verità.

quindi domani scriverò cose che fanno ridere di più. oggi voglio concentrarmi.
E VINCERE LA BAMBOLINA. come dice la tipa che ti da le 3 palle...."dddaaaajjjjjeeeeeeee, aaaa volete o nu la volete aaa bambooolinaaaaaaa?"
"aa vojo e mo me la vengo a pijà".

sabato 20 novembre 2010

l'ammore

anche oggi ho poco tempo.
perchè ieri sono uscita, e oggi ho dormito. lo so che sono quasi le 8 di sera, ma col ticchettacche degli altri giorni almeno il sabato me lo prendo comodo. molto comodo.
ormai sto cedendo alla dura verità: non sarò mai una Mitica, perchè ce lo devi avere nel sangue.
da cosa lo capisco? dal supermercato. ad esempio non provo alcuna attrazione al reparto pezzette e detergenti. mentre passo le ore a odorare tutti i bagnoschiuma. inizio da felce azzurra e finisco con la linea dei coloniali, passando per la compagnia delle indie (non so se vi ricordate la pubblicità ma anche strofinando forte per ore il corpo col bagnoschiuma alla mirra non succede niente, non diventi una figa spaziale su un veliero). nell'intermezzo ci butto una sniffatina al bagnoschiuma borotalco che ha sempre il suo perchè.
e poi anche quando passo davanti al mocho vileda non mi scatta nulla. semmai sono più attratta da tutti i profumini per l'ambiente, quello che spruzza mentre passi, quello del bambino che fa la cacca fetida e spruzza il deodorante, e quello a candela che si scioglie (che inevitabilmente ti fotte la ciotola in cui lo metti). e poi mi piace il reparto delle schifezze. di colpo mi rendo conto che non posso vivere senza preparato per la torta cameo, senza l'uvetta e i pinoli, senza il pangocciole e mille altre leccornie. sono attratta pure dalle mou elak. mi fanno sentire baby. e le rossana.
invece le vedo, le mitiche. che scelgono lo scioglimacchia, comprano tonnellate di stracci, e soprattutto non rimangono colpite dalle salviette umidificate della lysoform (che io adoro perchè anche se costano più di una mezza giornata della filippina ti da l'idea che sei una paracula, devi solo dare una misera passata e butti tutto).
quindi niente da fare. e visto che una mitica non sarò mai non mi resta altro che pensare alle mille altre doti che ho.
Per esempio sono un'ottima fidanzata. a tempo determinato, si intende, e senza impegno. nel senso che anche volendo gli uomini oggi cercano la pace, e tranne quelli che da giovanissimi si sono fatti imbastire dalle future mitiche oggi quelli che che sono definibili "in piazza" sono ben strutturati sulla singletudine basic.
E quindi noi ragazze quasi quarantenni ci adeguiamo. e piano piano impariamo che l'amore è anche non cucirgli i calzini. anzi, se li becchiamo col ditone che fa capolino siamo anche un attimo critiche.
ma l'ammore è sempre l'ammore. mi ricordo una volta feci una grande scenata al fidanzato di allora perchè sostenevo che gli era calata l'attenzione. Come esempio presi gli sms. "certo, ora tanto che ti frega? ti dovessi rompere un legamento falangeo, a mandarmi un sms carino... prima eri diverso... mi scrivevi delle cose dolcissime...." lui resta lì, come un sarago al banco pesce della gs. con l'occhietto tra la noia e il sonno. e scommetto che il pensiero, se c'era, era solo "vediamo quanto dura sta pippa e mentre la lascio parlare dunque...meglio l'audi o la volkswagen?" e poi per dare la prova provata ho tirato fuori dalla memoria del cell i messaggi. "ora ti faccio vedere..." e poi scelgo tra i mille sms iniziali quelli dolcissimi che tanto ricordavo.
Per rendermi conto che erano quasi tutti "ok" "a dopo" "anche io" "a che ora?".
l'ammore ti fa leggere tutto con un significato diverso, presumo.
quindi alla fine lasciai perdere.
ma è bello quando senti di amare ed essere amata. come quando per ore e ore ti prepari, e nell'acchittarti decidi di fare la pazzia, che ne so, di cambiare colore di capelli o di mettere quel vestito scomodo da morire che però ti fa sembrare magrissima. poi lo incontri e lui non si accorge di niente, in compenso ti passa davanti una strappona col vestito da 9 euro nero praticamente di plastica, con due zampone belle robuste e una quarta di seno, e lui senza neanche farlo apposta poggia gli occhi tra le sue tette. Neanche se ne accorge ma è così. e' da lì che ho imparato. poche finezze, ragazze. scolli da zoccola e perchè no, tinta platino. ti nota e ti apprezza di più, e se non lo fa lui la soddisfazione te la danno comunque tutti quelli che come lui stanno con ragazze innamorate, curate e profumate. tiè.
E' bello anche quando decidi di stare a casa, abbracciati anche davanti a un film. "amore, che ci vediamo? ti va i ponti di madison county? e' una storia romantica..." "ma se c'è batman begins... " e vabbè mi vedo pure batman, ma almeno stiamo cicci cicci sul divano... poi dopo meno di 7 minuti..."amore fatti più in là, ho caldo" "ma io voglio stare abbracciata!" "ho capito ma se sei un forno! io non resisto, e spostati!".
ma adesso devo scappare, perchè abbiamo una festa... due amici hanno deciso di sposarsi e andiamo a casa loro a festeggiare... "amore, che bello! sono proprio carini!" "seh, du palle. stasera di uscire non mi va per niente e poi che me ne frega ti pare che dobbiamo festeggiare" "ma amore, sarà un'occasione carina per stare insieme e passare una bella serata..." "io volevo stare a casa, e poi c'è report. che coglioni. e sempre tutto di corsa".
L'ammore è una cosa meravigliosa.
comunque visto che ormai le cose le ho capite mi vado a preparare. mi vesto da peripatetica, mi trucco a discoteca, mi metto pure il rossetto rosso e esco. lui è pure più tranquillo perchè dopo che gli ho regalato my sky report e novantesimo minuto se li rivede domani. tutto il giorno.
l'ammore.

venerdì 19 novembre 2010

ticchettacche

questa mattina mi sono svegliata decisa a scrivere la vera verità.
e cioè che vorrei passare le giornate a scrivere sul blog, invece di sentire la sveglia, rantolare al bagno, vestirmi scomoda e andare in azienda.
e una volta sulla puledra vorrei che la gente cazzarola accennasse a uno straccio di sorriso solo perchè c'è il sole invece della pioggia.
e vorrei entrare nel palazzo e poter contare sui colleghi, invece di dovermi difendere.
e vorrei, oltre che i capelli meno crespi, anche avere 5 kg in meno e due paia di stivali in più.
e tante altre cose.
ma la verità è che per dedicarmi anche solo a metterle giù, queste idee, c'è bisogno di tempo.
non parlo di giorni o ore. mi basterebbero quarti d'ora. miseri 15 minuti che se ti va li impegni anche al cesso.
invece sono risucchiata dal maledetto ticchettacche. non i confettini di michelle hunziker, ma quei piccoli segmenti divisi da lancette o puntuni intermittenti. vorrei almeno che le giornate diventassero di 36-37 ore.
così di 15 minuti me ne potrei prendere almeno una manciata.
invece no. invece mi tocca rubare al sonno, al lavoro, al pasto. perchè anche con l'ironia non riesco a superare la frustrazione di avere pensieri rotolanti inespressi che fanno fuoco e fiamme dentro la capoccia e non c'è tempo di tirarli fuori.
e poi parliamoci chiaro... quando mi guardo allo specchio, la mattina, vedo sempre quella faccetta con le promesse scritte in fronte. solo che a furia di restare intrappolate nel mero pensiero si sono trasformate in rughe di espressione. sembro un bassethound (pardone se non so come si scrive) che nasconde la propria natura col botox.
e quindi?
dato che tra meno di 20 minuti devo essere alla giga mega fanta scrivania a risolvere le beghe quotidiane, posso solo sognare di scrivere quello che mi diverte.
la noia degli intellettuali, le figure di merda al lavoro, la volta che ho attraversato la hall di un albergo vestita da gran gala con tanto di coda di carta igienica sotto al tacco, la noia della tv tutte le sere, e di quella volta che sono uscita con uno che sorrideva sempre con un verdurone tra i due denti davanti.
abbiate fede. se tutto va come dico io prima o poi di tempo ne avrò. e quel cazzo di ticchettacche smetterà di disturbare i miei propositi.
Ora corro a fare finta di essere una persona seria e impegnata. se solo ci penso credo di meritare l'oscar. meryl streep recita da dio ma i suoi film durano più o meno 2 ore. io il mio lo sto facendo durare da almeno 10 anni.

lunedì 15 novembre 2010

scusa sono stra bisi

Ecco, sono stra bisi, click.
e attacco.
mi chiama mia madre. sto affondando nelle carte, è pure domenica. "amoreeee! svegliata ora???"
"sono le tre di pomeriggio, mamma. svegliata ora de che".
"ah scusa, pensavo...che fai di bello? hai visto che giornata oggi?"
"io sto lavorando mamma. no, non l'ho vista la giornata, e manco la voglio vedere"
"vabbè...."
"senti ora ti lascio che continuo a lavorare"

perchè se non sei una MITICA la vita mica sempre ti sorride.
Perchè siamo come missili carichi di uranio impoverito. veniamo sparati a 300 all'ora e poi quando esplodiamo siamo contaminanti. e contaminati.
Io qui nel mio viaggio verso the goldencer (la poltrona d'oro) mi ritrovo col dentino consumato. Mica perchè mordo (anche se quasi quasi tornerei bambina) ma perchè la notte è tutto un cigolino. alla fine mi sono ritrovata dallo gnatologo. non è una parolaccia, e soprattutto non è il modo di chiamare una prostituta-uomo. ma uno che studia i movimenti della mandibola e che vede come sei ridotta a seconda di come mastichi dormi cammini e ciancichi la gomma.
quando sono andata da lui ero convinta che il mio fosse un problema di cervicale, ma poi mi hanno convinta che lui avrebbe dato la risposta. tu dici "che cacchiarola c'entra la mandibola se mi fa male il collo anzi direi meglio una scapola?" beh. queste sono come le storie che si sentono ogni tanto... "gli hanno levato una ciste ed era piena di denti?" "ma ce l'aveva in bocca?" "no, sul gomito".
o anche "una volta mia zia era bloccata con la schiena, è andata da tutti i medici e niente, poi le hanno levato un molare ed è passato tutto".
quando mi sono presentata dallo gnatologo avevo la stessa sensazione. "E' vero che la cervicale può dipendere dalla bocca?" "beh, in alcuni casi si" e mi fa vedere la foto di una con una scucchia della madonna che quasi quasi lo mando a quel paese. io mica sono così. "ma questa ha un scucchia pazzesca!" "si chiama prognatismo" (vabbè facciamo il gioco delle parole difficili? allora gonorrea dismenorrea menarca pleura e aneurisma e ossimoro, ossiuro, triage, cenotafio, indarne) (tiè).
e proviamo, va. Mi fa sdraiare sul lettino (e già non ero preparata quindi mi viene il dubbio ..Mi devo anche spogliare nuda? aspetto che me lo chiede, va) e si mette una sorta di preservativo sul dito, poi mi ficca il dito in bocca e mi chiede di aprire e chiudere la bocca, di stringere e mollare, di chiudere e aprire veloce veloce... mi sentivo una demente.
poi si passa alle macchine. Mi montano una sorta di casco da palle spaziale in testa, mi mettono circa 8 elettrodi per la faccia e una piastra con la corrente in mano. Solo allora mi soffermo a pensare mi è venuta in mente la sedia elettrica (non quella del pilates, quella vera). e ora apri chiudi apri chiudi ora veloce più veloce e ora destra sinistra destra sinista e ora gomma... ciancica, di più, di meno, più forte...e ora due apri e chiudi piano e tre veloci e ripeti...
manco fossi nel film di freddy cougar.
diagnosi: non digrigni, qualcosa di peggio: serri i denti talmente forte che se ti metto il bite diventa una fila e fondi craft. quindi? quindi per un mese non mangiare niente che fa croc.
avete idea? sono stanca, stressata, e devo pure pensare al suono che fanno gli alimenti prima di mangiare. carote no. e sticavoli. mele no. evvai. patatine no, pane no, coni no, biscotti no, cioccolata dura no, insalata no, cipsters no. una vita di stenti.
ecco quindi ora il problema ce l'ho solo la notte. ma cacchio se faccio carriera.
mentre scrivo sto qui con la colite spastica che monta peggio delle mentos nella cocacola diet.
sto buonina che se mi muovo di scatto parto a razzo.
e approfitto per fare quelle 2, 3000 telefonate ad ora, per parlare con i clienti e con i colleghi. che meraviglia. se devo trovare una strategia dire 3 clienti e un collega ogni 60 minuti.
E dire che mi trovo meglio col cliente.
perchè quando fai carriera non sei solo. sei contornato di gente che ti odia e che non vede l'ora di trovare una falla. quasi quasi gli faccio vedere le mutande che ho oggi. quelle di charlies'angels, rosa coi bordi verdi. e ho pure il calzino bucato. no, loro vanno oltre.
è bello perchè poi quando andrò in pensione mi farò il porto d'armi. se mi abituo a questo andazzo va a finire che vedrò pupù in ogni sguardo...
la conversazione davanti al distributore è davvero surreale. "ciao, come va?" "bene, anche se questo weekend ho lavorato..." "ma dai, anche io, lascia perdere" "no, non hai capito, io non solo ho lavorato il weekend, mi sono anche fatto 3 operazioni nelle ultime 2 settimane!" "sehhh perchè io allora? sarà un mese che faccio le 11 qui dentro" "perchè scusa ti credi che io una volta a casa smetto? maaaagariiii! io continuo. pensa che ieri notte alle 2 ero ancora al chiodo" "ti capisco, calcola che l'ho detto, a mia moglie. prendi i pupi e vai dove ti pare perchè io devo lavorare" "ah no, io mia moglie l'ho lasciata al mare, d'altronde chi ha tempo?"

beh. dico ma uno che passa e sente questa conversazione come dovrebbe reagire? Ti fanno sentire cogliona perchè hai una vita! non è possibile. Ancora mi ricordo una volta, appena arrivata in azienda. dovetti prendere il treno di mattina prestissimo (le 8, sì, per me è prestissimo trovarmi al binario con dente lavato e vestita da pinguino con 24 ore alle 8 meno un quarto) con un giovane collega. Io che non vedevo l'ora di riprendere il sonno dopo quella pausa di trasferimento da sveglia, tra letto e vagone.
il tipo era già lì. solo a vederlo mi vengono le madonne. è fresco come una rosa, col chiacchericcio inutile, quello che se stai zitto capace che vinci pure qualche cosa.
si siede di fronte a me e tira fuori il computer. "non sai le cose che ho da fare". io vaga cerco di spingere l'angolino di CHI che fa capolino dalla borsa. prendo il fascicolo. lui si mette a scrivere e a parlarmi in simultanea. Ho un sonno bestia. come quando vai ai convegni noiosi che ti cala la palpebra e non c'è davvero speranza di combatterlo, il sonno. mi dice che non sopporta di lavorare con i fannulloni. "sai, quelli che alle 9 di sera gli cade proprio la penna sul foglio". e certo. dopo 12 ore sti stronzi come si permettono? lo guardo come se fosse un koala albino. mi chiedo se è marsupiato. mentre blatera di bisnes plans e capital expenditures e NAV (che pensavo fosse come la barc, o il tren, o l'aer) e l'IRR (dal latino tipo rosa rosae rosae? no perchè la prima coniugazione latina me la ricordo...) (ah no, forse è spagnolo...quero ir...). mentre parla gli si arrossano le orecchie. è agitato. mi viene in mente, e non so perchè, la razza di quei gatti senza pelo. che sono no brutti. di più. ha le orecchie da gatto grasso calvo.
mi viene un pò da ridere ma a prevalere è sempre il sonno. annuisco in segno di grande complicità con intercalare tipo "davvero assurdo..." lui prosegue. lascerebbe l'intera famiglia per entrare nella banca di investimenti più quotata. io sono sempre più interessata e mentre parla cerco di pensare a come si chiama l'amico di uinni pù quello tutto rosa piccolino. e nel frattempo mi dò i pizzichi sul coscion per non fare la narcolettica. dopo 2 ore sono esausta. preferisco la roulette russa, la goccia cinese, la macchina con la ruota che ti legano mani e piedi e tira nelle quattro direzioni, gli spilli sui fianchi, la sabbia negli occhi, l'odore di vomito... tutto ma questo supplizio di questo opossum col colera no.
non ce la faccio più. indecisa se mandarlo a fanderetano o alzarmi e sedermi altrove opto per la terza ipotesi. quella che mi protegge. prendo il fascicolo e inizio a leggiucchiare a voce alta... borbotto un "...madò se non mi leggo tutto alla riunione sono cavoli....". lui mi guarda con occhio ammirato. alzo il foglio A4. lo alzo quanto basta a coprirmi la faccia. faccio un patto con l'inconscio "braccio, io ora mi faccio pennica. tu resta così, se quando rinvengo non ti trovo rigido nella stessa posizione ti faccio menare dall'altro braccio e ti pesto una mano col piede". e poi sprofondo fino a milano.
il problema è che il viaggio è andata e ritorno, e questo formichiere stitico me lo porto dietro anche al ritorno. io sono stremata. dopo 5 minuti che siamo di nuovo seduti uno di fronte all'altra gli guardo i gadget (non pensate male, maliziosi). ha ipod, ipad, iphone, e computer. oltre alla 24ore della tumi (anche io all'inizio pensavo fosse una rivisitazione della canzone della carrà, tuga tuga...mi piaci mi piaci mi piaci mi piaci mi pià....) invece pare sia una marca figa. il fay e le tods. il gessato con panciotto. gli occhiali di d&g, la montblanc e i calzettoni di gallo.
Mi sale il reflusso. "quanti anni hai?" mi assale un dubbione. "32". sorrido. mi alzo. forse mi sono anche cagata sotto. quando una cosa ti terrorizza non controlli nè puoi pensare di controllare tutte le funzioni vitali. E' peggio di quel gremlin col ciuffo bianco. si riprodurrà, e renderà questo mondo un letamaio di nerds.
decido di prendere posizione. "scusa sono esausta, ora dormo". spalanco la bocca e come dice lo zio di un amico che vive alla garbatella..."ciccia ar culo".

Appunto, dicevo del sono bisi. arriviamo al weekend. io che sogno una casa rosa con mille pattine e il ferro da stiro che brontola sulla tavola, con panni freschi di bucato e un fazzolettino in testa tipo l'olandesina del detersivo di quando ero piccola, mi ritrovo col computer acceso, un pacco di documenti sul tavolo, e mi faccio una moca di caffè per quattro in tazza grande. il look è quello da "tanto non mi vede nessuno". boxer verdi con i coccodrilli disegnati. camicia da notte sopra effetto culona, maglione sale e pepe di cachemire perchè voglio stare calda e comoda. pantofola a prova di stupro. mi alzo alle 10 e mentre bevo litrate di caffè inizio a sbirciare nei documenti. è tutto in disordine. cosa li paghiamo a fare i collaboratori, ancora non lo so.
dopo tre ore di lavoro mi arrendo. chiamo il collega più anziano. "qui è tutto un casino, credo sia necessario vederci oggi pomeriggio e sistemare le cose". "hai ragione, vediamoci domani alle 7 e mezza così per le 10 abbiamo sistemato tutto". attacco. piango un pò, mi sniffo le cialde della lavatrice con ammorbidente, guardo la foto di doris day, passo 5 o 6 volte davanti al sasso della gled che spruzza profumo, faccio 3 pipì, mi mangio 3 biscotti e le unghie di tutte e due le mani, guardo se qualcuno mi ha cercata sul cellulare (no) e poi mi metto a lavorare. faccio un viaggio nei numeri. alle nove di sera ho finito. il foglio sul pc è tutto rosso. le revisioni appaiono così. sembra così coerente. scritte col sangue. mi preparo il minestrone e poi mi vedo report. così rivaluto la mia posizione. mi rendo conto che ancora non mi sono avvicinata all'acqua, oggi. sono ancora in camicia da notte. mi sento come i sopravvissuti (mancano i ratti e poi faccio la serie completa). mi distraggo mentre metto il sale in pentola. finisce che mi mangio i cereali davanti alla tv. Mi chiama il fidanzato che ha passato la domenica in relax, a casa, a fare il MITICO. decido di reagire, mi lavo e mi tiro a lucido, mi metto pure il vestitino a fiori, prendo la puledra, mi sparo la musica sotto il casco. concentro un weekend nelle tre ore che mi rimangono. quindi: fumo, mangio, bevo birra, guardo un film, controllo yoox, chiacchero col fidanzato e sto al telefono con l'amica, gioco col gatto e mi faccio i piedi, stiro un paio di calzini dal divano e dormo 5 minuti, cucino un nuovo minestrone, dico barzellette e parlo di tutto. Sembro una cocainomane. mi sento come un disco a 33 giri se ti dimentichi di spostarlo e lo lasci che gira a 45. (se non sapete di cosa parlo mi pare inutile leggerlo, questo blog, perchè io ho un'età e non è roba da lattanti). vado a letto alle due. e quando mi sdraio sparisce il sonno. domani domani domani alle 7 mi devo svegliare prima oddio non sento la sveglia e poi che vita è ma come faccio e il fascicolo e domani che cosa mi dirà il socio che sembra un morto vivente?
ecco.
"pronto? che combini?"
"sono le 10. è lunedì. sono in azienda."
"che tono... tutto ok?"
"ti richiamo. sono bisi"

sto pensando, per condire il tutto, di comprarmi il cilicio.

ps. una volta a 16 anni per colpa di un disco 33 giri messo a velocità 45 mi sono pisciata sotto dalle risate. ero in salotto della mia amica. eravamo in 8. io, lei, la sorella, la filippina, la madre, il padre, i suoi nonni. non male. bei ricordi. io ci vivo, di questi bei momenti.

martedì 9 novembre 2010

il regime alimentare...

Non ci posso credere.
davvero. domani inizio la dieta. o meglio, il regime alimentare (che poi sennò l'organismo mi reagisce proteggendo le cellule adipose).
MI piange il cuore. da domani la vita è a metà. mi sveglierò e anche se la colazione sarà identica a oggi mi verrà più fame. e quindi la sofferenza parte già dal risveglio.
poi alle 10 avrò voglia di un caffè e dei biscotti doppi col cioccolato in mezzo che gentilmente offre il distributore per soli 50 centesimi, e soffrirò. e mi toccherà prendere una cialdina di nespresso, andare dalla collega vip e chiederle se posso sfruttare la sua citiz nuova di pacca. e dovrò usare il dolcificante. che è come se ti bevi il caffè ciucciandolo da un paio di calze di microfibra appena uscite dalla busta. completamente sintetico.
e poi mi fumerò 3, 4 sigarette pensando a quei biscotti, friabili e papposi al tempo stesso. cioccolatosissimi.
La verità è che davvero credo che mi si stia ammalando la safena. come noi abbiamo l'infuenza lei ha l'otturazione. da grassi insaturi, saturi e lardo e catrame.
insomma bisogna correre ai ripari e dare una sturata generale.
e l'acqua? ho contato. 3 giorni 4 bicchieri di cui uno lasciato per metà e l'altro a tre quarti (era peggio della perrier). e invece da domani dovrò avere freddo. si, perchè quando si beve tanta acqua, soprattutto in inverno, viene un freddo della patagonia. e io già sono freddolosa. ma resisterò. non so adesso se conviene alzarsi 7 volte ad ora per fare plin plin o affidarsi alla tecnologia. ci sono i nuovi modelli della tena lady che pare reggano bene anche flussi abbondanti di plin plin.
valuterò. se non mi fanno paccotto sul culo tena lady e tiè. così non mi alzo e mi scaldo pure.
e poi alle 11 stessa tiritera. e già lo so, avrò una voglia nera di carboidrati. alla fine mi mangerò i crechers. che mi hanno sempre fatto schifo. sono troppo friabili, e poi se li becchi non salati in superficie è come mangiare la calce. ti si crea una moppazza in bocca che quando sorridi hai un monodente. non si vedono più neanche i contorni dei denti, ti rimane un unico blocco solido di dente mollo e giallino. che orrore.
e a pranzo? mi sognerò una pizza col pomodoro e mozzarella, un calzone fritto, un piatto di bucatini, una scatola di grisbì, le smarties e persino i confetti (che notoriamente non amo se non al cioccolato: quelli alla mandorla fanno effetto crecher ma con glassa. quindi figuriamoci). e invece sforcherò dalla borsa un'anonima busta preconfezionata di trasparenti fettine di tacchino arrostito, di quelle confezioni da snack dove ce ne sono 5 e ripiegate effetto ciuffo di elvis per far finta che sono fresche. in realtà oltre a non avere alcun tipo di sapore sono anche dure come il cemento e se le mangi senza niente (o peggio ancora con 30 g di pane) ti si piazzano come il nuovo ritrovato, il palloncino che ti si gonfia nello stomaco. Volevo provarlo ma non ho mai superato il trauma del "se ingoi una big babol muori soffocato". quindi non avrò mai il cuore di ingurgitare una sorta di spugna di lattice, anche perchè non so quanto posso fidarmi di me stessa. e se dopo aver ingoiato il pallone che si gonfia in pancia mi mangio anche un kinder cereali che succede? faccio i poppe corne?
non posso correre rischi. (e poi mi chiedo ti si gonfia nello stomaco ma poi dovrà pur uscire, quel maledetto... come si mette male, no?)
e poi c'è la fissa del dietologo. "che frutta ti do?" ma chi la vuole, la frutta. è fredda e sgocciola, appiccica mani e ciò che ci sta intorno. per carità di Dio.
facciamo 3 kiwi che pare siano fantastici per andare al bagno.
il pomeriggio è ancora più tosto. sarò tornata dalla palestra (ndr. sceip ap) e avrò una fame da panda (oltre ai cerchi agli occhi). e quelle 5 sfigatissime sottili e puzzolenti fettine di volatile non mi sederanno di certo la fame da lupo.
comunque resisterò e mi mangerò anche una mela. una mela. che tragedia. o è aspra o è farinosa. poi non so voi ma mi capita sempre la sfiga di prendere le mele con la buccia durissima, che mastichi mastichi mastichi e la buccia è sempre lì, in bocca. alla fine la mandi giù tipo medicina. una vera porcheria.
e poi alle cinque? quando viene freddo cane? quando te cala la palpebra? non ti puoi mangiare i grisbì nè la bevanda al cioccolato caldo (nota bene, non il cioccolato caldo, che è d'elite, ma la bevanda. tradotto: una polverina sintetica allungata con l'acqua calda. che comunque a me piace da pazzi).
noooo, ti bevi l'ennesimo bicchiere d'acqua. a quel punto è possibile ed autorizzo ufficialmente a chi sogna di sognare la borsa dell'acqua calda. anzi due, una sulla pancia e una per terra dove poggiarci i piedi, cazzarola.
e rivai a fare plin plin. che se è vero che le malattie girano ai bagni pubblici dimagrisci 4 chili e ti prendi l'herpes, in compenso.
Poi io ho un rapporto tutto strano con i bagni "pubblici". per me "pubblici" significa anche il bagno di casa se ci sono più di 8 ospiti. ci pensate? culo dopo culo tutti lì seduti. che schifo. senza parlare dei maschietti che operano la tecnica del "do cojo cojo". che non è un ballo caraibico ma solo una gran porcata.
quindi la mia tecnica è questa. d'inverno mi tiro la manica del maglione e apro la porta. sempre con mano filtrata da lana cotone o qualsiasi altro materiale richiudo la porta. poi mi metto in posizione scuot e senza appoggiarmi faccio i mi comodi. poi strappo il primo pezzo di carta igienica e la butto nel cesso. a quel punto prendo il pezzo che userò per la mia docile personcina. si scarica sempre e solo con il piede e si riapre con mano filtrata. occhio, non bisogna abbassare la guardia se le porte sono due (nei casi dell'antibagno). inutile raccontarvi come fanno pipì i maschietti, e come sia assolutamente proibito mangiare le noccioline nei bar. che di solito si prendono con le manine.
quindi in regime di dieta per me la vita si complica parecchio, già solo per l'aspetto bagno.
arrivo la sera sfatta dalla fatica di dover resistere alle mille tentazioni. vedo cibo e sento odori ovunque. di colpo mi sogno cose che quando non sono a dieta non mangerei mai. che ne so, il panino al lardo di colonnata. o i cornetti con la marmellata (di solito sono freddi gommosetti e la marmellata è concentrata in un unico punto con il solo scopo di smerdarti la guancia al morso).
arrivo a casa e mi preparo il mio santo minestrone benessere. senza fagioli patate e cose grasse. ha 16 calorie all'etto. praticamente se ti mangi le unghie ingrassi di più. me ne preparo due pacchi, così lo posso portare in azienda.
niente parmigiano, una lagrima (scritto con la g sembra persino di meno) di olio a crudo, un pò di sale. me ne mangio 2 kg. sto malissimo.
ho le coliche sia del colon che dei reni.
vado a letto che sembro l'uragano tomas. ma ho una coscienza pulita che mastro lindo mi fa una pippa.
e visto che oggi è l'ultimo giorno di "libera" (si dice così, tra chi è introdotto nel fantastico mondo dei regimi alimentari) mi sfogo come se domani arrivasse l'apocalisse (così la prima settimana servirà solo a smaltire questi ultimi snack). quindi sono andata al bar di mattina. bomba visciole e crema e cappuccio.
poi pizza rossa delle 11, macdonalds alle 12:30 (cosa non si fa per gratificare il corpo, anche contro le proprie ideologie) con quei rotolini di vomito di pollo da impucciare nelle salsine al dado che occludono anche le doppie punte, hamburger royal deluxe con bacon e doppio checiap, smoothie con smarties e coca normale. a merenda grisbì alternati a ringo al cioccolato e gelatino, a cena misto fritto degli avanzi, piattone di pasta a rutto libero, patate fritte e hotdog, pizza quattrostagioni e brie caldo con le spezie, apple pie e magnum alle mandorle finale.
dimenticavo: tre birre da 66 per aperitivo con chips, e una boccia di vino rosso. a chiudere mirto zedda piras (non è il migliore ma è di sicuro ipercalorico).
corpone mio, fatti coraggio.
domani si va in battaglia.

venerdì 5 novembre 2010

suimsut

PErchè quando si va al caribe in valigia si porta sempre il costume, ovvio.
e io ho portato tutti quelli che avevo, più un paio di olimpionici e la cuffia, le scarpette di gomma a ragno e il telo.
e la crema protettiva, l'olietto per i capelli, la spazzola che si ripiega (che strappa quasi tutto lo scalpo) e il galateo. Quello me lo porto perchè anche in viaggio non dimentico mai le mie MITICHE, le casalinghe.
E quindi? quindi arrivo stravolta con un fuso orario che fischia. si si, mi fischietta nel timpano dalle 4 di mattina in poi e mi tiene sveglia, e poi alle 5 di pomeriggio mi canta la ninna nanna.
comunque è bellissimo. L'umidità è a circa il 98 percento quindi ho i capelli a zuccotto di lana cotta. le gambe gonfie, in particolare i piedi. Sono bianca cadavere e ho il segno dei calzini sopra le caviglie, da ormai quattro giorni e mezzo. E' per quello che non ho scritto post. ero troppo intenta a far rinvenire i piedi.
Ma arriva il momento di mettermi in suimsut e andare a vagliare la piacevolezza delle acque caraibiche.
Arriviamo in spiaggia, siamo solo noi. come se una bomba h avesse eliminato traccia umana. E' fantastica. Ha effetto neve. Meno male ho i rossignol da sci anni 70 rossi. quelli con il galletto tra gli occhi.
mi metto la crema dove la mano arriva, e mi butto in acqua. è come stare in piscina ma tutto più grande, solo che sei come la sorella flaccida di venerdì (la compagna di robinson crusoe) e non puoi nuotare nuda nella laguna (anche perchè, decisamente, non sei brooke shields).
e poi con tutto questo silenzio, questi spazi incontaminati, questa distesa di acqua celeste... mi sembra di essere nel film lo squalo. quindi mi sdraio stile ammaraggio sul bagnasciuga con l'acqua di circa 15 centimetri e nuoto. da lontano tanto mica se ne accorgono che l'acqua è bassa.
Ho il costumone intero, per il primo giorno è meglio e poi vorrei rimettermi in forma e quindi nuotare mi sembra proprio la migliore delle scelte.
Esco fuori dall'acqua, mi sdraio e già sembro un cordon bleu. lato a al sole, lato b impanato di sabbia bianca corallo che non si stacca neanche se ti fai una seduta di endermologie e peeling.
la cosa migliore, al mare, è stare sdraiate, gomiti puntati sulla sabbia (fino a che non sentite dolore vi direi di resistere), una gamba sdraiata e l'altra piegata. Da lontano vi assicuro chiunque pensa "che figa quella". Se non soffri di calvizie, ovviamente.
poi come insegna la mitica number 1, la mia amica casalinga, il trucco per essere veramente baciate dal sole sta nell'organizzarsi.
Con lei prendere il sole significava 20 minuti davanti, 20 dietro, con intervalli di 15 su ciascun lato. non erano ammesse eccezioni.
ci provo. una sofferenza terribile. soprattutto dopo i venti minuti a pancia sotto, che quando ti giri sembra che hai avuto un attacco di acne persino sul petto (la sabbia ha fatto il suo porco dovere e ti lascia come la superficie della luna, piena di piccoli segni tipo mini crateri).
e quei minuti a faccia in su sono fondamentali. il viso deve essere disteso. quindi niente espressione, niente strizzate di occhi e niente occhiali da sole. una fatica immane. io di solito mi metto nei panni di antonia, la mia amica botox-friendly. quando la vedi pensi che sia depressa. anche quando ti racconta una barzelletta ha lo sguardo serio, inespressivo, di chi dalla vita ha avuto ben poco. invece è il botox. che sciocche, perchè non pensarci prima.
altro bagnetto, raccolta di conchiglie (tutte) ultimo tuffo a bomba (quello dettato dall'impulso che subito dopo averlo fatto ti vergogni come un cane) e poi te ne torni a casa. a scaricare le 300 foto che hai fatto all'acqua (e che tra 2 anni ti chiederai perchè scattarne 20 dello stesso identico pezzetto di sabbia su cui si infrange l'onda, delicatamente).
doccetta, e subito presa di posizione davanti allo specchio. che segni pazzeschi avrò? sono a chiazze rosse. con segni di dita bianchi sul retro braccia e sulla schiena altezza scapole. in faccia ho la più tipica delle ragnatele. si chiamamo rughe di espressione. cazzarola.
eppure ci ho messo tutto l'impegno.
ma basta girare per casa sorridendo tantissimo e le righe bianche non si vedono. è fantastico.
adesso mi mangio qualcosa di tropicale e mi sdraio sotto una delle pale appese al soffitto, e aspetto domani per il programma "perchè io conto". come quelle modelle dell'oreal.

lunedì 1 novembre 2010

Il caribe: istruzioni di viaggio

Un giorno mi hanno invitato ai caraibi.
E io ci sono andata.
Solo che un viaggio per il caribe (come dice una di torino che conosco e che solo a ripensarci mi fa venire le coliche renali) non è come andare a frosinone col torpedone.
Per niente. Comporta tutta una serie di adempimenti, neanche a riderci sopra.
Innanzitutto devi trovare il modo per spendere meno possibile per il viaggio.
Quindi inizi a ravanare sul web, mentre chiedi indicazioni alla tua amica che ha una cugina con il tur operator. Non è facile. Volafacile volare web edreams expedia e poi anche OPODO. Che quando mi hanno detto “vai su opodo” mi è venuto spontaneo… “ma vacce tu” con gesto delle corna contestuale.
Alla fine ho trovato un volo fantastico, diretto, per le americhe. Prima nella patria del cisburgher, una notte lì, e poi il viaggio continua dopo una piacevole cena e dormita in un alberghetto a mezza stella in centro.
Quindi compro con la carta di credito. Che mi si interrompe il collegamento internet dopo che ho inserito tutti i numeri e dato invio.
Questa è una ruga in più, ovviamente. Non sai se rifare tutto, oppure chiamare il signor Opodo, o andare dai carabinieri, o mangiarti un bignè e attendere che ti arriva la mail di conferma.
Alla fine ho optato per rifare tutto da capo.
Poi mi hanno detto che per andare negli steits bisogna fare il visto elettronico. “Stai a vedere come non parto” ho pensato.
E ariapri internet, cerca il sito, inserisci tutti i dati, prometti che non sei terrorista e che non hai con te bombe h o non intendi fare una piantagione di oppio, che non sei malato di mente o infanticida, che non sei schizofrenico con il mito dei kamikaze e che non sei un agente segreto in missione segreta, e poi devi mettere di nuovo i numeri della carta perché per promettere che non commetti alcuna forma di atto impuro ti chiedono pure 14 dollari.
Inutile dire che allo schiaccio dell’invio, dopo i numeri della carta, mi si è scollegato di nuovo il pc. Ma tanto dopo aver cacciato 1000 e rotti euro ripetutamente (ricordate, non so ancora se me l’hanno caricato 2 volte) che vuoi che sia una differenza di altri 14 euro?
Quindi poi l’america mi dice che in teoria va tutto bene e che posso anche pensare di andare, quindi mi sembra che sia tutto a posto.
Tutto molto bello. Tradotto ho speso un sacco di soldi e ho ammesso a me stessa e agli americani che non sono una terrorista e che non mi hanno mai condannato per genocidio.
Mi sento già un po’ più figa.
Allora a quel punto preparo la valigia. Parto con l’idea di un trolley da imbarcare a mano.
Mi sembra la soluzione più appropriata, tanto come diceva la torinese del cazzo “nel caribe bastano due costumi e un pareo”. E ha ragione. Anche se lei girava con i tubini neri e i tacchi a tulum.
Intanto sono avvantaggiata perché io non faccio il cambio degli armadi (ndr. Virus e battaglie…), mi vesto a cipolla partendo dal babydoll al moon boot.
E che non lo porto? Il vestitino tanto occupa poco posto. Ah, i parei, e i pantaloni leggeri, un maglioncino, meglio due, un paio di jeans, e le scarpe da ginnastica, e la maschera (le pinne semmai le affitto…) poi mi prendo il kway, e due ponchetti, poi la gonna jeans, e i pantaloncini, e almeno 6 magliette, facciamo 12, e i prendisole, e tre camice da notte che se sudo poi è un casino. La piastra non serve ma il fon sì, poi la crema solare, ma quella non la posso imbarcare…
Dopo circa due ore di leva e metti chiudo la valigia. Una samsonite enorme da imbarcare sperando che non mi facciano pagare il sovraprezzo.
Vabbè ora che mi sono preparata con passaporto (cercato per circa 4 ore con intermezzo di pianto da nervosismo e tazzina spaccata dalla rabbia per il disordine) mi preparo il look da viaggio.
Scarpe culo a pizzo, fuseaux (leggings o come cazzo li chiamate voi che siete in fashion) reggiseno da palestra (il ferretto nei viaggi secondo me è sconsigliabile. Se dormi a conchiglia ripiegata ti si segano le costole). Poi magliettina e maglione largo. Poncho in borsa e sciarpa. Che quando mi sono presentata all’aeroporto sembravo una vecchia che chiede i soldi per i cento giorni a fine liceo. Una poraccia.
La borsa a mano pesa circa 25 chili.
E tra riffe e raffe sono già le tre di notte e l’aereo è a mezzogiorno. Quindi sveglia alle 7. Dormo 4 ore con un occhio chiuso e uno aperto (non si sa mai, se la sveglia non dovesse suonare sono dolori), e di solito metto doppio cuscino così sto scomoda e all’alba mi sveglio. Consiglio: se dovete partire e avete paura di non svegliarvi c’è un rimedio infallibile. Bevete 3 litri d’acqua prima di andare a dormire. Plin Plin vi farà passare una notte a sonno intermittente. Tra uno sciacquone e l’altro.
Poi ti chiama quello del taxi, 10 minuti prima di venirti a prendere. Io di solito prima di rispondere faccio le prove: “pronto pronto pronto pronto”. “prontoo??” con la voce sveglia, fresca come una rosa.
Scendo trafelata col valigione vestita da liceale anziana. Ho un sonno bestia.
Il passaporto lo controllo ogni 7 minuti.
In taxi il tassista vuole chiacchierare. Io dormo con la bolla di moccio al naso. Tanto poi quando arriviamo mi deve svegliare per forza.
Il volo è americano. Terminal 5. Per chi ha letto dante alighieri è tutto più facile. E’ un vero e proprio girone dantesco. Entro e già mi prende male. E’ una sorta di capannone protetto da veri maschi latini con tanto di giubbotto antiproiettile e mitra.
Ovvio che ripenso subito al visto elettronico e sentendomi pulita sorrido entrando.
Dopo circa 1 ora di fila sono infastidita dalle culone americane felici di tornare a casa.
E stiamo solo a che ti controllano il biglietto e ti prendono il valigione.
Poi c’è il metal detector.
Mi levo tutto e levo tutto dalla valigia. Passo e mi perquisiscono. Mi fa schifissimo stare a piedi nudi ma che devo fare, le regole sono regole. E comunque mi suona sempre. Così arriva una che mi tasta in modo superficialissimo. E certo, perché se devo far esplodere l’aereo mi metto le armi e le bombe sui polpacci braccia e busto. Mica dentro al reggiseno e tra le chiappe.
Comunque mentre mi rivesto trafelatissima mi accorgo che c’è un’altra simpatica fila, quella che controlla il passaporto. Ma cazzarola prima che l’ho sfoderato a fare?
Tutti sti controlli mi destabilizzano, guarda se con tutto sto tran tran non me lo perdo, il documento.
Dopo circa 3 ore totali passate nel bunker entro nella parte figa dell’aeroporto. Presso i gates ci sono i negozi. E io adoro le profumerie. Quindi solitamente quando mi fanno aspettare troppo il risultato è devastante. Eppure ogni volta mi riprometto di non fare gli stessi errori.
Inizio col profumo di hermes che non mi posso permettere, poi c’è quello appena uscito che poi scopro fa cagare, e poi quello che ho usato…e piano piano mi tiro su le maniche perché devo trovare spazietti da spruzzare… poi passo alla cosmesi… c’è scianel e scisseido e cristian diò. Mi provo il fard, e il rossetto rosso ciliegia, e il fondotinta ombretto e rimmel viola…
Entro in aereo che puzzo e sembro un mignottone di bassissima leva.
E in più mi viene da vomitare che neanche in mare mosso.
Però non ci dimentichiamo che sto andando al caribe. Quindi emozionata mi siedo. Ho speso già metà del budget per la vacanza al diutifrì: elle, marie claire, il cuscino a forma di ferro di cavallo con pelo, le chipsters e l’acqua, la settimana enigmistica, i pennarelli (non ho saputo resistere), due cd che mi mancavano, le batterie ricaricabili (erano in offerta) e circa 6 pacchetti tra gomme e caramelle.
Mi siedo felice nella poltroncina. Ho chiesto il finestrino. E non me l’hanno dato. Poi arriva la mia vicina. Te pareva. 145 chili solo de panza. Mi chiedo “e mo come te incastri bella mia?” mica vorrà sbordare col braccione sul mio bracciolo? E invece la cicciona si mette in posizione fetale con braccia al petto tipo morta. Meglio così. Ma che mi frega, io ho lo schermino tutto mio. La mia borsa da 30 kg (nel frattempo con gli acquisti in diutifrì m’è cresciuta) in fondo al poncho e il maglione e la sciarpa e due libri c’è il portafoglio. Scopro che le cuffiette sono a pagamento. Un vero dramma. Come cacchio lo prendo ora, il portafoglio? Sono incastrata tra il pachiderma e me stessa…
Alla fine sudata prendo tutto. E scopro che la mia cuffietta si sente solo da un orecchio. Già ho problemi a indossarle, sono quelle esterne con la gommapiuma. Ho le orecchie che dumbo mi fa una pippa e quindi non c’è accenno ad un accostamento al padiglione. Mi sento una cogliona deforme. Quindi mi metto la sciarpa legata stile “il cacciatore” e già va meglio.
Poi passo le prime 2 ore a capire come funziona il telecomando.
Inizia il film e mi servono il prelibato pranzetto. Una melma di colori indefiniti e mi chiedono pollo o lasagna? Famo pollo, è più neutro. Non ho il coraggio di aprire la vaschetta. Mi faccio il più classico del pane e burro. Col sale.
Poi svengo.
Dormo altre 2 ore. A questo punto mi mancano solo altre 6 ore. Poi scopro che il volo diretto era una bufala. Fanno scalo. Credo tecnico ma non è così. Scendo e faccio la fila all’immigration. Mi prendono dati, impronte digitali, foto. Ovvio sorrido e gli chiedo come sono venuta. Il tipo non accenna al sorriso.
Sarà la cera, sono bianca cadaverica.
Ma senza entrare nei dettagli del viaggio la cosa bella, quella in assoluto più bella, è l’effetto pressurizzazione dell’aereo.
Salgo normale, scendo Sora Lella. Due gambe ENORMI. Le caviglie sono come le cosce.
Il ginocchio si piega a stento. I piedi sono come Misery non deve morire.
Dopo che lei gli spacca i piedi col martello.
Cammino come la mia vicina di posto. Mi sento appesantita, e poi ho pure i leggings. Quindi da brava paranoica mi sento l’occhio giudicante addosso. Tutti mi guardano le caviglie. Anzi, le ex caviglie.
Arrivo in albergo stravolta ma non mi arrendo. Con il fidanzato che al contrario di me è bello come il sole e soprattutto ha ancora le caviglie, decidiamo di andare a cena fuori.
Mangiamo di merda con un sonno che ci si porta in gloria. Paghiamo solo 200 dollari. Io piango in bagno.
La mattina mi rendo conto che ancora non ho fatto numero 2, e quindi ci fumiamo una bella sigaretta.
Solo dopo poche ore scopriamo che abbiamo pagato la stanza 100 dollari e ce ne hanno addebitati 300. Chiamo e sono pronta a litigare. Quelli mi dicono “you broke our smoking policy”. Boh che cazzo ne so che vuol dire. Ahhh abbiamo fumato in stanza… non si poteva?
A saperlo me ne andavo al cinque stelle, brutti americani di pupù bacchettoni coi presidenti puttanieri venite a rompere le palle a noi…
Vabbè.
Però ora al caribe.
Un mare che in confronto la piscina del cavalieri hilton è melmosa.
E’ talmente trasparente che per fare plin plin sono arrivata praticamente al reef. Avevo paura che si vedesse e volevo fare quella chic che pipì non la fa in acqua.
Nel caribe poi scopri cose incredibili, perché la natura vince su tutto. Tiraggio compreso.
Mentre scrivo vedo la mia sagoma che riflette sullo schermo del pc.
A battere i tasti potrebbero essere in gruppo i Jackson Five.
Sono una faccia immersa nello zucchero filato (che sarebbero i capelli o quello che ne è rimasto dopo il trattamento).
Adesso però devo interrompere, perché ho il fuso che mi domina, e poi la vacanza è finalmente iniziata. Devo andare a mettermi la crema protettiva. Per fare la figa mi hanno consigliato di disegnare cuori e stelle con la cinquanta e il resto del corpo mettere la sei.
Domani vi dico come viene fuori.